Non avrà compito facile il neo ministro dell'Agricoltura, Giancarlo Galan, insediatosi lo scorso venerdì alla presenza del capo dello Stato. Le questioni bollenti che animano il comparto agricolo nazionale, infatti, sono molte e districarsi senza scontentare nessuno richiederà buone doti da prestigiatore.

Ciò è soprattutto vero per quanto riguarda la questione Organismi gm, sulla quale Galan si è già espresso dichiarando di non avere intenzione “di rimettere in discussione le scelte del Governo. Questo Governo di cui ora faccio parte ha già scelto”.
Ben distante è la posizione presa nel corso dell'assemblea annuale 2010 di Confagricoltura Milano e Lodi, svoltasi lo scorso 17 aprile presso la sede della Banca Popolare di Lodi, alla presenza di numerosi rappresentanti istituzionali, tra cui l'onorevole Cristiana Muscardini, alcuni esponenti della Provincia di Monza, Guido Podestà per quella di Milano e diversi rappresentati della Facoltà di Agraria di Milano.

Il presidente Confagricoltura Federico Vecchioni ha dichiarato: “non vogliamo più sentir dire che chi è a favore degli Ogm è contro il made in Italy, perché il percorso delle biotecnologie è una garanzia. Noi non siamo favorevoli o contrari, siamo solo molto pragmatici”". “Bisogna prendere delle decisioni - ha proseguito -: se domani mattina il Governo decide che non vogliamo gli Ogm, allora deve fare una bella filiera Ogm free staziando degli incentivi di x milardi di euro per i maiscoltori e per i produttori di mangimi”.

La posizione del presidente Confagricoltura è stata avvallata, più o meno apertamente, durante tutta l'assemblea che ha visto alternarsi al microfono Pietro Foroni, presidente della Provincia di Lodi, Franco Bettoni, presidente Confagricoltura Lombardia e Gianni Rossoni in rappresentanza della Regione Lombardia. E' stato Mario Vigo, presidente Confagricoltura Milano e Lodi, che nel suo intervento ha affermato di essere convinto che “per quanto riguarda gli Ogm oggi in Italia, siamo incartati. Il nostro discorso è molto semplice, sentiamo di aver trovato una soluzione grazie alla quale possiamo iniziare un percorso”.
Si tratta del cammino di studio che, in connessione con l'Università ed il mondo scientifico, può offrire - secondo Vigo - delle garanzie concrete. Il riferimento è all'accordo produttori-ricercatori ufficializzato nell'assemblea di sabato e stipulato da Confagricoltura con la Facoltà di Agraria di Milano. Un primo passo sulla strada che Confagricoltura sta aprendo al mondo della ricerca.

Un assaggio dell'approfondimento scientifico che sempre secondo Vigo “darà vita a strategie e percorsi volti a superare la grave crisi che attanaglia le aziende agricole”, è arrivato da Massimo Galbiati, membro scientifico della Fondazione Veronesi nonché ricercatore presso il Dipartimento di Scienze biomolecolari e biotecnologie dell'Università degli Studi di Milano che, nel suo impeccabile discorso tecnico-scientifico pro Ogm, accenna soltanto - senza di contro fornire soluzioni - a quelli da lui stesso definiti "problemini" relativi all'impiego di Organismi gm sul territorio italiano, ovvero la coesistenza tra colture tradizionali e colture gm e la necessità di predisporre le famose zone rifugio atte a scongiurare l'insorgenza di resistenze.

Come dicevamo, il compito del neo ministro non sarà facile, in quanto ben diverse sono sul tema le posizioni di Cia e Coldiretti. “L'agricoltura italiana, tipica e diversificata, non ha bisogno degli Ogm” ha affermato Giuseppe Politi, presidente della Cia, commentando il decreto anti-Ogm siglato dall'ormai ex ministro Zaia. “La contrarietà della Cia agli Organismi geneticamente modificati” rimarca Politi “non è ideologica. Siamo, infatti, convinti che in Italia e in Europa è possibile produrre colture proteiche libere da Ogm con beneficio per l'ambiente, la salute, nonché per migliorare il reddito degli agricoltori e degli allevatori”.
Non distante il punto di Coldiretti secondo sui “il drastico crollo nei terreni seminati con Organismi geneticamente modificati in Europa nel 2009, conferma che nel coltivare prodotti transgenici, oltre ai rischi per la salute e per l'ambiente, non c'è neanche quella miracolosa convenienza economica che le multinazionali e i loro 'tifosi' propagandano".

Ma non si è parlato solo di Ogm sabato a Lodi. E' sempre Federico Vecchioni - auspicando che l'isediamento del nuovo ministro coincida con l'inizio “un nuovo percorso con il rappresentate del dicastero cui facciamo riferimento” - a ribadire l'intenzione di portare avanti le decisioni e le proposte di Confagricoltura perseguendo un obiettivo di carattere sindacale ed istituzionale.
Passando oltre, le divergenze di opinioni tra le tre associazioni di categoria si assottigliano e il fronte si fa più compatto parlando della grande difficoltà dell'agricoltura, del drastico calo dei redditi dei produttori e dell'importante negoziato che vedrà l'Europa impegnata nella definizione di una Pac post 2013. Tutti d'accordo sul difendere l’identità del made in Italy e sulla necessità di un sostegno del potere contrattuale delle imprese agricole sul mercato.

“E' necessario oggi ribadire” ha affermato Vecchioni “non solo che gli agricoltori sono strategici ma - è il monito del presidente - non dimenticare che siamo in un momento delicato di priorità con un comparto agricolo in grande sofferenza".
Nel dsuo corposo discorso, Vecchioni non ha tralasciato di parlare della iniqua distribuzione degli incentivi "da rivedere assolutamente", dei problemi relativi all'utilizzo dei fondi regionali dei Psr per arrivare alla dispersione di risorse causata dalla presenza in 21 Regioni con 21 Piani di sviluppo rurale e altrettante politiche regionali diverse.

Si è parlato anche di Sistri, il sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti, nei riguardi del quale il presidente Vecchioni ha affermato che evidentemente c'è qualcosa che non va nel momento in cui “se voi trasportate un barattolo di anticrittogramici pieno non è pericoloso, ma lo diventa quando è vuoto. Non possiamo paragonare un'azienda agricola ad una centrale nucleare” ha proseguito “perché questo significa non aver compreso che cos'è un'azienda agricola in questo paese”.

L'invito finale è per i burocrati che il presidente sollecita caldamente ad effettuare una visita presso un'azienda agricola.