Alla vigilia del Vertice in cui i capi di stato e di governo tenteranno di tirare le somme sul bilancio pluriennale europeo, gli Stati membri si sono posizionati rispetto alla bozza del presidente stabile Hermann Van Rompuy, che prevede tagli per circa 75 miliardi di euro rispetto alla proposta della Commissione europea, 25 dei quali riservati alla Politica agricola comune (Pac).

Chi vuole i tagli...

Un tentativo, quello del presidente del Consiglio Ue, di andare incontro a Paesi contributori netti del budget – Gran Bretagna, Germania, Svezia, Olanda, Danimarca, Finlandia – che hanno applaudito i tagli come “un passo nella giusta direzione”, ma continuano a chiedere ulteriori riduzioni per raggiungere un’intesa.
Almeno queste eventuali discussioni non riguarderebbero più la Pac, perché i bacini dove attingere ulteriori denari da risparmiare sono stati individuati piuttosto nella politica di coesione (ovvero i finanziamenti per le regioni più in difficoltà) e nell’amministrazione (ovvero i soldi spesi da Bruxelles per far funzionare la macchina burocratica).

..e chi no

Uno zoccolo duro di Paesi, però, difende la Pac dalle riduzioni considerate inaccettabili: Italia, Francia e Spagna in prima linea (per Madrid, addirittura, la “linea rossa” invalicabile è la stessa proposta dell’esecutivo di Bruxelles), insieme a Belgio, Irlanda, Bulgaria, Romania, Portogallo, Austria, Estonia.

"Ci deve essere una giusta tutela per gli agricoltori, il sistema agricolo italiano deve avere una quota di sostegno proporzionata alla sua entità - ha detto questa mattina Catania a margine del premio Vincenzo Dona, in partenza per Bruxelles per accompagnare il premier Monti ai negoziati sulla prospettiva finanziaria dell'Ue -. Sarà un negoziato durissimo non solo sull'agricoltura, ma su tutto".
"O avremo un buono accordo che tuteli anche l'Italia o non ci sarà accordo", ha tagliato corto il ministro. 

Già in precedenza l'Italia aveva annunciato che avrebbe posto il veto in caso di bilancio "non equo e gravoso per il Paese e per i cittadini", come ha spiegato il ministro per gli Affari europei Enzo Moavero Milanesi, che ha precisato qual è la bussola per valutare l’accordo: un'assegnazione al nostro Paese di fondi per la Pac e per la coesione ''in linea con quel che noi crediamo giusto debba essere e che non rappresenti una cesura eccessiva con il passato''.
Ma non si tratta solo di numeri: "Per noi il problema non è solo l'ammontare dei tagli, ma anche il fatto che sono concentrati su due versanti che rappresentano, insieme, il 70% dei fondi Ue per l'Italia".

Anche la Francia, che pur si era affiancata alla Germania chiedendo una riduzione del totale delle spese previste, non accetta che questa sia operata proprio a scapito della Politica agricola, pertanto il premier Jean-Mar Ayrault ha rifiutato la bozza di compromesso.
Così come il premier rumeno, Victor Ponta, ha dichiarato che il presidente Traian Basescu, che rappresenterà il Paese al Vertice, metterebbe il veto all’accordo per come si delinea in questo momento.
Una posizione che viene definita “non negoziabile”, in quanto i tagli alla Pac (ma anche quelli alle politiche di coesione) sono “inaccettabili”.

Anche l’Austria ha di fatto minacciato il veto nel caso le spese agricole non vengano mantenute.
Oltre a questi Paesi più coinvolti nella difesa del bilancio Pac, anche Finlandia e Slovacchia hanno espresso rammarico per il taglio delle risorse nel settore e in particolar modo per l’annacquamento dei progetti di sviluppo rurale.

Le cifre

Ma in termini quantitativi, di cosa si sta parlando esattamente? Premesso che i numeri possono cambiare in ogni momento nel corso del negoziato, e che al Summit che inizierà questa sera alle 20 probabilmente verrà messa sul tavolo una bozza aggiornata di compromesso, ecco le cifre valide nel momento del kick off e su cui si basano le reazioni sopra esposte.

La riduzione riguardante il bilancio agricolo si aggira, come detto, intorno ai 25 miliardi di euro in meno rispetto alla proposta della Commissione europea, che a sua volta già tagliava il budget Pac del 12%, in confronto al precedente periodo finanziario 2007-2013.
Per i pagamenti diretti, il taglio è meno drastico: 4,7% in meno. Per lo sviluppo rurale, invece, la sforbiciata è di un ulteriore 9%, rispetto al 10% già tagliato dall’esecutivo di Bruxelles.
Di questi 25 miliardi, 13,2 vengono meno al primo pilastro (pagamenti diretti agli agricoltori), 8,3 al secondo (programmi di sviluppo rurale), mentre i restanti tagli vengono effettuati in voci del bilancio indirettamente collegati al settore, ad esempio i 700 milioni tolti alla riserva per le crisi di mercato, che scende così a una capacità finanziaria di 2,8 miliardi.

Quasi dimezzato (lasciato a 1,8 miliardi di euro, ovvero 1,2 miliardi in meno del previsto) anche il fondo d’aggiustamento per la globalizzazione, strumento pensato principalmente per compensare gli agricoltori dalle potenziali conseguenze negative di accordi commerciali.

La partita, comunque, è ancora tutta da giocare, e il Parlamento europeo, che decide al pari del Consiglio UE sulle questioni finanziarie, si è detto scettico su un accordo sulla base di questi numeri.