Uno degli elementi che più preoccupa i maidicoltori è la presenza di micotossine nella granella di mais. Si tratta di sostanze tossiche per l'uomo e gli animali, frutto del metabolismo di alcuni funghi che si sviluppano a scapito delle cariossidi di granturco. Se il livello di micotossine è elevato e supera le soglie previste dalla legge, la derrata non può essere destinata al consumo umano, ma scade verso l'uso zootecnico o addirittura energetico.
Le micotossine che interessano gli areali di produzione del mais sono il Don (deossinivalenolo), lo zearalenone, le fumonisine e le aflatossine. Per sapere come è andata la campagna maidicola 2021 abbiamo chiesto il parere di Amedeo Reyneri, professore del Disafa (Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari) dell'Università degli Studi di Torino, ed esperto dell'argomento.
Il Don e lo zearalenone
Il Don, abbreviazione di deossinivalenolo, e lo zearalenone sono micotossine prodotte da alcune specie di Fusarium, tra cui quella più importante è sicuramente il Fusarium graminearum. "Questo fungo si avvantaggia di temperature basse e precipitazioni frequenti in fase di maturazione delle cariossidi. Condizioni che quest'anno non ci sono state", sottolinea Reyneri. "Anche le semine ritardate hanno potuto godere di un inizio d'autunno avaro di precipitazioni, in cui anche le nebbie e le foschie sono state assenti".
Per questo motivo sia il Don che lo zearalenone sono sostanzialmente assenti in tutto l'areale padano. Condizione abbastanza comune d'altronde, visto che solo raramente queste due micotossine rappresentano un problema.
Aflatossine
Le aflatossine sono micotossine prodotte da funghi del genere Aspergillus (A. flavus e A. parasiticus) il cui sviluppo è facilitato da temperature elevate ed elevata umidità. In particolare, per uno sviluppo ottimale del fungo si devono verificare due condizioni: uno stress idrico alla fioritura e una maturazione delle cariossidi con temperature elevate.
"In questo 2021 abbiamo avuto uno stress idrico moderato o assente alla fioritura, mentre le temperature alla maturazione sono state elevate. Questi fattori hanno portato ad avere una presenza diffusa di aflatossine nella granella, ma in concentrazioni solo occasionalmente elevate e comunque non tali da risultare in un declassamento del prodotto, se non limitatamente in certi areali", sottolinea Reyneri.
Anche nell'area della bassa Pianura Veneta ed Emiliana, zone in cui storicamente le aflatossine sono molto presenti, quest'anno si è avuta una incidenza contenuta che può essere gestita ottimamente in fase di lavorazione della granella, ad esempio attraverso l'uso delle selezionatrici ottiche e di un'attenta pulitura.
Fumonisine
Le fumonisine sono micotossine prodotte dal metabolismo dei funghi Fusarium moniliforme e Fusarium verticillioides. Il loro sviluppo è strettamente legato all'attività della piralide del mais (Ostrinia nubilalis) che si ciba delle cariossidi del mais. Le lesioni che causa alla spiga aprono la strada al Fusarium che sviluppandosi rilascia le fumonisine.
"Le fumonisine sono piuttosto diffuse nella granella prodotta nella Pianura Padana a causa delle temperature elevate che hanno caratterizzato l'estate e che hanno favorito lo sviluppo della piralide", specifica Reyneri. "Il valore è sì elevato in termini di diffusione territoriale, ma in media con le annate precedenti e non rappresenta comunque un problema maggiore nell'impiego zootecnico e industriale prevalente".
Concludendo
In attesa dei dati quantitativi circa i raccolti di questo 2021 è possibile stilare un bilancio qualitativo che è sostanzialmente positivo e vede l'assenza quasi totale di Don e zearalenone e la presenza limitata o quantomeno entro valori ormai considerati normali di aflatossine e fumonisine. Ancora una volta a determinare una situazione non di rischio è stato un andamento climatico favorevole.
"La qualità del mais italiano è premiata anche dai mercati. Se si guarda le quotazioni della Borsa Merci del mais ad uso alimentare e di quello zootecnico si nota che il differenziale è contenuto, segno che la qualità generale della granella è elevata", conclude Reyneri.
Posto che in assenza di altri elementi di tutela, come ad esempio l'impiego del mais Bt, è il meteo a determinare l'incidenza delle micotossine del mais, bisogna interrogarsi su come i cambiamenti climatici influiranno nei prossimi anni sullo sviluppo di queste sostanze tossiche.
Il maiscoltore può solo parzialmente tutelarsi dal rischio micotossine, facendo ad esempio scelte oculate a livello di genetica, epoca di semina, irrigazione e gestione del suolo.
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