Il sistema agrivoltaico nasce come un'opportunità per massimizzare la sostenibilità economica delle imprese agricole italiane e potrebbe essere una risorsa importante per il settore agricolo e zootecnico del nostro Paese, che si impegna in modo sempre più concreto nella corsa verso la decarbonizzazione del sistema energetico.

 

Infatti, all'interno del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) è stato inserito l'obiettivo di ridurre le emissioni di anidride carbonica entro il 2030. Questo significa che l'Italia dovrà investire di più sul fronte delle energie rinnovabili e intensificare gli sforzi per raggiungere gli obiettivi indicati dall'Unione Europea.

 

Secondo Italia Solare, associazione dedicata al fotovoltaico e alle integrazioni tecnologiche per la gestione intelligente dell'energia, "basterebbe che solo lo 0,32% dei terreni agricoli italiani fosse coperto da impianti solari per soddisfare il 50% degli obiettivi di decarbonizzazione al 2030".

 

Agrivoltaico, un'opportunità per il clima e l'agricoltura

Il sistema agrivoltaico consiste nell'uso ibrido di un suolo agricolo, poiché unisce la produzione agricola o zootecnica con l'energia elettrica solare tramite l'installazione di pannelli fotovoltaici posizionati sopra le colture.

 

I pannelli non rappresentano un freno alla produzione agricola, ma si realizza una sinergia virtuosa sia dal punto di vista agronomico che ambientale, consentendo un incremento della quota di energia da fonti rinnovabili e un uso sostenibile del suolo, anche a tutela della biodiversità.

 

Il sistema agrivoltaico consiste nell'uso ibrido di un suolo agricolo

Il sistema agrivoltaico consiste nell'uso ibrido di un suolo agricolo

(Giuseppe Ferrara del Dipartimento di Scienze del Suolo, della Pianta e degli Alimenti presso l'Università degli Studi di Bari)

 

Nel sistema agrivoltaico, infatti, si viene a creare un microclima favorevole per la crescita delle piante, migliorando le prestazioni di alcune colture e nel contempo garantendo produzioni agricole anche in aree marginali e con minor consumo di risorse (soprattutto quella idrica), rafforzando soluzioni di economia circolare e sostenibilità ambientale.

 

Un'opportunità sarebbe quella di recuperare i terreni incolti e marginali per impiantare colture ad habitus ridotto e/o allevamenti ovinicaprini. Oltre ai prodotti agricoli è di fondamentale importanza il concetto di biodiversità ecologica. Sappiamo infatti che piante e insetti arricchiscono la "vitalità" del suolo e che quante più specie di piante sono presenti nell'azienda, tanto più diversificata e abbondante sarà la comunità di insetti e organismi che ospitano.

 

Agrivoltaico, un aiuto alla biodiversità

Oltre il 75% delle principali colture agrarie e circa il 90% delle piante selvatiche da fiore si servono di api, vespe, farfalle, coccinelle, ragni, rettili, uccelli e mammiferi e in generale di impollinatori per trasferire il polline da un fiore all'altro e riprodursi. L'impollinazione, consentendo a tantissime piante di propagarsi, è la base fondamentale per l'ecologia delle specie e il funzionamento degli ecosistemi, la conservazione degli habitat e la fornitura di una vasta gamma di importanti e vitali servizi e benefici per l'uomo, inclusa la produzione di alimenti, fibre, legname e altri prodotti.

 

In sintesi, l'impollinazione soprattutto entomofila è alla base della biodiversità, della nostra esistenza e delle nostre economie. Riconoscere che le comuni "infestanti" lungo le strade sono in realtà una preziosa fonte di polline e nettare per gli insetti che svolgono una funzione molto importante come impollinatori di colture agrarie (ciliegio, mandorlo, eccetera) e nemici naturali che controllano i parassiti è importante per gli agricoltori che vogliono gestire le cosiddette aree marginali. La vegetazione autoctona è un elemento critico della conservazione dell'habitat e nella salvaguardia dell'ecosistema e si può perfettamente inserire in un sistema agrivoltaico.

