Quasi 100mila visitatori in quattro giornate. Questo il bilancio di Fieragricola 2024, la rassegna internazionale dell'agricoltura che ha concluso la 116° edizione con un +45% degli operatori rispetto alla precedente edizione.
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"Questa edizione di Fieragricola ha ribadito il valore dell'evento, considerato ormai la casa di tutti gli imprenditori agricoli. Innovare in agricoltura è fondamentale per il futuro di tutti noi e questa fiera rappresenta lo strumento migliore per scoprire le ultime novità del settore". Queste le parole del presidente di Veronafiere, Federico Bricolo a commento della manifestazione che ha portato a Veronafiere da mercoledì 31 gennaio a sabato 3 febbraio scorsi tutta la filiera della meccanizzazione agricola, zootecnia, energie rinnovabili, servizi, tecnologie per smart irrigation, digitalizzazione e biosolution per la difesa del suolo.
Sono 820 le aziende da 20 Paesi che hanno incontrato negli 11 padiglioni buyer da 28 nazioni, oltre all'Italia: Albania, Algeria, Armenia, Azerbaijan, Cile, Costa Rica, Croazia, Danimarca, Egitto, Etiopia, Georgia, Ghana, Guatemala, Kazakhstan, Kenya, Macedonia del Nord, Mozambico, Pakistan, Polonia, Repubblica Ceca, Senegal, Serbia, Slovacchia, Spagna, Tunisia, Turchia, Ungheria e Uzbekistan. Una prova del fatto che Veronafiere sta spingendo per accelerare il processo di internazionalizzazione.
Gli scenari di mercato delle filiere agricole mutano velocemente ed è per questo che la kermesse è stata resa "ancora più rispondente alle esigenze di aziende e visitatori, incrementando il numero di espositori e top player per ogni settore merceologico, aumentando anche gli operatori nazionali, soprattutto dal Centro Sud Italia e quelli esteri, dai Paesi dell'Est Europa, dell'Africa e del Medio Oriente. Ha inoltre ripagato la scelta di potenziare il livello di specializzazione delle aree tematiche e puntare sull'agricoltura 4.0, con un'offerta di tecnologie digitali, robotica, e intelligenza artificiale" come ha spiegato l'amministratore delegato di Veronafiere, Maurizio Danese.
Gli appuntamenti
Uno dei punti di forza della rassegna sono stati gli oltre 140 convegni: appuntamenti dedicati all'aggiornamento e alla formazione professionale degli imprenditori agricoli.
Tra i temi al centro degli eventi i cambiamenti climatici, ma anche l'uso dei dati in agricoltura: proprio su quest'ultimo argomento si è fatto il punto con gli incontri targati Fieragricola e Image Line® per capire come accedere ai finanziamenti pubblici, pianificare le attività in campo, certificare i prodotti made in Italy, permettere la comunicazione tra agricoltori, consulenti e fornitori di mezzi tecnici.
Pac, Angelo Frascarelli: "Revisione a medio termine non praticabile"
"La revisione a medio termine di questa Pac, che qualcuno chiede, non è praticabile. Si potranno fare piccolissimi aggiustamenti, soprattutto a livello nazionale, ma siamo al secondo anno di applicazione della riforma, e nell'ipotesi che si attivi una proposta di revisione non potrebbe comunque andare in porto nell'anno delle elezioni. Se ne discuterebbe nel 2025 e, quindi, al massimo potrebbe interessare gli ultimi due anni e, francamente, ha poco senso". Lo ha detto il professor Angelo Frascarelli, docente di Economia agraria all'Università di Perugia.
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Sarebbe meglio preoccuparsi per la prossima programmazione 2028-2034. "Siamo in ritardo, se ne parlerà almeno agli inizi del 2025, quando avremo le nuove istituzioni europee e tutta l'attenzione si concentrerà sul budget della nuova Pac".
Le proteste degli agricoltori degli ultimi giorni per Frascarelli sono "un allarme per farci capire che bisogna dare maggiore attenzione al mondo agricolo" e ha spiegato che tra le motivazioni pesa molto l'incertezza sui mercati, con "prezzi molto volatili, che non sono sempre bassi, ma sui quali non si può fare affidamento" riportando l'esempio del mais.
Ma l'incertezza è anche relativa al clima e a livello legislativo "con l'agricoltore che non solo ha normative impegnative, ma sempre diverse".
