L’Europa è oggi uno dei più grandi importatori di beni agricoli da Paesi Terzi. Ciò scaturisce da una serie di importanti decisioni politiche spesso concomitanti ed interconnesse.

L’economia ambientale è stata in parte al centro di questi cambiamenti che hanno inciso anche sull’agricoltura modificandone i sistemi produttivi e le scelte di investimento. Inoltre, l’allargamento dell’Unione europea, i negoziati della Wto (Organizzazione mondiale per il commercio), le riforme della Pac (Politica agricola comune) e la crescente richiesta di fonti energetiche rinnovabili hanno messo alla prova la capacità di ammortizzare gli effetti della globalizzazione.

Questo è il contesto nel quale al riparo dai mass media è cresciuto negli ultimi anni il fenomeno del 'land grabbing', ovvero la coltivazione di terreni extra-europei per soddisfare la richiesta alimentare interna. Il sistema si basa sull’acquisto o l’affitto di aree coltivabili ad opera di Stati (Cina in testa) ed investitori privati in territori extra-nazionali.
Questo ha portato all''outsourcing', ossia a delocalizzare la produzione a partire dalle fonti primarie: terra, acqua ed energia. Inoltre questo meccanismo ha introdotto il 'virtual agricultural land trade' (il mercato dei terreni agricoli extra-nazionali) in cui il termine 'virtual' si riferisce alla superficie usata per produrre un dato bene, ovvero alla quota di terreno 'virtualmente' contenuta come 'ingrediente' produttivo estero cui si attinge.

Il fenomeno 'land-grabbing' non è mosso solamente da ragioni di costo, ma anche da una 'fame di terra' dovuta all’urbanizzazione che sottrae aree coltivabili e alla crescita della domanda di derrate agricole. In Europa, i maggiori contributi all’incremento del deficit di terreni agricoli è legato altresì a cause meno rintracciabili, ad esempio al cambio di destinazione d’uso di alcune colture (soia, cereali, oli vegetali), oltre che alla conversione delle foreste e dei pascoli in terreni coltivabili.

Il Rapporto Humboldt-Agripol
Lo studio “Eu agricultural production and trade: can more production efficiency prevent increasing ‘land-grabbing’ outside of Europe?” è una relazione dettagliata che espone l’entità e la destinazione d’uso dei terreni agricoli adoperati all’estero.
E' la più recente analisi disponibile in Europa sull’argomento e si riferisce al 50% dei beni agricoli maggiormente commercializzati (circa 240 prodotti derivanti da 40 colture differenti).
La ricerca, che è stata presentata lo scorso 11 maggio a Bruxelles dal Centro di ricerca OPERA, è stata richiesta dai principali attori coinvolti nel settore agro-alimentare.
Accogliendo la domanda, OPERA ha promosso la realizzazione di uno specifico lavoro che fornisse una valutazione politico-scientifica ed eventuali raccomandazioni per i 'policy makers'. L’incarico è stato affidato alla Humboldt University di Berlino e all’Agripol (Network for policy advice).
Il rapporto, riferito al periodo 1999-2008, quantifica le superfici coltivate in Paesi extra-europei per soddisfare la domanda di derrate alimentari e di biocarburanti; inoltre, esso impiega appositi indicatori per convertire e associare su scala internazionale i dati relativi al mercato agricolo europeo con quelli del commercio delle terre.

Lo studio prospetta che i prossimi cambiamenti tecnologici e politici potrebbero incidere sul 'land-grabbing' con tre possibili scenari: l’aumento della produzione agricola, l’incremento di aree agricole destinate all’'organic production' (produzione biologica), l’espansione dell’uso di bio-combustibili. Tra questi, l’aumento della produzione sulle superfici europee sembrerebbe la soluzione migliore per contenere l’attuale forma di latifondismo, in più sarebbe una chance per cominciare a considerare come una voce di costo anche le esternalità connesse alla produzione.

Superfici investite dallEuropa nell’ipotesi di tre differenti scenari (in milioni di ha)
Fonte: von Witzke and Noleppa (2010)

Contenuti dell'indagine
Il rapporto mostra un raddoppiamento della produzione agricola annuale europea tra il 1999 e il 2008, tuttavia, a differenza delle possibili previsioni, l’acquisto di terre straniere non si è mantenuto ai livelli del 1999.
A questo proposito si riporta un dato eclatante: nel solo biennio 2007/2008 sono stati utilizzati circa 35 milioni di ettari di terreni extra-europei per far fronte alla domanda interna, un’area grande quanto la Germania, per di più questo numero supera del 40% il valore medio di 10 milioni di ettari (media riferita al biennio 1999/2000).
Altri dati riguardano le 'commodities' agricole: nel 2008 l’Europa ne ha esportato una quantità pari a 127,6 miliardi di dollari, e ne ha importato 173,1 miliardi con un valore netto negativo pari a 45,5 miliardi di dollari. L’importazione riguarda soprattutto le granaglie, specialmente la soia.
Dallo studio emerge che solamente uno 0,3% dell’incremento produttivo annuale abbasserebbe la ricerca europea di terreni arabili di circa 5,3 milioni di ettari, mentre l’aumento del 20% delle terre usate per la produzione organica accrescerebbe la domanda di 'virtual lands' di almeno il 30%.
Infine, la richiesta crescente di bio-carburanti incrementerebbe di almeno 3 milioni di ettari l’ammontare delle terre acquistate all’estero rispetto al biennio 2007/2008.

Commenti
Come già riferito, tra gli scenari auspicabili, l’incremento produttivo guidato dall’innovazione tecnologica può essere la chiave per ridurre il fenomeno 'land-grabbing'. L’Europa dovrebbe lavorare oggi per promuovere tutti i mezzi utili ad accrescere la produttività dei propri terreni usando al meglio le risorse naturali locali.

In conclusione, è necessario affrontare il problema con una prospettiva più ampia: la competitività e la crescita produttiva sono la sfida dell’Europa, perciò l’uso delle terre e delle materie prime deve essere più appropriato e più efficiente, infine questo darà un contributo significativo anche alla riduzione delle emissioni di anidride carbonica responsabili dell’effetto serra e più in generale dei cambiamenti climatici.

Tratto dal testo ‘Eu agricultural production and trade‘, Humboldt University of Berlin and Agripol Formal Document by OPERA’s Commission.

A cura di Erica Màttera, corrispondente italiano per OPERA
European Observatory on Pesticide and Risk Analysis
Research Centre of Università Cattolica del Sacro Cuore.
 

OPERA - European Observatory on Pesticide Risk Analysis

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