Per rinnovare il settore dell'elicicoltura, ovvero l'allevamento di chiocciole, l'Istituto Internazionale di Elicicoltura di Cherasco propone un nuovo metodo per venire incontro alla crescente richiesta del mercato, molto dipendente dalle importazioni dall'estero.
L'Istituto Internazionale di Elicicoltura di Cherasco
L'Istituto nasce nel 1973 a Cherasco, in provincia di Cuneo, e utilizza un approccio tecnico scientifico finalizzato a migliorare l'efficienza degli allevamenti a ciclo naturale.
Nell'arco di 50 anni allevare chiocciole è passato da un ruolo marginale a una vera e propria attività agricola sempre più diffusa e praticata. L'obiettivo finale è quello di sviluppare un metodo che garantisca la massima produttività.
Nel 1978 un gruppo di elicicoltori all'interno dell'Istituto dà vita all'Associazione Nazionale Elicicoltori (Ane), associata subito all'Associazione Italiana Allevatori (Aia): riunisce tutti coloro che sul territorio nazionale utilizzano il sistema di allevamento a ciclo naturale completo "Chiocciola Metodo Cherasco" promosso e diffuso dall'Istituto Internazionale di Elicicoltura.
In questo arco temporale l'Istituto, assieme all'Ane, garantisce un costante supporto commerciale che si occupa del ritiro e del piazzamento sul mercato del prodotto proveniente dagli allevamenti italiani.
Il Metodo Cherasco
Il Metodo Cherasco classico si basa sul sistema di allevamento a ciclo naturale completo i cui punti fondamentali sono l'allevamento all'aperto, l'alimentazione vegetale seminata con conseguenti limitati costi di gestione, i riproduttori certificati, la migrazione naturale, l'utilizzo della rete Helitex e l'agricoltura simbiotica.
Gli impianti all'aperto sono costituiti da una rete che li separa in vari recinti, ognuno dei quali a sua volta è suddiviso in due zone distinte: quella di riproduzione e quella di ingrasso. Le chiocciole si spostano da una zona all'altra in maniera spontanea: è la “migrazione naturale” introdotta dall'Istituto.
Nel 2022 l'Istituto ha introdotto il ciclo naturale breve, che prevede l'inserimento diretto dei piccoli delle chiocciole (forniti dall'Istituto di Cherasco) in allevamento senza aspettare la riproduzione delle fattrici.
Con il solo ciclo di ingrasso delle chiocciole (e non l'attesa della riproduzione come succede nel ciclo completo) e la prima raccolta e il conferimento della produzione totale a Lumacheria Italiana - l'Azienda con il maggior fatturato del settore in Italia - che avvengono entro 6 mesi dall'avvio dell'impianto, si assicura il rientro dell'investimento.
(Fonte foto: Istituto Internazionale di Elicicoltura Cherasco)
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Le basi dell'elicicoltura
Alla base di tutto c'è la chiocciola, un mollusco invertebrato provvisto di guscio, conosciuta in gergo comune come lumaca, e la terra nella quale vive, cresce e si riproduce.
Per il suo allevamento la normativa italiana prevede l'utilizzo di impianti aperti o chiusi.
Gli impianti aperti, come quelli utilizzati dal Metodo Cherasco, sono i più diffusi in Italia e vengono anche definiti a "ciclo biologico completo".
Nella zona di riproduzione vengono introdotte le chiocciole fattrici mentre in quella di ingrasso si sviluppano le piccole chiocciole.
Lo spazio perimetrale è contornato da reti antifuga e antibava.
Gli impianti chiusi, invece, prevedono l'utilizzo di serre: ambienti controllati dove la chiocciola, allevata in cassoni, si accoppia, depone le uova e diventa adulta. In queste condizioni è meno soggetta a predatori come uccelli e anfibi. Tuttavia questi impianti richiedono più manutenzione in termini di pulizia, irrigazione e apporto di alimenti.
L'economia elicoidale: non si butta via nulla
Il potenziale di crescita del settore è molto alto: secondo i dati dell'Istituto a fronte di una richiesta in Italia aumentata del 35% rispetto al 2019 tra food e cosmesi, i 1.200 ettari di impianti attuali in Italia provvedono solo al 15% della domanda interna. L'85% del prodotto arriva da Paesi esteri - Romania, Turchia, Indonesia in primis - dove la produzione è però di scarsa qualità perché proviene da filiere lunghe e non soggette ai dovuti controlli sanitari.
Sempre secondo le stime dell'Istituto, in Italia per coprire il gap di produzione c'è spazio per più di 3.800 ettari di impianti.
L'Istituto Internazionale di Elicicoltura di recente ha stretto accordi con Marocco e Georgia dove le condizioni ambientali permettono di ottenere un prodotto di elevata qualità anche grazie al Disciplinare Chiocciola Metodo Cherasco.
I numeri dell'elicicoltura Chiocciola Metodo Cherasco aggiornati all'inizio 2022:
- 1.194 gli allevamenti elicicoli sul territorio italiano;
- 840 quelli che seguono il Disciplinare "Chiocciola Metodo Cherasco" (aumento 10% all'anno);
- 500 milioni di euro il volume d'affari;
- 11mila le persone che lavorano nell'indotto (ristorazione, somministrazione, conservatoria, produzione di bava, cosmetica, farmaceutica, settore alimentare);
- solo il 15% della richiesta di chiocciole viene prodotto in Italia. L'85% di chiocciole di raccolta è importato dal mercato estero;
- 3.800 gli ettari ulteriori che servirebbero per colmare il gap di produzione e che potrebbero sviluppare 80mila posti di lavoro in 3 anni in Italia.
La Chiocciola Metodo Cherasco ha visto raddoppiare il suo valore da 3 euro/chilo nel 2019 a 6 euro/chilo nel 2022.
L'economia elicoidale, neologismo coniato dal presidente dell'Istituto Simone Sampò, si sviluppa "a spirale" coinvolgendo diversi settori: l'alta gastronomia con la carne, i prodotti medici e cosmetici con la bava, l'alimentazione di altri animali con gli intestini e i prodotti ortodontici con il guscio, ricco di calcio.
Inoltre, se avete sentito parlare di pet therapy sappiate che esiste anche la snail therapy, una pratica in cui le chiocciole vive vengono appoggiate su determinati punti del corpo: la loro bava sarebbe molto benefica per la pelle e per il sistema nervoso.
(Fonte foto: Istituto Internazionale di Elicicoltura Cherasco)
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