Più che uno slogan, una soluzione per riportare l'Italia sulla strada dello sviluppo. 'Far crescere l'agricoltura per far crescere l'Italia', il titolo scelto per la sesta Conferenza economica della Cia, contiene davvero il senso e le finalità della 'due giorni' di lavori della Confederazione italiana agricoltori che si è chiusa il 29 giugno scorso a Lecce.

Al centro della prima giornata la Pac post 2013 e il confronto ancora aperto per costruire una riforma che risponda davvero in modo efficace alle esigenze degli imprenditori: "Chiediamo più equilibrio nella distribuzione delle risorse fra gli Stati membri - ha dichiarato il presidente della Cia, Giuseppe Politi -. Il criterio non può essere solo la superfici. Chiediamo che la proposta di Bruxelles per la ripartizione delle risorse tenga conto delle specificità e del valore delle produzioni, ma anche della disparità del costo della vita nei diversi Stati".

L'appello di Politi ha trovato appoggio e supporto nelle parole del ministro delle Politiche agricole Mario Catania e del presidente della Comagri del Parlamento europeo Paolo De Castro, ospiti della sesta Conferenza economica, ma soprattutto del Commissario Ue all'Agricoltura Dacian Ciolos, che si è detto "pronto al dialogo con Parlamento e Consiglio per una Pac equa". Perché non ci sarà riforma se l'Italia non sarà a bordo.

Nella regione degli ulivi non poteva mancare uno spazio dedicato all'olio extravergine d'oliva, con la presentazione dell'accordo tra Cia, Cno, Legacoop e Coop Italia per realizzare 'Assieme'. Un olio 100% italiano dal campo alla tavola, che garantirà non soltanto la completa tracciabilità del prodotto per il consumatore, ma anche l'equa ripartizione del valore aggiunto e della redditività tra tutti i soggetti della filiera.

Nella seconda giornata della Conferenza economica della Cia, invece, il dibattito si è spostato sulle nuove opportunità per gli agricoltori: la vendita diretta con 'La spesa in campagna' e le agroenergie con numeri e potenziale di biomasse e biogas. "Per superare l'attuale fase di crisi - ha sottolineato Politi - l'agricoltura deve rafforzare la multifunzionalità, diversificando le produzioni e moltiplicando le occasioni di reddito e di occupazione. E in questo senso la filiera corta e la produzione di energia verde dalle campagne sono due elementi portanti".

"Insomma, nonostante le difficoltà, l'agricoltura resta uno dei comparti più vitali dell'economia dentro e fuori i confini nazionali. Un settore prioritario - ha affermato Politi nelle conclusioni della Conferenza - perché produce beni irrinunciabili, indispensabile per la sicurezza alimentare globale, un settore ricco di potenzialità che vanno sostenute e valorizzate. Abbiamo bisogno di politiche mirate che riportino l'agricoltura al centro dell'agenda del Paese".

 

Solidarietà agli agricoltori emiliani

Non solo economia, a Lecce c'è spazio anche per la solidarietà. La Cia, in collaborazione con la Coop, ha infatti messo in vendita in piazza Sant'Oronzo il Parmigiano Reggiano 'terremotato', per devolvere il ricavato alle aziende agricole emiliane colpite dal sisma.

Dopo i 'camper verdi' che la Confederazione ha inviato sul campo per offrire un servizio di accoglienza e di supporto tecnico alle imprese in difficoltà, a Lecce la Cia invita i cittadini a contribuire a rimettere in piedi la filiera del Parmigiano Reggiano: uno dei prodotti simbolo della regione che sta pagando un conto salatissimo, superiore ai 150 milioni di euro, tra le più di 600 mila forme danneggiate per il crollo delle 'scalere' e il fermo produttivo dovuto all'inagibilità di più caseifici. 

 

Entro il 2012 il 45% dell'energia greeen verrà dalle campagne

Entro il 2020 bisognerà ridurre del 20 per cento le emissioni inquinanti e aumentare del 20 per cento la produzione di energia alternativa. E per quel che riguarda l'agricoltura italiana, entro quella data, il 45 per cento dell'energia 'green' verrà dalle campagne e dai boschi. Si dovrà produrre cibo ed energia in modo sostenibile, come occasione di sviluppo per le imprese agricole e per l'intera società. E' questo il messaggio lanciato dalla Cia. Biomasse e biogas rappresentano un'opportunità di reddito integrativa e puntare sulle agroenergie vorrebbe dire abbassare i costi della bolletta energetica e dei carburanti e ridurre le emissioni di anidride carbonica.
Ogni anno - ha osservato la Cia - 'perdiamo' 60 miliardi di euro per l'acquisto di petrolio e gas dai Paesi esteri. Sfruttando le agroenergie l'Italia potrebbe diminuire la sua dipendenza dalle importazioni di combustibili fossili: risparmiando fino a 20 miliardi di euro per i costi e con 240 milioni di tonnellate in meno di Co2 nell'aria nei prossimi dieci anni. Senza contare che gli effetti del pacchetto Ue clima-energia determinerebbero un taglio dei costi sanitari stimato tra i 12 e i 26 miliardi di euro. Inoltre, secondo uno studio dell'Università Bocconi, se l'Italia riuscirà a raggiungere gli obiettivi entro il 2020, si creeranno 250 mila posti di lavoro, di cui presumibilmente più di 100 mila lavoreranno nel settore delle biomasse.

Restano però ancora i problemi, come quello del sistema degli incentivi. "Prima di tutto -ha dichiarato il vicepresidente della Cia, Domenico Brugnoni- sono necessari interventi che premino l'innovazione e l'efficienza a discapito delle speculazioni". "Bisogna avere le idee chiare sui modelli aziendali che vogliamo sostenere con le tariffe incentivanti. I piccoli e medi impianti diffusi nel territorio e orientati allo sviluppo locale sono la chiave per dare agli agricoltori un ruolo centrale nella 'rivoluzione verde' che saranno protagonisti consapevoli sul fronte alimentare, energetico e ambientale". Marino Berton, presidente dell'Aiel, l'associazione italiana energie agroforestali della Cia ha aggiunto: "E' un'occasione di competitività che può dare al 'made in Italy' agricolo una marcia in più: la strategia deve essere di integrazione e non di competizione tra produzione alimentare e produzione di agroenergie".

Insomma, ha concluso Brugnoni, "Sono necessarie politiche di sviluppo per le bioenergie che siano: chiare, certe, lungimiranti, realistiche, pluriennali, locali (cioè che valorizzino le risorse del territorio), globali (cioè armonizzate con lo sviluppo delle altre fonti rinnovabili e con le politiche europee e internazionali)".
"Chiediamo - ha chiosato Berton - che si realizzi un piano energetico orientato ben oltre il 2020 e che assicuri in modo sostenibile l'energia necessaria alla crescita economica e occupazionale del Paese. Oltre a un sistema di incentivi che promuova i modelli più virtuosi, abbiamo bisogno di accesso al credito per gli investimenti nel settore agroenergetico e una semplificazione amministrativa per le autorizzazioni all'esercizio degli impianti realizzati dagli agricoltori".