Sono 65 i focolai l'influenza aviaria ancora in atto segnalati il 14 novembre dall'Istituto zooprofilattico delle Venezie, che di questa patologia è il Centro di referenza nazionale.

Questi focolai si aggiungono ai 62 che dall'inizio di ottobre sono stati individuati e messi sotto controllo dalle autorità sanitarie.
Il maggior numero di casi è stato segnalato in provincia di Verona, seguita da Padova e da Vicenza per quanto riguarda il Veneto.
Ma la patologia ha presto superato i confini di questa regione e si è presentata a Brescia, poi a Mantova e Cremona, per spingersi sino a Roma, dove il virus ha colpito un piccolo allevamento a carattere familiare.
Nemmeno l'Emilia Romagna è rimasta indenne, anche se in questo caso si segnala un solo episodio in provincia di Rimini.

Danni enormi

Come più volte ricordato da AgroNotizie, questa patologia ha un elevato potere di diffusione, come dimostra il suo allargarsi a macchia d'olio nonostante tutte le difese messe in atto da parte degli allevamenti, che nel settore avicolo vantano un elevato grado di biosicurezza.
Ad essere colpiti sono stati in prevalenza di allevamenti di tacchini da carne, seguiti dagli allevamenti di polli da carne e galline ovaiole.
Enormi i danni ed enorme il numero di animali che è stato necessario abbattere, che ha superato abbondantemente il milione di capi.
Per gli allevamenti una perdita economica che sarà solo parzialmente compensata dai rimborsi che scattano in questi casi. Ma ai danni immediati occorre aggiungere quelli conseguenti al blocco di tutte le attività commerciali.

Il virus

Due i sottotipi di virus riscontrati dagli esami di laboratorio, l'H5N1 e l'H5, entrambi a elevata virulenza.
Lo stesso virus a partire dal 9 novembre è stato riscontrato dal Centro di referenza dell'Istituto Zooprofilattico in volatili selvatici. Ancora una volta le province interessate sono quelle del Veneto e della Lombardia, con episodi riscontrati a Brescia, Verona, Venezia e poi a Brescia e infine anche a Udine e Roma.

Nuove misure

L'accentuarsi e il diffondersi dell'influenza aviaria ha indotto il Ministero della Salute ad emettere un nuovo decreto sulle misure di contrasto per evitare un ulteriore diffusione del virus.
All'articolo uno si prevede l'obbligatorietà di segnalare immediatamente all'azienda sanitaria locale competente per territorio ogni sospetto di influenza aviaria.
Il sospetto deve scattare non solo in presenza della sintomatologia clinica, ma anche per episodi minimi di mortalità o variazioni dei parametri produttivi, come la produzione giornaliera di uova o il consumo di mangime e di acqua.

Stop ai richiami vivi

Considerando l'importante ruolo dei volatili selvatici nella diffusione del virus, lo stesso decreto prevede che nell'intero territorio delle regioni a rischio sia sospesa la pratica di utilizzo di richiami vivi dei volatili appartenenti agli ordini degli anseriformi e caradriformi.
Allo stesso tempo è sospeso il rilascio di esemplari per il ripopolamento di selvaggina da penna proveniente dalle regioni a rischio.

Scende in campo l'Oie

Non c'è solo l'Italia ad essere interessata a questa patologia, che coinvolge numerosi paesi dell'Unione Europea ma anche Africa ed Asia.
Per questo motivo l'Organizzazione mondiale della salute animale (Oie), ha lanciato un appello affinché i paesi comunichino tempestivamente la presenza di focolai dell'influenza aviaria, per garantire un monitoraggio accurato della diffusione del patogeno.
Non si tratta di un semplice invito, ma di un obbligo formale di rendicontazione che entrerà in vigore a partire dal primo gennaio del prossimo anno.

Ci aiuterà il vaccino?

Questa ampia diffusione dei virus, capace di entrare anche in allevamenti sotto rigido controllo sanitario come quelli italiani, ripropone la necessità di ripensare i programmi di prevenzione.
Già in passato le autorità sanitarie europee si sono interrogate sull'opportunità di utilizzare vaccini "pre pandemici", ma i pareri su questa ipotesi sono stati molto discordanti.
Una strada che sarebbe opportuno prendere nuovamente in esame per evitare che ad ogni periodo autunnale l'influenza aviaria si ripresenti, ogni volta più forte.