Un approccio del progetto ha riguardato lo studio della difesa fitosanitaria, pratica colturale ritenuta di fondamentale importanza sia per gli aspetti economici che essa determina, quali quelli dell'incremento quali-quantitativo di produzione e di riduzione dei costi, che per quelli relativi alla sostenibilità ambientale, in coltura convenzionale o biologica. In questo campo molte ricerche sono state dedicate alla 'mosca delle olive' (Bactrocera oleae Gmelin, 1790), notoriamente il più pericoloso e dannoso fra i parassiti dell'olivo e fitofago-chiave dell'ecosistema, ma non sono stati trascurati altri parassiti entomatici e patologici in grado di influenzare la qualità e la quantità dell'olio prodotto.
In un'ottica di tutela dell'ecosistema, ma anche di competitività economica, sono state sperimentate tecniche di lotta alternative all'uso delle sostanze chimiche, perciò sono state implementate prove di tipo agronomico, biologico, biotecnico e con biocidi naturali. Tuttavia, a latere, non sono state trascurate prove con impiego di sostanze attive chimiche, il cui uso risulta essere ancora imprescindibile in molti ambienti meridionali per un'efficace difesa, comprendendo nuove molecole in grado di sostituire quelle vecchie e tradizionali, ormai in gran parte estromesse dalla vigente normativa comunitaria dagli elenchi del prodotti impiegabili.
Di supporto alla messa in atto di tali tecniche di contenimento delle avversità biotiche, è stato inoltre sperimentato anche un nuovo sistema di monitoraggio ambientale, preliminare e propedeutico agli interventi diretti di lotta, basato sulla raccolta di dati (climatici, fisiologici della pianta, etologici dei parassiti) a livello comprensoriale (SIT- Sistema Informazione Territoriale), successivamente sottoposto ad analisi informatica (GIS - Geographical Information System) allo scopo di ottimizzare la strategia di difesa fino al punto di elaborare affidabili modelli previsionali di attacchi parassitari. Da questi dati provengono anche interessanti informazioni circa gli effetti che i cambiamenti climatici in atto esercitano sulla biocenosi dell'oliveto, che lasciano presagire l'implementazione di nuove strategie di lotta contro il parassita primario (mosca) per forma ed epoca d'intervento.
Nel settore di lotta agronomica, è stato privilegiato l'approccio genetico, mediante l'implementazione di una serie di ricerche basate sulla valutazione della suscettibilità dei diversi genotipi nei confronti dei principali fitofagi e patogeni, facilitate dalla disponibilità del Cra-Oli di un campo di conservazione del germoplasma olivicolo, con oltre 400 cultivar tra italiane e straniere. Questo approccio ha compreso anche uno studio in ordine alle cause determinanti la diversa suscettibilità e, laddove possibile, una serie di prove tendenti ad accertare la reale resistenza genetica mediante infezioni artificiali di patogeni in ambienti controllati. Questo complesso di indagini ha fornito interessantissimi risultati, ovviamente parziali e perciò bisognosi di ulteriori approfondimenti, ma che comunque hanno costituito e costituiscono una sorta di rivoluzione culturale nell'approccio di una moderna difesa fitosanitaria.
In riferimento alla 'mosca delle olive', è stato accertato un diverso comportamento dei genotipi in rapporto alle infestazioni, evidenziato da una minore suscettibilità di alcune varietà rispetto ad altre, in dipendenza della loro maggiore quantità di oleuropeina (>30 mg/g di polpa) presente nei frutti. Tale indicazione è stata ulteriormente validata da una prova di impiego del glucoside direttamente posto sul foro di ovideposizione che, provocando una forte inibizione dello sviluppo degli stadi preimmaginali del dittero (schiusura dell'uovo e nascita della larva di prima età), determinava una forte riduzione del livello di infestazione. L'influenza che l'oleuropeina esercita sull'inibizione dello sviluppo dei parassiti, in forma diretta o per effetto di metaboliti intermedi della sua degradazione (sono all'uopo in atto specifici studi), è confermata anche dalle osservazioni effettuate sulla suscettibilità delle cultivar a Spilocaea oleagina (Cast.) Hugh, dove una bassa suscettibilità è stata correlata ad una più elevata presenza di oleuropeina nelle foglie.
Il tema della capacità varietale a tollerare i danni provocati da patogeni ha riguardato anche Pseudomonas savastanoi pv. savastanoi (Smith), agente patogeno della nota malattia 'rogna', ha mostrato una propria validità in relazione alla capacità dei diversi genotipi a 'resistere' ai forti abbassamenti termici e quindi alla possibilità di non offrire soluzioni di continuità epidermiche all'ingresso dei batteri.
