Un 'piano B' per la riforma della Pac, se il ritardo di un accordo sul futuro bilancio comunitario si accumulasse tanto da impedirne il varo nei tempi previsti.
Con un occhio alle tempistiche, si fanno passi avanti sul contenuto della nuova Pac: trapelano le prime posizioni del Parlamento europeo, che saranno ufficializzate il 18 e 19 giugno.

 

La posizione del Parlamento europeo

Regole più stringenti sui pagamenti diretti ai produttori per avvicinare tutti i Paesi membri alla media europea; maggiore flessibilità sulle pratiche ecologiche che gli agricoltori devono adottare per ricevere parte degli aiuti; più ambizione sui tetti massimi dei sussidi per le grosse aziende: ecco le principali posizioni del Parlamento europeo, che è co-legislatore per la riforma, insieme al Consiglio che rappresenta i governi.

 

Distribuzione degli aiuti diretti

La Commissione europea propone di livellare i pagamenti agli agricoltori, di modo che un ettaro di terra finlandese dia diritto a un sussidio di pari entità rispetto a un ettaro di terra maltese, e così per tutti i Paesi. Attualmente le dotazioni nazionali sono molto diverse le une dalle altre, e l’obiettivo è quello di raggiungere un maggiore equilibrio a livello comunitario.
Il Parlamento europeo si spinge addirittura oltre proponendo un approccio differenziato per accorciare la distanza dalla media europea in maniera esponenziale, quanto più il Paese è lontano dalla media stessa. Una mossa che dovrebbe esser finanziata dai Paesi che si trovano sopra l’asticella (tra cui l’Italia), in maniera proporzionale alla parte di sussidio che eccede il dato medio.

Al contempo, però, l’Euroassemblea chiede più flessibilità per questa stessa operazione di livellamento, ma all’interno di ogni Stato. Se l’Esecutivo di Bruxelles indica il 2019 come anno di riferimento per raggiungere l’equilibrio tra le diverse regioni di uno stesso Paese, il Parlamento è attento a quelle aree dove una riduzione degli aiuti troppo repentina potrebbe mettere i produttori in serio pericolo: si chiede, dunque, che i pagamenti non vengano ridotti di più di un terzo tra il 2014 e il 2019.
Sempre sugli aiuti, si promuove l’introduzione di un tetto ancora più ambizioso rispetto a quello proposto dalla Commissione (300mila euro sarà il massimo che un’azienda potrà ricevere in futuro). Per il Parlamento, bisognerebbe tagliare maggiormente, già a partire da 250mila euro. Un’eccezione, però, va fatta per le cooperative, che non possono contare come un’unica entità e vedersi quindi tagliati i sussidi che vanno, invece, a una moltitudine di produttori.

Greening

Il Parlamento europeo sostiene l’introduzione del cosiddetto greening, ovvero le pratiche eco-compatibili da adottare per ricevere parte del sostegno al reddito. Ma con le dovute eccezioni: innanzitutto, i pascoli permanenti, così come uliveti, vigneti e frutteti dovrebbero avere diritto ai 'pagamenti verdi' automaticamente, senza sottostare ai criteri richiesti.
Tra questi, quella di un minimo coltivato di tre colture, che per il Parlamento dovrebbe valere solo per i terreni superiori ai 20 ettari, mentre gli appezzamenti più piccoli (tra i 5 e i 20 ettari) dovrebbero poter coltivare solo 2 tipologie di prodotto, di cui uno fino a un massimo di 90% del terreno. Infine, viene proposta una riduzione della cosiddetta “area ecologica” (comprendente ogni forma di mantenimento della fertilità del suolo) dal 7% al 5% della superficie totale.

 

Altro

Secondo quanto emerso finora, l’istituzione che rappresenta i cittadini europei è per una maggiore flessibilità tra il primo pilastro della Pac (pagamenti diretti) e il secondo (Programmi di sviluppo rurale): così, ad esempio, gli Stati membri dovrebbero avere il diritto di dirottare i fondi non spesi del primo pilastro nel secondo, ovvero a favore dei progetti comunitari per il settore agricolo.

Più flessibilità, inoltre, viene chiesta perché si possa definire a livello nazionale chi è un 'agricoltore attivo' (il Parlamento è anche favorevole a una 'lista in negativo' che citi esplicitamente chi va escluso dai fondi), e lo stesso per la definizione dei criteri legati allo schema per i giovani agricoltori.

Bilancio: le conseguenze dei ritardi

Mentre proseguono i lavori per forgiare i contenuti della nuova Pac, un aspetto altrettanto importante incalza sempre di più: quello delle tempistiche, strettamente collegate a un accordo sul bilancio comunitario 2014-2020 che tarderà ad arrivare.
Tanto che in Commissione si potrebbe cominciare a preparare un 'piano B': una soluzione temporanea per permettere il passaggio alla nuova riforma anche in caso di ritardo dell’ok ai fondi.

“Mi rifiuto di pensare che gli agricoltori possano pagare per le vischiosità del negoziato comunitario – ha dichiarato a proposito il ministro delle Politiche agricole, Mario Catania, nel corso del Consiglio agricolo informale a Horsens, in Danimarca – c’è ancora spazio per avere la riforma nei tempi previsti e in caso contrario, adotteremo misure a salvaguardia degli agricoltori”.

Che serva un’accelerazione lo ribadisce a margine del Consiglio il presidente della Commissione Agricoltura del Pe, Paolo De Castro: “Uno dei nodi su cui si concentrerà il lavoro nei prossimi mesi sarà proprio il legame tra le prospettive finanziarie e la riforma Pac”, ha rassicurato, indicando come obiettivo quello di scongiurare un rinvio dell’entrata in vigore del nuovo pacchetto di regole.