Allo scopo di verificare i benefici delle cover crop è stato finanziato, con il Psr 2014-2020 della Regione Lombardia, il progetto Co-Crop "Gestione agronomica e ambientale delle cover crop, con particolare riguardo alle dinamiche dell'azoto".
La presentazione dei risultati, dopo due anni di prove, è stata fatta a Sant'Angelo Lodigiano (Lo). Il progetto, pur essendo formalmente finito, andrà avanti ancora quest'anno per continuare le analisi e verificare in campo l'apporto di azoto alla coltura successiva (mais) dovuto alla semina di cover crop nel periodo fra l'autunno e l'inverno.
Le cover crop hanno diverse funzioni a seconda delle diverse specie: producono biomassa e catturano i nutrienti (in questo caso vengono definite catch crop), competono con le infestanti, limitano l'erosione del terreno. Si seminano generalmente in autunno, quanto la coltura principale è stata raccolta, e vanno terminate prima della semina della coltura principale successiva.
Il progetto Co-Crop ha testato cinque cover: tre specie gelive (senape, avena strigosa e trifoglio alessandrino) e due non gelive (segale e veccia villosa).
Le specie gelive in particolare sono interessanti per il fatto che, se restano in campo il tempo sufficiente e l'inverno è rigido non devono essere terminate chimicamente o meccanicamente ma muoiono naturalmente. Le cover sono state sottoposte a prove in due diverse aziende agricole, una a Sant'Angelo Lodigiano (Lodi), l'altra a Orzinuovi (Brescia). Sono state testate con e senza apporto di azoto a inizio ciclo e con due epoche di semina, una precoce e una più tarda. La scelta della cover crop giusta dipende in gran parte dal tipo d'azienda agricola e dai risultati che si vogliono ottenere, ci sono cover azotofissatrici, come ad esempio le leguminose, adatte quindi ad aziende che hanno terreni con carenza d'azoto e non hanno liquami o fertilizzanti naturali da spandere e ci sono altre cover che competono fortemente con le infestanti (per esempio la segale), altre hanno azioni contro funghi e nematodi (per esempio alcune Brassicacee come certi rafani).
I risultati di Co-Crop hanno evidenziato, per tutte le cover prese in esame, che a fine ciclo i tessuti vegetali sono ricchi d'azoto e hanno invece una ridotta componente fibrosa. I ricercatori hanno quindi ipotizzato, ma l'ipotesi è ora da verificare in campo, che durante la decomposizione nel terreno i materiali rilasceranno azoto in maniera lenta. Per le due leguminose è stato verificato che solamente con semina precoce la produzione di biomassa e le asportazioni di azoto sono state elevate, è quindi importante seminare precocemente. Sempre le leguminose hanno mostrato modesta capacità di competere con le infestanti. Per le altre tre cover (senape, segale e avena) si sono avute buone produzioni di biomassa e asportazioni di azoto anche in caso di semina tardiva, inoltre le infestanti sono state ostacolate in maniera importante dalle cover. La flora infestante, quando ci sono le condizioni per un buon sviluppo, accumula biomassa come le cover testate.
Aspetti critici messi in evidenza dal progetto sono il fatto di valutare e programmare in tempo la cover crop che verrà seminata dopo la coltura principale (colture a ciclo lungo andrebbero a sovrapporsi al periodo di semina della cover); è poi importante seminare il prima possibile la cover in modo che abbia il tempo di svilupparsi. Autunni con carenze idriche non favoriscono le cover perché faticano a germogliare e crescere e non sempre c'è, in autunno, disponibilità d'acqua per un'irrigazione di soccorso.
Aspetto da valutare in fase di programmazione è quello della terminazione a fine ciclo perché la cover non deve diventare un ostacolo per la coltura principale che sarà seminata successivamente.