Negli ultimi 35 anni, in Trentino, le grandinate sono state 1007, con 41.564 chilometri quadrati di superficie agricola cumulata colpita in tutto il periodo. In questo arco di tempo è aumentata l'intensità delle grandinate, in particolare l'energia cinetica dei chicchi e la loro capacità di provocare danno alle aree agricole, mentre sono diminuite il numero di giornate con grandine e l'estensione della superficie coperta.
A rilevarlo è la rete di monitoraggio dell'Istituto agrario di San Michele all'Adige, una tra le più complete al mondo, che conta 35 anni di età e 271 siti per oltre mille chilometri quadrati di estensione.
I risultati dei rilievi eseguiti dal 1975 ad oggi con pannelli impattometrici che conservano la 'memoria' della grandinata in forma di tacche misurate poi in laboratorio, sono stati presentati oggi 4 giugno 2010 a San Michele nell'ambito di un seminario organizzato dal Centro Trasferimento Tecnologico sui risultati del monitoraggio degli eventi grandinigeni in provincia di Trento.
"La grandine è un fenomeno irregolare, nel tempo e nello spazio –spiega il ricercatore Emanuele Eccel - dunque la sua manifestazione è fortemente variabile da un anno all'altro. Lo studio delle grandinate più intense è particolarmente importante: basti pensare che, nella media, la grandinata di maggior importanza di una stagione raccoglie in sé quasi la metà dell'energia cinetica di tutte le grandinate misurate nello stesso anno. Le serie dei dati raccolti ed analizzati indicano che la tendenza in questi 35 anni è stata di un aumento dell'energia della grandine, che si manifesta in modo chiaro in alcune misure, soprattutto quelle che si riferiscono agli eventi di maggiore intensità".
Lo studio apre la via a rilevanti considerazioni che coinvolgono il cambiamento climatico in atto e gli sviluppi attesi. Per quanto i modelli climatici indichino che le precipitazioni estive siano destinate a diminuire, il caso dell'estate estremamente calda e siccitosa del 2003 è emblematico: tale anno risulta ai primi posti in tutte le classifiche delle grandezze di grandine misurate in Trentino. Pare dunque che la presenza prolungata dell'anticiclone estivo – generalmente prevista dai modelli climatici per le estati del 21° secolo - non sia in grado di risparmiare il nostro territorio da questa minaccia, così impattante sul reddito agricolo delle colture sensibili come il melo e la vite.
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Fonte: Istituto agrario S. Michele all'Adige - Fondazione Edmund Mach