E' stato presentato, nella sede della Fao, il “Libro Bianco” - il rapporto che illustra in dettaglio il Programma di Cooperazione della Fao finanziato con i contributi volontari del governo italiano.
“Questo libro risponde ad un’esigenza di trasparenza e vuole essere testimonianza dell’amicizia e della stima verso il paese che da oltre mezzo secolo ospita l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’agricoltura”, ha detto Tesfai Tecle, vice direttore generale della Fao, del Dipartimento di Cooperazione tecnica. “Testimonia anche la comunanza di obiettivi nella lotta contro la fame e la povertà in tutto il pianeta, che si è tradotta in una presenza attiva in oltre 70 Paesi in via di sviluppo o in transizione”.

L’Italia è sempre stata tra i maggiori donatori della Fao. Tra il 1982 ed il 1993, il contributo volontario per le operazioni ed i programmi speciali è stato di 360 milioni di dollari, a fronte di circa 140 progetti. Tra il 1994 ed il 2006 il contributo italiano è ulteriormente cresciuto ed è stato di quasi 330 milioni di dollari per più di 200 progetti, di cui oltre la metà concentrati in Africa e nell’area del Mediterraneo e del Medio Oriente. A ciò si aggiunge il contributo volontario per il 2007 che è di 10 milioni di euro.

Modello di collaborazione multilaterale
“La Fao rappresenta tradizionalmente per l’Italia l’organismo di riferimento per la realizzazione delle attività di lotta alla fame, alla povertà ed alla malnutrizione”, ha detto Renzo Rosso, Coordinatore multilaterale per la Cooperazione allo Sviluppo del ministero degli Affari esteri italiano. “Nel corso degli anni questo Programma è diventato un modello di collaborazione multilaterale, nel quale le priorità strategiche della Fao e della Cooperazione Italiana si sono integrate ed armonizzate”.

Alla fine del 2006 erano 54 i progetti in fase di realizzazione, sviluppati intorno a tre grandi aree d’intervento: alimentazione sostenibile e sistemi agricoli, interscambio di conoscenze e linee strategiche, e sicurezza alimentare. Per ciascuno di essi il rapporto offre una dettagliata scheda informativa.
Solo per citarne alcuni: assistenza alla formulazione delle politiche agricole in Siria; promozione della sicurezza alimentare in cinque paesi dell'Africa (Burundi, Malawi, Ruanda Uganda e Zambia) mediante la modernizzazione dei sistemi agricoli e l’accesso al mercato; consulenza tecnica per il controllo delle malattie che ostacolano la produzione animale dei piccoli allevatori delle Filippine; sviluppo di orti urbani a Kigali, in Ruanda (progetto a cui ha partecipato anche il Comune di Roma); gestione sostenibile delle risorse della laguna di Hue in Vietnam.

Cinque componenti
Il programma Fao/Italia ha cinque componenti principali: il Programma “tradizionale” finanziato con contributi volontari annuali; il sostegno al Fondo fiduciario per la Sicurezza alimentare, nei confronti del quale l’Italia si è impegnata con 100 milioni di euro di cui 60 già erogati; la Cooperazione decentrata, con un budget più ridotto, ma importante perché coinvolge gli enti locali; le attività di Emergenza e riabilitazione; e il Programma esperti associati (Apo), che offre a giovani laureati italiani la possibilità di lavorare e acquisire esperienza presso un’organizzazione internazionale.
Il programma si è avvalso della collaborazione di istituzioni ed istituti di ricerca italiani tra i quali l’Istituto Agronomico per l’Oltremare, le Università di Roma, Perugia, Torino e Viterbo, l’Ipalmo e l’Ispi.
I contributi italiani hanno anche reso possibile la creazione di "Sala stampa”, la pagina web in italiano (lingua non ufficiale dell’agenzia Onu) all’interno del sito della Fao, e di “Fao/Ragazzi”, anche questo un sito in italiano, rivolto agli studenti delle scuole medie e secondarie.