L’Europarlamento riunito in sessione plenaria a Strasburgo ha approvato la riforma della Politica agricola comune, un passo che prelude all’inizio delle negoziazioni finali tra le tre istituzioni comunitarie, in vista di un accordo, possibilmente, entro giugno.
Al vaglio del Parlamento, le quattro risoluzioni riguardanti rispettivamente i pagamenti diretti, lo sviluppo rurale, l’Organizzazione comune dei mercati (Ocm) unica e infine finanziamento, gestione e monitoraggio della Pac.

La convergenza, come riequilibrare la distribuzione dei fondi tra i diversi Paesi membri

Per l’Europarlamento, le differenze nei livelli di finanziamento degli agricoltori provenienti da diversi Stati membri dovrebbero essere riequilibrate un po' più velocemente rispetto a quanto proposto dalla Commissione europea.
Nessun beneficiario, infatti, dovrebbe ricevere meno del 65% della media comunitaria.
Un provvedimento pensato in particolar modo per restringere quella forbice che separa i sussidi ricevuti dai produttori nei “vecchi” Stati membri dell’Unione europea e chi vive nei Paese di più recente entrata.


Parola chiave, trasparenza

Due i provvedimenti che, nelle intenzioni dell’Euroassemblea, vanno in direzione di una maggiore trasparenza: da una parte, l’inserimento in una lista di attività svolte su terreni con scopi non agricoli, ma che hanno beneficiato di sussidi per decenni: ad esempio gli aeroporti e le società sportive (ma gli Stati membri sono liberi di estendere la lista).
Sempre nel nome della trasparenza, è anche la presa di posizione a favore della pubblicazione dei nomi dei beneficiari di fondi Pac, pur con degli accorgimenti per la tutela della privacy.


Le categorie più deboli: i giovani e i piccoli agricoltori

Il concetto è semplice: più soldi alle attività di piccole dimensioni e gestite da giovani, meno soldi alle grandi aziende. Ecco perché il Parlamento ha appoggiato la proposta della Commissione europea di fissare come tetto massimo un sussidio di 300mila euro per singola attività (con riduzioni già a partire da 150mila euro).
I giovani agricoltori, invece, saranno ricompensati con un sostegno aggiuntivo pari al 25%, per produzioni fino a 100 ettari.


Una Pac più o meno verde?

Il nodo più delicato della posizione parlamentare sulla riforma è certamente la questione del greening, ovvero come far sì che la politica agricola diventi più sostenibile dal punto di vista ambientale.
Pur appoggiando il principio generale proposto dalla Commissione - che il 30% degli aiuti diretti siano condizionati all’adozione di pratiche ecocompatibili -, Strasburgo ha allentato i criteri di greening, chiedendo più flessibilità e gradualità. Una mossa che molti, in primis il gruppo dei Verdi e le associazioni ambientaliste, hanno tacciato come un annacquamento delle ambizioni ambientali, mentre l’Euroassemblea difende la propria scelta nel nome della sicurezza ambientale, spiegando che il rispetto rigoroso di quelle regole avrebbe portato alla riduzione della produzione agricola.


Quote latte, zucchero e diritti di impianto

Tra gli altri punti, la fine delle quote latte nel 2015 (ma con aiuti per 3 mesi per chi riduce volontariamente la produzione) e, al contrario, la bocciatura di una simile fine delle quote per lo zucchero nello stesso anno (la liberalizzazione subentrerà, invece, nel 2020). Prolungati fino al 2030 anche i diritti d’impianto per i vigneti.


Bocciato il budget

Con 506 voti contrari, 161 a favore e 23 astensioni, il Parlamento europeo ha bocciato la proposta del Consiglio europeo sul bilancio 2014-2020 dell’Unione europea. L'accordo dell'8 febbraio scorso prevedeva un bilancio da 960 miliardi di euro.
L'Europarlamento si appella a una proposta di budget  "più lungimirante e trasparente", ma anche più flessibile, con possibilità di revisione nel corso dell'esercizio e il ricorso a risorse proprie. 
Per la verità, non si tratta di una bocciatura in toto, ma di una richiesta di aprire un negoziato serio, per vagliare richieste come quella di più flessibilità tra le voci di spesa e tra gli anni di programmazione finanziaria, e quella di rifare il punto della situazione tra qualche anno, sperando che, in presenza di condizioni economiche più favorevoli, si possa aggiustare il tiro sui finanziamenti europei.


Le reazioni

Paolo De Castro, presidente della Commissione Agricoltura presso del Pe, ha sottolineato gli aspetti più importanti del voto: l’equilibrio tra sicurezza alimentare e miglioramento della protezione ambientale, la riduzione del carico burocratico a favore dei produttori, lo sforzo di rendere la politica comune più equa per gli agricoltori.
Si è rallegrato del voto, nel complesso, Dacian Ciolos, Commissario all’Agricoltura, sottolineando che la posizione del Parlamento sembra essere più vicina a quella della Commissione rispetto a quella del Consiglio.
Insomma, le due istituzioni potrebbero essere alleate su diversi punti “contro” le capitali nel corso dei triloghi, le discussioni a tre che a questo punto dovrebbero iniziare l’11 aprile.


Malore del vice presidente Papastamkos

Il voto è stato anche segnato da uno spiacevole incidente: dopo oltre due ore di seduta, il vicepresidente - il greco Georgios Papastamkos - ha accusato un malore, che lo ha costretto a interrompere la sessione di voto.
Svenuto dopo aver fatto pochi passi, è stato soccorso tempestivamente da alcuni colleghi europarlamentari medici, meno rapidamente invece dai soccorsi sanitari, secondo la versione di diversi deputati. 
A seguito dell'accaduto, il presidente dell'Europarlamento, Martin Schulz, ha riferito che Papastamkos si trova in ospedale in gravi condizioni. La vicenda ha anche sollevato diverse riflessioni sulle procedure del voto, che continuava da ore senza sosta: proprio poco prima che Papastamkos si sentisse male, verso le 14.30, il capo dei Liberali, Guy Verhofstadt, aveva chiesto, invano, di interrompere il voto per permettere ai colleghi di mangiare e rimandare la continuazione al giorno successivo.