L'agricoltura e l'agroindustria consumano molta acqua per produrre cibo e trasformarlo, rendendolo idoneo al consumo umano. Nelle aziende agricole e nelle fabbriche si producono reflui che nel migliore dei casi vengono riutilizzati come fertilizzanti e altre volte invece devono essere smaltiti con costi elevati. I frantoi, ad esempio, durante la fase di estrazione dell'olio producono ingenti quantitativi di acque di vegetazione, che non sempre possono essere disperse in ambiente poiché contengono sostanze dannose.

 

Ma anche i birrifici consumano molta acqua e producono degli scarti che necessitano di trattamenti. Senza pensare agli allevamenti, in cui ogni giorno gli animali producono feci e urina che vengono stoccati per poi essere distribuiti in campo nei momenti più opportuni.

 

Tutti questi esempi di reflui agroindustriali hanno qualcosa in comune: sono ricchi di acqua e di nutrienti e rappresentano un grattacapo per le aziende agricole e di trasformazione. In questo contesto si introduce VisioNing, un gruppo di ricercatori dell'Università degli Studi di Milano che ha messo a punto una tecnologia per depurare le acque reflue isolando i nutrienti, potenzialmente utilizzabili come concimi.

 

La startup, che è stata tra i vincitori di Seed4Innovation, il programma di innovazione di Fondazione Unimi e Università degli Studi di Milano, è entrata a far parte del portafoglio di Farming Future, il Polo Nazionale di Trasferimento Tecnologico per l'AgriFood Tech in cui ha investito CDP Venture Capital SGR.

 

L'impianto sperimentale di depurazione

L'impianto sperimentale di depurazione

(Fonte foto: VisioNing)

 

"La nostra soluzione permette di depurare l'acqua in maniera efficiente e senza quasi consumare energia elettrica", racconta Ermelinda Falletta, ricercatrice presso l'Università degli Studi di Milano e tra i fondatori di VisioNing.

 

"Il sistema si compone di due moduli: nel primo avviene una reazione bioelettrochimica, mentre nel secondo è posto un fotocatalizzatore galleggiante che completa il ciclo di depurazione. Il risultato è acqua pulita, che può essere riutilizzata all'interno dell'azienda, e nutrienti, che possono essere impiegati come fertilizzanti".

 

Oggi esiste già un impianto pilota in funzione presso un birrificio agricolo, dove vengono depurati i reflui provenienti dalla produzione della birra. L'aspetto interessante è che i processi che avvengono nei due moduli non hanno bisogno di input energetici esterni per funzionare.


Le acque di risulta vengono pompate nel primo modulo dove avviene un abbattimento della sostanza organica e un'estrazione di nutrienti. Il fluido viene poi pompato nel secondo modulo dove, grazie all'energia solare, si completa la purificazione. All'uscita dell'impianto si ha dunque acqua pura.

 

"Quello che stiamo cercando di fare è dare una risposta ad un bisogno concreto dell'umanità: avere acqua pulita, una risorsa sempre più scarsa. Noi lo facciamo con una tecnologia smart, a bassissimo impatto, che produce anche fertilizzanti utilizzabili in agricoltura", sottolinea Ermelinda Falletta.

 

"Non dimentichiamoci che già oggi una parte della popolazione mondiale non ha accesso regolarmente all'acqua potabile e che in futuro, a causa anche dei cambiamenti climatici, la situazione non potrà che peggiorare".

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