Verrà costituita domani, 9 ottobre, a Bruxelles, la prima Associazione europea dei pioppicoltori, sotto l’egida della Cei-Bois, la Confederazione europea delle industrie del legno. In particolare, saranno coinvolti, come firmatari e soci fondatori, i pioppicoltori di cinque Paesi europei: Italia, Spagna, Francia, Belgio e Olanda. E sembra ormai scontato che all’operazione aderiscano anche gli industriali che trasformano e lavorano il pioppo.
'Un’operazione senza precedenti', annuncia Enzo Reni, pioppicoltore, industriale del legno a Volta Mantovana (Mantova) e uno dei principali promotori dell’iniziativa , ' che si pone obiettivo di rilanciare la pioppicoltura in Europa e di integrare la filiera del pioppo'. Proprio Enzo Reni, che insieme al figlio Nicola è stato uno dei promotori della costituenda realtà europea, che parteciperà a Fieragricola nel febbraio 2010, in occasione della 109ª edizione di Fieragricola, spiega le finalità dell’Associazione europea dei pioppicoltori e illustra gli scenari delle pioppicoltura in Italia, in Europa e a livello mondiale.
'L’Associazione europea dei pioppicoltori, che dovrebbe vedere appunto il coinvolgimento anche del mondo industriale del legno, si pone l’obiettivo di incentivare la coltivazione del pioppo in Europa', annuncia Reni. 'Nel mondo, l’evoluzione in campo forestale registra un trend positivo: le piantagioni da legno sono passate da 173 milioni di ettari nel 1990 a 232 milioni di ettari nel 2005, con un incremento del 34%. E la Fao ha previsto che nel 2050, a livello mondiale, il 75%o del legname utilizzato per fini industriali sarà ricavato da piantagioni con specie a rapida crescita, come il pioppo'.
Scorrendo i numeri della pioppicoltura, qualche problema non può sfuggire. Soprattutto in Italia. 'La superficie mondiale delle piantagioni di pioppo', illustra Reni, ' ammonta complessivamente a 7 milioni di ettari, 2,6 dei quali sono piantagioni specializzate per la produzione di legno. In Europa la superficie delle piantagioni a pioppo occupa quasi un milione di ettari. Italia, Francia, Turchia e Ungheria rappresentano insieme il 65 per cento della superficie, con produzioni annue complessive di circa 8 milioni di metri cubi'.
In flessione la produzione nazionale. 'Nel nostro Paese, la superficie pioppicola è di circa 118mila ettari, di cui 83mila in colture specializzate inserite fra le attività agricole', dichiara Reni. 'Ma nell’ultimo ventennio si è assistito ad una riduzione di circa il 25%'. Fra le cause di questa contrazione, Reni indica da un lato la maggiore redditività di colture agricole concorrenti, 'come ad esempio i seminativi', ma contemporaneamente anche 'una politica di incentivi sul legno destinati alla sola produzione di biomasse per energie da fonti rinnovabili, che ha sottratto materia prima agli utilizzi industriali-produttivi in favore di scopi puramente energetici'.
L’Associazione europea dei pioppicoltori, a livello comunitario, punterà ad ottenere una maggiore chiarezza normativa sulla coltivazione del pioppo. A partire dalle due certificazioni volontarie di buona gestione forestale: Pefc e Fsc, acronimi rispettivamente di 'Programme for endorsement of forest ceritication schemes' e 'Forest stewardship council'.
'Il problema è che', spiega Reni, 'a causa di forti contrasti interni ai due organismi che rilasciano le certificazioni, ambedue valide ed interscambiabili a livello europeo, non si trova un accordo per un disciplinare comune. E la costituzione dell’Associazione europea dei pioppicoltori dovrebbe favorire il dialogo e la nascita di un disciplinare unico per il pioppo'.
La strategia di rilancio della pioppicoltura passa anche attraverso politiche agro-ambientali e forestali, a livello europeo e nazionale. 'Non bisogna sottovalutare che la coltivazione a ciclo breve (10 anni) del pioppo costituisce l’unica reale risorsa boschiva, sulla quale costruire una solida base per l’approvvigionamento futuro di legname per l’industria del legno, del mobile e della carta'.
Senza dimenticare gli aspetti ecologici positivi associati alla pioppicoltura e alla gestione forestale sostenibile. A livello nazionale, le proposte dei pioppicoltori richiamano l’attenzione sulla necessità di riattivare i Comitati regionali per il pioppo, soprattutto nelle aree dove la coltura è maggiormente diffusa (Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna) e di programmare una gestione del controllo statistico sulle superfici coltivate esistenti, sui nuovi impianti e sulle realizzazioni annuali.
'Contemporaneamente', aggiunge Reni, 'servirà un nuovo slancio nell’attività della Commissione nazionale per il pioppo, diffondendo la cultura della coltivazione, gli aspetti ecologici ad essa collegati e configurando un vero e proprio sistema italiano per la pioppicoltura, che serva anche come monitoraggio della filiera sull’economia del Paese'.
 
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