Contro Verticillium dahliae (Kleb.), altra importante fitopatia in forte espansione in Italia, sono ancora in atto test di resistenza genetica su piantine artificialmente infette ed in osservazione in ambiente controllato (serra), nel frattempo è stato sperimentato un metodo di lotta endoterapico con cui è stato iniettato direttamente nel sistema conduttore della pianta una sostanza attiva (Fosetyl-aluminium), capace di produrre la remissione sintomatologica della malattia e quindi di riportarla ad accettabili livelli vegeto-produttivi.
Nel campo della lotta biologica, di tipo conservativo o inoculativo mediante introduzione in un ambiente olivicolo calabrese del braconide parassitoide oofago Psyttalia (= Opius) concolor (Slépligeti, 1910), ed in quello di lotta biotecnica (trappolaggio massale mediante impiego di dispositivi Attract and Kill), si sono ottenuti positivi risultati contro B. oleae nell'olivicoltura meridionale, permettendo una significativa riduzione delle infestazioni con conseguente riduzione o, talvolta, l'eliminazione dei trattamenti. Detti trattamenti, direttamente impiegati contro le popolazioni immaginali e preimmaginali, sono da considerarsi elementi da integrare agli altri metodi di lotta alternativa, persino negli ambienti più favorevoli allo sviluppo del fitofago quali quelli dell'Italia meridionale. Circa le sostanze attive impiegabili, accanto a quelle ancora consentite (Dimetoato, Deltametrina, ecc.), di particolare interesse è apparso l'Imidacloprid, i cui prodotti commerciali non sono ancora omologati su olivo, per la sua efficacia in relazione alle basse concentrazioni con cui si impiega.
Focus sull'olivicoltura biologica
In considerazione del notevole successo ottenuto presso gli olivicoltori italiani, anche in funzione di una maggiore competitività raggiungibile per l'acquisizione di valore aggiunto, una grande attività di ricerca è stata dedicata alla coltivazione biologica. In quest'ambito si è valutata l'efficacia dei prodotti ammessi dalla legislazione vigente contro i principali parassiti, oltre che l'impatto ambientale che dette sostanze attive provocano sull'entomocenosi dell'ecosistema ed il rischio tossicologico connesso all'eventuale presenza di residui nocivi nel prodotto finale. Al riguardo è stato accertato che non tutte le sostanze ammesse, ancorché di origine naturale, sono esenti da rischi ambientali e tossicologici, come ad esempio l'azadiractina ed il pur efficace rotenone. Altre sostanze, invece, hanno mostrato poca efficacia (piretro, quassia, prodotti a base di P. bassiana).
I risultati ottenuti in queste ricerche hanno indicato il caolino (repellente utilizzabile in biologico in quanto considerato biostimolante) quale efficace prodotto antidacico, senza effetti tossicologici collaterali e minimi impatti ambientali.
Ancora in corso di sperimentazione possono considerarsi altre sostanze attive, pertanto ancora non definitivamente classificabili, anche se qualcuna di esse (Spinosad) appare abbastanza promettente (dal momento di pubblicazione degli atti, marzo 2008, ad oggi, lo Spinosad ha ottenuto l'autorizzazione all'impiego in agricoltura biologica, ndr).
Tutte le ricerche di difesa fitosanitaria relativamente all'efficacia di azione, sono state completate da appositi studi concernenti gli effetti ambientali che dette tecniche provocavano, in special modo sulla biocenosi complessiva dell'ecosistema, comprendendo anche gli organismi utili ed indifferenti, e, laddove possibile, anche gli aspetti tossicologici. Nel caso di B. oleae, sono stati valutati gli effetti provocati dai trattamenti con le diverse sostanze saggiate sulla qualità finale del prodotto. In particolare sono stati osservati i parametri relativi alle caratteristiche merceologiche (acidità e numero di perossidi), salutistiche (polifenoli e tocoferoli), chimiche (acidi grassi) e sensoriali (panel test) dell'olio.
I risultati complessivamente ottenuti dimostrano come una maggiore competitività dell'olivicoltura nazionale, specialmente nelle regioni meridionali ad alta densità di attacchi parassitari e/o in coltivazione biologica (considerata ad alto valore aggiunto), passa inevitabilmente da una corretta e razionale strategia di difesa fitosanitaria. In relazione a ciò, infatti, i margini di miglioramento quali-quantitativo della produzione risultano essere notevoli, maggiormente in riferimento al contenimento della mosca delle olive che rimane l'avversità primaria della coltura, senza contare l'assoluta preminenza che questa pratica colturale esercita sulla salvaguardia ambientale.
Si ringrazia il Dr. Nino Iannotta del Cra, Centro di Ricerca per l'Olivicoltura e l'Industria Olearia, Rende (CS) per la disponibilità e la collaborazione
Per la bibliografia si veda il sito Cra-Oli.it
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Fonte: CRA - Centro di ricerca per l'olivicoltura e l'industria olearia