A Washington e a Bruxelles si temeva che la fusione delle due compagnie avrebbe dato vita ad un gigante in grado di controllare il mercato delle sementi e degli agrofarmaci. Da qui la richiesta avanzata a Bayer di liberarsi di un numero considerevole di attività, sia in ambito seed che chimico. Il tutto per un valore di nove miliardi di euro, sborsati in gran parte da BASF, altro gigante dell'agrochimica tedesca.
Se gli occhi del mondo erano fissi su quali sementi o agrofarmaci sarebbero passati di mano, poca attenzione è invece stata dedicata all'aspetto digitale della fusione. Entrambe le multinazionali hanno infatti sviluppato applicativi per il digital farming, un business che secondo gli analisti è destinato a valere svariati miliardi di dollari.
A marzo la Commissione europea aveva dato il suo via libera condizionato alla fusione chiedendo a Bayer una serie di cessioni, che però non comprendeva Xarvio, la soluzione per l'agricoltura digitale lanciata a novembre 2017 e da poco disponibile in Germania, Francia, Austria, Polonia e Ucraina. Xarvio ha due anime: una piattaforma di supporto alle decisioni (Xarvio Field Manager) e una app per l'identificazione di malerbe e malattie (Xarvio ScoutingApp).
Non è stato dello stesso avviso il Dipartimento di giustizia statunitense che invece ha chiesto a Bayer di cedere (a BASF) Xarvio. Il timore era che Xarvio, unendosi a Climate FieldView, la soluzione per il digital farming di Monsanto, avrebbe dato al gruppo di Leverkusen una posizione di eccessiva forza.
D'altronde Climate FieldView è probabilmente la piattaforma Dss (Decision support system) più utilizzata negli Usa, insieme a Farmer Business Network. Nel 2006 due ingegneri di Google lasciarono la compagnia per fondare The Climate Corporation, una società che si occupava di assicurazioni agricole sfruttando i dati meteorologici delle centraline meteo sparse per il paese e le immagini catturate dai satelliti. Nel 2013 la lungimirante Monsanto acquistò per oltre un miliardo di dollari la compagnia sfruttando i dati che aveva in pancia per costruire una piattaforma di supporto all'agricoltura.
In altre parole un sistema che usa i dati meteorologici, le immagini satellitari e i dati forniti dall'agricoltore stesso per suggerire al farmer le sementi e gli agrofarmaci migliori da usare. Ma integrandosi con i sensori in campo e con le attrezzature può anche generare mappe di prescrizione per l'agricoltura di precisione. Insomma, l'agricoltura 4.0.
Con il matrimonio tra Bayer e Monsanto la multinazionale tedesca ha dovuto rinunciare al nascente Xarvio, ma entra prepotentemente nel mercato del digital farming più ghiotto del mondo, quello nord americano. Inoltre Climate FieldView è commercializzato anche in Brasile, Germania, Francia e Ucraina (in Italia è presente AquaTEK, per la gestione dell'irrigazione). Ed è prevedibile che presto si aggiungeranno altri paesi.
Ma perché il digital farming è così interessante per una ditta che fa sementi e agrofarmaci? Il motivo è semplice, perché i sistemi di supporto alle decisioni (a pagamento) suggeriscono prodotti da utilizzare in campo e sono dunque un ottimo strumento per aumentare le vendite. Nei server di The Climate Corporation ci sono i dati di milioni di acri negli Usa e ogni giorno le informazioni aumentano.
Ma per capire la portata del fenomeno bisogna guardare anche oltre. Nel 2017 Monsanto ha aperto Climate FieldView a sviluppatori terzi. Significa che qualunque startup può utilizzare la piattaforma per fornire agli agricoltori servizi aggiuntivi. Una sorta di AppStore dell'agricoltura in cui Monsanto, il cui nome ha le ore contate, guadagna direttamente e indirettamente, attraverso un arricchimento dei suoi database.