 

Dagli States in visita presso l'Università degli Studi di Bari

Negli Usa questo nuovo approccio di fusione tra agricoltura e produzione di energia è ancora agli inizi e non esistono attualmente impianti come quelli presenti sul territorio pugliese, in particolar modo per ciò che concerne il settore vitivinicolo, che meriterebbe maggiori studi per la valorizzazione dei prodotti tipici del territorio. Infatti, la viticoltura da vino in Puglia annovera circa 11mila aziende agricole e circa seicento cantine (Fonte: Camere di Commercio, 2020).

 

Dal 19 al 21 settembre 2023 cinque professori dell'Università della Georgia (Uga), Leonardo Lombardini, Sarah Lowder, Bodie Pennisi (tutti del Department of Horticulture), Phil Brannen (Department of Plant Pathology) e Mussie Habteselassie (Department of Crop and Soil Sciences) sono stati ospitati dal professore Giuseppe Ferrara del Dipartimento di Scienze del Suolo, della Pianta e degli Alimenti ( Disspa) presso l'Università degli Studi di Bari per approfondire temi riguardanti l'agrivoltaico e su come questo possa rappresentare un vantaggio concreto per le produzioni locali.

 

In particolare, la visita è avvenuta presso l'impianto agrivoltaico dell'Azienda Svolta di Gioia del Colle (Ba). La sperimentazione è condotta presso un vigneto di Primitivo parzialmente ombreggiato da pannelli solari e situato in agro di Laterza (Ta).

 

Come può rappresentare un vantaggio concreto per le produzioni locali l'agrivoltaico?

Come può rappresentare un vantaggio concreto per le produzioni locali l'agrivoltaico?

(Giuseppe Ferrara del Dipartimento di Scienze del Suolo, della Pianta e degli Alimenti presso l'Università degli Studi di Bari)

 

Con l'agrivoltaico la vite ha una marcia in più

I ricercatori statunitensi hanno potuto osservare come le condizioni microclimatiche create dai pannelli solari stimolano la crescita e la produttività delle viti rispetto al pieno campo. I professori Phil Brannen e Sarah Lowder, entrambi esperti nel campo della patologia vegetale, hanno osservato differenze nei livelli di malattia di oidio e peronospora sotto i pannelli solari rispetto all'esterno.

 

Il professore Brannen ha indicato che "c'è la necessità di ottimizzare questo nuovo sistema di coltivazione, ma il sistema è molto promettente e c'è bisogno di ulteriori ricerche".

 

Le viti sotto i pannelli solari sono più ombreggiate e quindi si avvantaggiano di temperature più fresche nel corso della calda stagione estiva. L'aumento del vigore e la riduzione dello stress della vite si osservano in maniera evidente sotto i pannelli solari. Il sistema ha il potenziale per migliorare la "salute" del suolo modulando sia la temperatura sia l'umidità del terreno e incrementando nel tempo la sostanza organica, questo migliorerebbe il sequestro del carbonio e altri servizi ecosistemici.

 

Dai dati raccolti dal professore Ferrara nei primi anni di sperimentazione sul territorio pugliese sono emersi risultati concreti e incoraggianti sulla compatibilità tra vite e pannelli fotovoltaici con produzione di uve di qualità per la vinificazione.

 

Nicola Mele, comproprietario de I prodotti della Svolta, società proprietaria dell'impianto, ha ospitato con entusiasmo i ricercatori della Uga e del Disspa nella sua azienda agrivoltaica. Svolta ha anche cofinanziato un ricercatore universitario, Andrea Mazzeo, che svolge attualmente la sperimentazione nel vigneto oggetto della visita. L'Università degli Studi di Bari ha inoltre finanziato due dottorandi, Andrea Magarelli e Simona Pitardi, che stanno lavorando sulla tematica dell'agrivoltaico sotto la guida del professore Giuseppe Ferrara, su ulteriori specie frutticole.

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