I principali gruppi politici del Parlamento europeo hanno confermato la loro opposizione al testo di compromesso sul bilancio europeo siglato dai 27 capi di Stato e di governo a inizio mese.
Si apre così con tutta probabilità una lunga stagione di negoziato tra le due istituzioni per trovare un’intesa sulle risorse comunitarie per i prossimi sette anni.


Il Parlamento europeo ribadisce l’opposizione al bilancio secondo i Ventisette

Lo avevano dichiarato a caldo, subito dopo la fine del Vertice, e lo hanno ribadito nel corso di un dibattito, lunedì 18 febbraio, con i presidenti di Commissione e Consiglio Ue, José Barroso e Herman Van Rompuy: gli eurodeputati (per lo meno, la stragrande maggioranza di essi) diranno “no” al budget così come è emerso dalle discussioni tra i 27 Paesi membri.
Sono compatte le quattro principali famiglie politiche che compongono l’aula di Strasburgo: Popolari (pur essendo dello stesso colore della maggior parte dei leader che hanno siglato quell’accordo), Socialisti, Liberali e Verdi.
E, visto che sul tema i parlamenti europei potranno esprimersi tramite il voto segreto, c’è da credere che non stiano bluffando, visto che con quel meccanismo non si troverebbero a subire pressioni dai leader politici di casa propria, da cui dipende la loro poltrona a Strasburgo.
D’altra parte, e l’ha confermato il presidente della Commissione Agricoltura al Parlamento europeo (Comagri), Paolo De Castro, la bocciatura non significa costringere l’Europa a procedere all’approvazione di bilanci di anno in anno: vuol dire invece coinvolgere il Consiglio europeo in una negoziazione con l’Europarlamento.
Insomma, le capitali dovranno scendere a compromessi se vogliono che Strasburgo dia l’ok al bilancio – indispensabile, tra l’altro, visto che su questo dossier l’aula plenaria ha diritto di veto. 


Le critiche e le “linee rosse” delle formazioni politiche europee

“Di europeo, il Summit, aveva solo il nome” ha accusato il leader dei popolari europei, Joseph Daul, con riferimento agli interessi nazionali che hanno prevalso sulle ambizioni comunitarie. “Questo bilancio fa morire di fame l’Europa”, gli ha fatto eco Hannes Swoboda, capo dei socialisti, che ne ha criticato le cifre e soprattutto la filosofia.
Sono tre gli aspetti in base ai quali i gruppi sembrano condizionare il proprio appoggio: innanzitutto, la possibilità di utilizzare le risorse con maggiore flessibilità, ovvero potendo spostare fondi inutilizzati da una voce di spesa all’altra, e anche da un anno all’altro, sempre all’interno del periodo settennale.
Poi, una clausola di revisione, che impegni i leader a sedersi nuovamente al tavolo tra qualche anno e rivedere questo budget di austerità, a maggior ragione, come si spera, in presenza di maggiore crescita economica e prosperità
“L'unica soluzione – si è spinto persino oltre il capogruppo dei liberali, Guy Verhofstadt è rinegoziare l’accordo e introdurre sia una clausola di revisione sia un’indicazione che dopo le elezioni europee del 2014 si deve rivotare''.
D’accordo, in rappresentanza dei Verdi, Isabelle Durant: meglio rimandare a quell’anno l'intesa con il Parlamento, e lavorarci su dopo lo scrutinio europeo.
C’è poi un’ultima condizione sui cui insiste l’istituzione che rappresenta i cittadini europei: che gli Stati membri si impegnino a riflettere, più nel lungo termine, alle cosiddette “risorse proprie”, ovvero la possibilità che l’Europa possa finanziarsi in maniera diretta (per esempio con parte della tassa sulle transazioni finanziarie o sulle emissioni di CO2) e non, come avviene ora, tramite l’esborso di circa l’1% della ricchezza di ogni Paese membro: una regola che, toccando interessi nazionali, fa sempre emergere tensioni e problematiche, come si è visto anche in questo caso.


L’appello del Presidente permanente Herman Van Rompuy

Di fronte all’opposizione della Camera europea, Herman Van Rompuy, che è stato il vero mediatore del compromesso tra i capi di Stato e di governo, si è appellato con ancora più convinzione: “Pensateci due volte, e anche di più, prima di bocciarlo – ha detto il presidente stabile – perché l’esercizio provvisorio (l’approvazione di bilanci annuali, ndr) nuocerebbe ai grandi progetti che hanno bisogno di prospettive di ampio respiro”.

Di fatto, alle regioni più povere, ai ricercatori, ai giovani e alle imprese, ovvero proprio a tutte quelle realtà che più necessitano di fondi europei.