Il Parlamento europeo potrebbe non votare la riforma della Politica agricola comune (Pac) finché non saranno definite chiaramente le linee del budget comunitario per gli anni tra il 2014 e il 2020.

La decisione, che sarà ufficializzata dopo la pausa natalizia, è stata anticipata dal presidente della Comagri, Paolo de Castro.

 

Riforma Pac e prospettive finanziarie, due binari paralleli

Sulla carta, la riforma della Pac e il negoziato sul bilancio del prossimo settennio corrono fianco a fianco, perché hanno la stessa scadenza: se da una parte la struttura della politica agricola va ripensata in vista di un settore più forte, competitivo e attento all’ambiente a partire dal 2014, è sempre entro fine 2013 che deve essere approntato il bilancio per il periodo 2014-2020, suddiviso nelle diversi voci di spesa.

Di fatto, però, i due dossier non stanno procedendo allo stesso passo.
Su quello agricolo, il Parlamento europeo è al lavoro fin dal 12 ottobre, da quando cioè il commissario Dacian Cioloş ha presentato le proposte di modifica dell’attuale sistema. Da allora, il dibattito è entrato nel vivo, all’intero delle istituzioni ma anche pubblicamente, attraverso un ciclo di dibattiti, organizzati dalla Presidenza di turno polacca del Consiglio, che hanno coinvolto in un appassionante “brainstorming” rappresentanti nazionali, organizzazioni del settore, esperti della comunità scientifica.
Non si può dire lo stesso per le trattative sul budget, su cui, come confermano gli addetti ai lavori, non ci sono ancora tempistiche certe. Il grosso del lavoro, in quest’ambito, va fatto dal Consiglio, ovvero dai governi nazionali, probabilmente rallentati nel decidere quanti soldi destinare, e a quale settore, a causa del periodo di forte incertezza economica.

 

Il problema delle tempistiche

Uno sfasamento dei lavori nei due campi non resterebbe certo senza conseguenze, perché l’esercizio concettuale ha bisogno di essere costruito su fondamenta concrete, quelle finanziarie. La riforma Pac ridisegna infatti la struttura della politica agricola, ma i soldi da assegnare al settore vengono stabiliti all’interno delle trattative sul budget. E le cose, chiaramente, non possono essere disgiunte.
I due anni a disposizione per definire entrambi i dossier possono sembrare lunghi solo a chi non è avvezzo alle dinamiche istituzionali: chi conosce il funzionamento della macchina comunitaria, con i passaggi dei dossier tra le parti interessate, sa che bisogna accelerare fin d’ora per finire nei tempi ed evitare che lo stallo sul bilancio possa arenare altri lavori.

Gli sviluppi futuri

I deputati europei che si occupano di agricoltura continueranno comunque a lavorare sul testo della riforma, proponendo emendamenti, ovvero modificando la proposta dell’esecutivo. Ma, senza procedere al voto finale, il dossier resterebbe in sospeso, fino alla quantificazione precisa dei fondi a disposizione di ciascun ramo di attività comunitaria.