Focus latte
Prudenza è la parola chiave per quanto riguarda il mercato del latte nei prossimi mesi, in quanto i costi di produzione e di internazionalizzazione potrebbero subire degli scatti anche repentini verso l'alto, a causa delle tensioni geopolitiche su scala mondiale, dall'Ucraina al conflitto israelo palestinese, dal Canale di Suez alle incognite nell'area asiatica.
Ma si possono cogliere diversi segnali che indicano che nelle prossime settimane i prezzi del settore lattiero caseario dovrebbero mantenersi su valori sostenuti, favorendo così la possibilità delle catene di approvvigionamento di pianificare investimenti per migliorare produzioni.
A fronte di produzioni sostanzialmente invariate, con i principali Paesi esportatori di formaggi, polveri e burro (Argentina, Australia, Bielorussia, Cile, Nuova Zelanda, Ue-27, Usa, Uruguay) che hanno prodotto solamente lo 0,2% di latte in più rispetto all'anno precedente, la domanda mondiale di prodotti lattiero caseari si è mostrata dinamica, con consumi in aumento dello 0,6% e scambi mondiali sostenuti (+4,1% le importazioni in milk equivalent e +3,1% le esportazioni, fonte: Clal.it) fra le principali aree del pianeta, lascia sperare che il 2024 possa assicurare margini di guadagno in crescita per gli allevatori.
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Export di cereali dall'Ucraina in aumento, soprattutto mais e frumento e boom per la soia
"Sono a Fieragricola perché l'Ucraina è interessata a sviluppare rapporti nel settore primario" Così Yaroslav Melnyk, ambasciatore d'Ucraina in Italia. L'export ucraino di cereali è cresciuto negli ultimi mesi, nonostante il mancato rinnovo dell'accordo Black Sea Grain Initiative, per volontà di Mosca.
Fra gennaio e novembre 2023 l'Ucraina - secondo le elaborazioni di Teseo.Clal.it - ha esportato 39,6 milioni di tonnellate di cereali (+16,56% tendenziale), per un valore superiore ai 7,4 miliardi di dollari (-8,31% sullo stesso periodo del 2022, per effetto della contrazione dei listini).
Più precisamente, ha collocato sul mercato 22,8 milioni di tonnellate di mais (+3,25% su base tendenziale) destinati per il 58% all'Unione Europea. L'Ue nei primi 11 mesi del 2023 ha ritirato 13,36 milioni di tonnellate (+3,19%).
L'export ucraino è cresciuto anche con destinazione Italia: +72,29% nei primi 11 mesi del 2023; in termini di volume ha raggiunto quota 2,13 milioni di tonnellate di mais, rappresentando il terzo Paese di destinazione dell'Unione Europea, dopo Spagna (3,23 milioni di tonnellate di mais) e Romania (2,83 milioni di tonnellate).
Cina ed Egitto, rispettivamente con il 21% e il 10% della quota di mercato, sono le altre principali destinazioni del mais coltivato in Ucraina.
L'Ucraina ha esportato fra gennaio e novembre 2023 14,4 milioni di tonnellate di frumento (+50,35% rispetto allo stesso periodo del 2022).
Il 51% dei volumi di frumento venduti da Kiev sono stati collocati in Unione Europea (+111,87%, per una quantità superiore ai 7,31 milioni di tonnellate). L'Italia rappresenta il 3% del market del frumento ucraino e ha ritirato oltre 482mila tonnellate (+29,32% rispetto a gennaio-novembre 2022), dietro a Spagna (3,27 milioni di tonnellate) e Romania (2,24 milioni di tonnellate).
Una parte dei Paesi dell'Europa Centro Orientale lamenta, con riferimento all'export di cereali provenienti dall'Ucraina, prezzi particolarmente competitivi, che metterebbero sotto pressione la redditività degli agricoltori locali.
Anche se complessivamente l'export di semi oleosi e farine proteiche nei primi 11 mesi del 2023 abbia segnato una frenata (-4,41% in quantità e -24,11% in valore, fonte: Teseo.Clal.it), le esportazioni di soia hanno accelerato: +84,98% in volume e +50,93% in valore.
L'Unione Europea rappresenta il primo mercato di sbocco, con il 41% della quota di mercato, in crescita del 61,19% tendenziale, con l'Italia al quinto posto in Ue per volumi di soia ritirati (poco meno di 128mila tonnellate, +11,26% rispetto a gennaio-novembre 2022).
Le importazioni totali della Ue dall'Ucraina hanno raggiunto i 24,3 miliardi nei 12 mesi fino a ottobre 2023. Nel 2021, prima dell'invasione dell'Ucraina da parte della Russia, le importazioni comunitarie da Kiev ammontavano a 24 miliardi di euro.
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