Le api si sono indebolite. E' il caso di somministrare farmaci?
E' questa una delle questioni che divide il mondo dei confezionatori industriali del miele, facenti capo all'Associazione Italiana Industrie Prodotti Alimentari (Aiipa) e quello degli apicoltori rappresentati dalla Federazione Apicoltori Italiani (Fai).
Mentre i primi ritengono infatti che 'in assenza di adeguati trattamenti con farmaci veterinari e antibiotici, le api si indeboliscano fino a perdere le loro naturali difese immunitarie', gli apicoltori pensano che questa idea sia 'priva di fondamento scientifico in quanto le difese immunitarie delle api non si incrementano con i farmaci ma, semmai, con un'adeguata alimentazione di polline e nettare'. Lo riferisce la Fai in una nota. La Fai ha ritenuto dunque di richiedere all'Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (Efsa) 'di voler valutare fino a quale Limite Massimo Residuale (Lmr) di sostanze antibiotiche si possa considerare il miele un prodotto alimentare il cui consumo non rappresenta alcun motivo di rischio per la salute umana'.
'Non deve sfuggire a nessuno', ha concluso la Fai, 'che Confezionatori, Ricercatori, Consumatori, Associazioni Apistiche, Apicoltori (convenzionali, biologici o artigiani della qualità) Organi di controllo, Medici veterinari, sono tutti soggetti che sul concetto di salubrità del miele, con o senza residui di antibiotici, hanno finora espresso posizioni tra loro inconciliabili'.