La presenza di micotossine rappresenta un danno importante per l'agricoltore in quanto il prezzo di mercato delle derrate cala all'aumentare di questi composti. La granella destinata ad uso umano ha standard molto elevati di sanità, seguita da quella ad uso zootecnico e poi ancora da quella energetica da destinare ai biodigestori.
Ma quali sono le cause che determinano la presenza di questi funghi e soprattutto come si può limitarne la diffusione? Abbiamo chiesto consiglio a Roberto Causin del dipartimento Tesaf dell'Università di Padova ed esperto proprio di micotossine.
"Ad influenzare lo sviluppo dei funghi concorrono diversi fattori, difficilmente quantificabili singolarmente. C'è sicuramente l'ambiente, inteso come la tipologia di terreno e l'andamento climatico. Ci sono poi le tecniche agronomiche e anche la genetica".
Piante stressate, ad esempio perché in deficit idrico, riescono a resistere meno allo sviluppo dei funghi e quindi alla raccolta presentano livelli più alti di micotossine. "La lotta alle micotossine deve essere portata avanti su più fronti. Da un lato occorre difendere il mais dalla piralide, l'insetto chiave nello sviluppo di fumonisine. Dall'altro occorre mitigare gli stress ambientali, che, oltre a influenzare la contaminazione da fumonisine, sono importanti nello sviluppo di aflatossine e deossinivalenolo".
Micotossine, genetica determinante nel contrasto ai funghi
Non bisogna poi dimenticare l'importanza dell'irrigazione, di una concimazione equilibrata e di una rotazione ampia delle colture. E soprattutto della genetica, visto che ci sono ibridi che per caratteristiche genetiche proprie sono maggiormente resistenti ai funghi tossigeni."Genotipi differenti presentano una diversa suscettibilità ai funghi", spiega Causin. "È noto da tempo che le varietà a frattura vitrea, quelle destinate al consumo umano, sono in genere meno suscettibili ai funghi a causa del tipo di composizione dell'amido all'interno della cariosside e a causa della presenza di sostanze antiossidanti. Le varietà a frattura farinosa, come quelle destinate all'alimentazione animale, sono invece maggiormente suscettibili, ma con grandi differenze tra una varietà e l'altra".
Proprio per studiare la diversa resistenza (la capacità cioè di infettarsi in misura minore) degli ibridi di mais è nato il progetto Mycontrol, che ha visto la collaborazione di Kws e dell'Università di Padova. Il progetto ha preso in considerazione diversi ibridi di mais per studiare la risposta delle piante sottoposte ad infezione naturale, così come influenzata dall'ambiente pedoclimatico e dalle tecniche colturali tipiche delle diverse aree maidicole. I test, pertanto, hanno previsto delle prove ripetute in tutta la Pianura padana.
"Abbiamo individuato diversi ibridi che hanno dimostrato una resistenza nei confronti dei diversi funghi tossigeni. La difficoltà sta nell'ottenere delle piante che sommino le diverse resistenze che singole varietà hanno nei confronti di particolari specie di funghi", sottolinea Causin. "In altre parole se una pianta è resistente alle infezioni da Fusarium graminearum, probabilmente sarà suscettibile a Fusarium verticillioides. Avere una resistenza doppia è molto difficile".
Nel corso degli studi condotti nell'ambito del progetto Mycontrol, ma non solo, sono stati tuttavia individuati degli ibridi che hanno dimostrato di essere resistenti a più funghi patogeni, ma si tratta di casi limitati e in fase di studio.