In vista della nuova programmazione 2014-2020, una delle principali potenze agricole mondiali, l'Unione europea, lancia la propria sfida per un settore primario maggiormente competitivo e sostenibile.

La linea è tracciata e gli obiettivi sono noti. La posta in gioco è alta: riuscire, nei prossimi anni, a produrre di più attraverso un uso efficiente delle risorse naturali.
Legame indissolubile quindi tra incremento della produttività e rispetto dell'ambiente.

Sono molti i fattori da considerare nell'immediato futuro, delineati nella Comunicazione della Commissione UE "La PAC verso il 2020".

Innanzitutto la domanda mondiale di derrate alimentari (e quindi pure di mangimi, fibre, biomassa e biomateriali) in forte aumento da circa un decennio, anche per via del crescente sviluppo economico di Asia ed America Latina, è destinata ad accelerare ulteriormente ed entro il 2050 e ne è previsto un aumento di circa il 70%, secondo stime FAO.

A tale fenomeno dovrà necessariamente seguire un aumento dell'offerta; anche da parte dell'UE, in virtù del ruolo chiave che oggi riveste negli scambi internazionali. L'Unione è infatti uno dei principali "player" sui mercati con una quota pari al 18% delle esportazioni alimentari mondiali, per un valore annuo di 76 Miliardi di euro.

Se il sistema agricolo mondiale (ed anche europeo) non sarà in grado di rispondere alle nuove sfide in termini di maggiore produttività, gli effetti, oltre che sui mercati, potrebbero essere molto significativi anche per le relazioni internazionali. Nel medio-lungo periodo inoltre i mercati agricoli mondiali potrebbero essere caratterizzati da una grande incertezza e volatilità dei prezzi, che non lascia ben sperare.

 


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