Acqua, nutrizione e mezzi di difesa sono i tre pilastri della produttività nel frutteto. Per tali motivi la sostenibilità delle colture va ricercata nell’ottimizzazione di questi tre fronti tecnici. Proprio in tal senso è nato il progetto “Pereto sostenibile”, sviluppato grazie all’accordo fra Bayer e Fondazione Navarra, di Ferrara. Per approfondire i temi del progetto AgroNotizie ha intervistato Michele Mariani, consulente senior della Fondazione.

Si fa un gran parlare di sostenibilità, ma non sempre lo si fa a proposito. Com’è nata quindi la collaborazione con Bayer e quali finalità comuni vi siete posti?
L’idea della sostenibilità ci ha trovati uniti nella volontà di declinare il concetto secondo il nostro modo di operare. Cioè essere sostenibili senza perdere produttività. A patto di mantenere questa, abbiamo focalizzato la nostra attenzione su tutte le variabili possibili per minimizzare gli impatti, articolando programmi il più possibile basati su un approccio integrato, anche usando microrganismi e prodotti naturali.
Un primo obiettivo è stato minimizzare gli sprechi idrici, razionalizzandone gli usi. Nel 2014, purtroppo, non è stato possibile vedere differenze fra tesi, vista l’elevata piovosità dell’anno. Resta comunque il fatto che in caso di scarsità idrica l’uso razionale dell’acqua porta sicuramente benefici.
Altro fronte strategico è poi la nutrizione, tema sul quale abbiamo seguito un approccio più razionale, valutando sempre i livelli reali di nutrienti, nel suolo e nella soluzione circolante, prima di intervenire. Solo nella lotta alle malerbe abbiamo un po’ sofferto, per via delle ristrettezze di soluzioni tecniche che ci imponeva il disciplinare che avevamo deciso di seguire. Soprattutto i polloni hanno aumentato le ore di lavoro e i costi. Valutando però il risultato complessivo, ci siamo comunque avvicinati ai mille euro per ettaro risparmiati, in entrambi gli anni. Il tutto a parità di produzione
”.

Appunto. Parità con cosa? Come sono state impostate le prove?
Il progetto si è sviluppato su prove in impianti giovani di Abate, entrambi dotate di reti anti insetto ma solo nella tesi ‘sostenibile’ le abbiamo utilizzate, lasciando la tesi di confronto alle pratiche integrate tradizionali. Si tratta in sostanza di appezzamenti da mezzo ettaro circa, condotti confrontando integrato classico con un integrato più sostenibile.
Nel secondo anno si è aggiunta anche la confusione sessuale ‘liquida’, ovvero quella effettuata aggiungendo alle miscele fitosanitarie appositi formulati a base di fermomoni. I gancetti funzionano infatti molto bene nelle annate normali, ma con estati molto calde abbiamo visto che si scaricano velocemente e si rischia di restare scoperti a fine stagione. Già i diffusori di aerosol sono migliori, essendo temporizzati e non venendo condizionati dalle temperature.
I vantaggi della liquida risiedono però nella grande flessibilità d’uso, dal momento che posso intensificare o diluire la quantità di feromone a seconda della condizione di campo. Unico svantaggio è che bisogna ricordarsi di aggiungerlo. Le miscele sono composte talvolta da 5-6 prodotti diversi ed è capitato che qualche volta l’operatore si dimenticasse di aggiungere anche il feromone. Va cioè presa l’abitudine di ricordarsi anche di questo
”.   

Quali sono stati gli altri mezzi tecnici messi a disposizione da Bayer per produrre in modo sostenibile?
Movento è andato molto bene, soprattutto il primo anno, consentendo di controllare oltre alla Psilla anche afide verde. Nell’integrato è servito invece un intervento specifico contro l’afide. Il prodotto è stato messo ben sotto stress, perché siamo in zona tipica da Psilla, infatti l’anno scorso abbiamo dovuto ripetere l’applicazione, ma se si pensa che a volte di abamectina ne si usa anche per 3-4 trattamenti… Luna Experience, come visto anche nelle prove effettuate dall’Osservatorio di Bologna, è invece molto efficace sulla maculatura bruna, la quale si presenta molto virulenta dall’ultima settimana di maggio a tutto giugno. Per ottimizzare il profilo residuale, però, si è preferito applicarlo in maggio, perché fa paura anche la ‘calicina’. Se non ti copri la prendi.
I differenti tipi di residui, così facendo, sono passati da 5-6 nell’integrato classico a soli 2-3 nel ‘pereto sostenibile’. Ciò può fare la differenza quando ci si debba confrontare con disciplinari privati molto restrittivi. Apre cioè tutte le strade commerciali possibili. Hanno aiutato in tal senso anche le due applicazioni di Bacillus subtilis nella fase finale, in pre-raccolta, permettendo di alleggerire ulteriormente il profilo residuale. Il tutto ottenendo risultati in conservazione paragonabili all’integrato classico
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