Nulla di fatto sulle prospettive finanziarie dell’Unione europea tra il 2014 e il 2020: il Summit che ha avuto luogo il 22 e 23 novembre a Bruxelles per discutere esclusivamente del dossier bilancio si è concluso prendendo nota delle divergenze troppo profonde tra gli Stati membri.

Toccherà ora al Presidente stabile dell’Ue, Herman Van Rompuy, cercare di avvicinare le posizioni: si prospetta un negoziato continuo fino a un nuovo incontro tra i Ventisette, probabilmente a inizio febbraio. Nella nuova bozza di compromesso, da cui si parte per le trattative future, ritornano alla voce agricoltura oltre 7 miliardi di euro: un progresso rispetto alla prima bozza “Van Rompuy”, ma un peggioramento di oltre 17 miliardi rispetto alla proposta originale della Commissione europea.

Cosa prevede per l’agricoltura la bozza di compromesso

L’agricoltura, insieme alle politiche regionali, era la voce del bilancio maggiormente penalizzata dalla prima bozza “Van Rompuy”, quella che i capi di stato e di governo si sono visti presentare al loro arrivo a Bruxelles per il Summit straordinario.
Dopo aver ascoltato le richieste e i paletti di tutte le capitali, il presidente permanente ha proposto una seconda bozza di compromesso: rispetto al bilancio proposto dalla Commissione europea (1.033 miliardi di euro, che arrivano a circa 1.090 considerando i fondi “fuori budget”) è rimasto invariato, anche in questa seconda bozza, un taglio di circa 75-80 miliardi di euro.
Tuttavia, le riduzioni sono state ridistribuite all’interno delle diverse voci del budget.

Ecco che alla Politica agricola comune (Pac), a cui nel precedente testo toccava una pesantissima sforbiciata da 25 miliardi, sono stati nuovamente aggiunti 7,7 miliardi di euro da destinare al primo pilastro della Pac, ovvero i pagamenti diretti.
Il nuovo testo, inoltre, include dei “bonus”, esclusivamente per alcuni Paesi membri, per il secondo pilastro, ovvero i Programmi di sviluppo rurale.
Così, all’Italia è stato assegnato 1 miliardo di risorse aggiuntive, all’Austria 700 milioni, alla Finlandia 500, alla Slovenia 150 e al Lussemburgo 20, per un totale di 2,370 miliardi di euro, che non influiscono però sulla dotazione totale per questa voce di spesa, stabile a 83,66 miliardi di euro.

Le indicazioni sulla riforma Pac

Il testo sul bilancio comprende inoltre alcune importanti indicazioni sulla riforma della Pac che, com’è ovvio, dipende strettamente dall’esito del negoziato sulle cifre da destinarle. Nel documento, la previsione di un tetto per i pagamenti diretti è facoltativa: una circostanza che ha sollevato numerosi dubbi circa la logica del prevedere, da una parte, sostanziosi tagli, ma di abbandonare, dall’altra, la proposta della Commissione europea di non permettere più, nel futuro, aiuti superiori ai 300 mila euro per le aziende agricole.
Inoltre, nella versione del Consiglio si prevede la possibilità, per ogni Stato membro, di spostare fino a un massimo del 15% delle risorse dal primo pilastro ai progetti di sviluppo rurale, senza obbligo di co-finanziarli, come avviene invece di norma.
Infine, le capitali avrebbero anche maggiore flessibilità quanto al greening (ovvero le pratiche eco-compatibili), anche se su questo punto non vengono forniti maggiori dettagli.

Catania favorevole a norme-ponte

"È ragionevole pensare che non sarà possibile evitare un regime transitorio per il primo e il secondo pilastro - ha detto il ministro Mario Catania -. Siamo ormai fuori tempo massimo per partire nel 2014 con la nuova riforma, anche se un accordo sul bilancio 2014-2020 sarà raggiunto il prossimo febbraio. Per questo, ho suggerito alla Commissione di cominciare a lavorare a norme-ponte''.
Catania è intervenuto anche sulla questione greening. "Dobbiamo pensare a un sistema flessibile e semplice per gli Stati membri. Credo che sia necessario discutere della percentuale del 7 per cento relativa alla 'ecological focus area': si tratta di una soglia troppo elevata, ritengo che si debba arrivare a un accordo su un livello piu' ragionevole".
"In merito alla diversificazione - ha proseguito - bisognerebbe riflettere sulla possibilità di un'applicazione della misura a seconda della grandezza dell'azienda. Sono d'accordo sull'obbligo di 3 colture per le grandi aziende, quelle sopra i 50 ettari, mentre per quelle di medie dimensioni è opportuno mantenere l'obbligo di 2 colture. Per le piccole aziende, invece, è giusto stabilire l'esclusione dall'obbligo della diversificazione, così come è giusto non imporre il vincolo ai pascoli permanenti e le colture arboree, che hanno già un forte valore ambientale e non dovrebbero essere comprese nel greening".

Altrettanto intransigente Parigi, la maggiore beneficiaria dei fondi agricoli. Il ministro dell’Agricoltura francese, Stéphane Le Foll, ha definito “insufficiente” l’aggiunta di 7,7 miliardi nel calderone della Pac, insistendo presso il mediatore Van Rompuy per un’aggiunta pari ad almeno 10 miliardi di euro.
“Dobbiamo andare avanti – ha dichiarato Le Foll non a suon di ultimatum, ma nella ricerca di un compromesso”.
La Commissione europea, dal canto suo, ha ribadito l’importanza di concludere il negoziato sul bilancio il prima possibile, di modo da poter proseguire le discussioni sulla Pac, in stand-by proprio per l’incertezza legata alla dotazione finanziaria.
“L’assenza di chiarezza – ha spiegato Roger Waite, portavoce del Commissario responsabile all’Agricoltura, Dacian Ciolos – pesa enormemente sul settore e sui benefici che l’agricoltura apporta in termini di crescita, di occupazione e di fornitura di beni essenziali”.