Nonostante le aziende agricole siano spesso fisicamente isolate nella campagna, sono al centro di un vasto ecosistema, fatto di relazioni con i fornitori di sementi e mezzi tecnici, di consulenti, nonché di rapporti con la filiera e con il territorio. L'agricoltore intrattiene dunque numerose relazioni e i dati che produce nella propria azienda possono essere valorizzati se condivisi in maniera opportuna con gli altri soggetti.
Di come valorizzare i dati nel dialogo tra agricoltori, consulenti e fornitori di mezzi tecnici si è parlato durante un convegno organizzato da Image Line® e Fieragricola, con la partecipazione dell'Accademia dei Georgofili, lo scorso 3 febbraio a VeronaFiere proprio durante la manifestazione scaligera dal titolo "I dati per il 'dialogo' tra agricoltori, consulenti e fornitori di mezzi tecnici".
Dati, alleati preziosi in agricoltura
Tanti dati da condividere, ma nel modo giusto
Gianluca Brunori, professore presso il Dipartimento di Agricoltura, Alimentazione e Ambiente dell'Università di Pisa, ha illustrato la complessità dei dati quando si parla di agricoltura. D'altronde, il settore primario è forse quello più complicato per i fattori produttivi e le variabili che mette in campo e dunque anche i dati che descrivono questo ecosistema rispecchiano la realtà di campo.
E così ci sono i dati prodotti dai sensori in campo, quelli che provengono dalle macchine e dalle centraline meteo, quelli elaborati in un'ottica di agricoltura di precisione, come le immagini satellitari e le mappe di prescrizione, nonché quelli inseriti dall'agricoltore all'interno dei software gestionali.
I dati e l'ecosistema digitale
(Fonte foto: Gianluca Brunori, professore presso il Dipartimento di Agricoltura, Alimentazione e Ambiente dell'Università di Pisa)
Se presi singolarmente questi dati hanno un valore relativo, ma acquistano sempre più importanza man mano che vengono condivisi all'interno dell'ecosistema agricolo e della filiera. E proprio per facilitare questa condivisione l'Unione Europea ha approvato una serie di provvedimenti, come ad esempio il Data Act, che mirano a creare una economia della condivisione dei dati. Certo, l'agricoltore rimane il proprietario delle informazioni che lo riguardano e può utilizzarle come meglio preferisce, ma si aggiungono una serie di nuovi diritti.
Ad esempio quello della portabilità, intesa come il diritto per l'agricoltore che utilizza un software di trasportare tutti i suoi dati su un'altra piattaforma se lo ritiene necessario. Come anche il diritto di accedere sempre ai propri dati, anche se questi provengono da sensori o software di terze parti. Insomma, Bruxelles sta spingendo affinché si crei un data space dell'agricoltura, sia a livello nazionale che europeo. L'obiettivo è raccogliere e condividere dati, al fine di supportare gli agricoltori nelle proprie decisioni, ma anche per avere politiche pubbliche più efficaci.
Il consulente, un metro davanti all'agricoltore
In questa transizione digitale il ruolo del consulente è centrale e, come sottolineato da Gastone Dallago, responsabile dell'Unità Centro di Saggio della Fondazione Edmund Mach, deve sempre essere mezzo metro davanti all'agricoltore. In altre parole, deve avere il ruolo di supportare l'azienda agricola nel processo di innovazione, sia sotto il profilo agronomico che digitale.
E il ruolo del consulente è particolarmente valorizzato nella nuova Pac, dove insieme all'Akis, il Sistema della Conoscenza e dell'Innovazione in Agricoltura, ambisce ad un ruolo di "innovation broker", di traghettatore dell'agricoltura verso un futuro reso più produttivo e sostenibile grazie all'innovazione.
Cresce il livello di complessità
D'altronde il contesto produttivo in cui si trova ad operare l'agricoltore è sempre più complesso. Oggi le aziende devono rispettare una quantità elevata di norme: quelle derivanti dalla Pac e quelle relative alla modalità di produzione, come la difesa integrata, la produzione integrata, biologica e sostenibile. Ci sono poi i capitolati della Grande Distribuzione Organizzata (Gdo) e le disposizioni regionali. A cui si sommano le etichette degli agrofarmaci, che come ricordato da Ivano Valmori, fondatore e ceo di Image Line®, azienda che da più di trent'anni sviluppa software e banche dati per l'agricoltura, e direttore responsabile di AgroNotizie®, sono un vero grattacapo.
L'agricoltore deve rispettare un numero crescente di regole
(Fonte foto: Ivano Valmori, fondatore e ceo di Image Line® e direttore responsabile di AgroNotizie®)
"Quando un agricoltore usa un agrofarmaco deve farlo nel rispetto dell'etichetta in vigore in quel giorno. Ma se dal momento dell'acquisto a quello dell'uso l'etichetta è cambiata può incorrere in pesanti sanzioni", sottolinea Valmori. "Analizzando i dati di Fitogest®, la banca dati degli agrofarmaci, abbiamo riscontrato che se un agricoltore usa un prodotto acquistato un anno prima, ha il 40% delle possibilità di sbagliare".
Per questo strumenti come QdC® - Quaderno di Campagna® sono fondamentali. La piattaforma è infatti in grado di eseguire dei controlli preventivi, oltre novanta, sulla correttezza del trattamento e quindi di avvertire l'agricoltore se qualcosa non rispetta la normativa.
Ma anche le rivendite si trovano nella stessa situazione, come confermato da Fabio Manara, presidente di Compag, realtà che associa la maggior parte delle aziende commerciali italiane fornitrici di mezzi tecnici e servizi per l'agricoltura. Perché quando un agricoltore compra un prodotto fitosanitario, il rivenditore deve consegnare le etichette e le Schede di Sicurezza aggiornate. E sbagliare è facilissimo. Per fortuna ci sono strumenti come SDS OnDemand®, che permette di tenere traccia costantemente delle modifiche.
Controlli sul corretto impiego dei prodotti
(Fonte foto: Ivano Valmori, fondatore e ceo di Image Line® e direttore responsabile di AgroNotizie®)
E risalendo la filiera anche i produttori di mezzi tecnici trovano nel digitale uno strumento essenziale. Lorenzo Faregna, direttore di Agrofarma - Assofertilizzanti, ha confermato che gli associati stanno investendo ingenti risorse proprio per accelerare questo processo di digitalizzazione, circa 30 milioni di euro da qui al 2030.
Uno slancio verso il digitale che tuttavia si scontra con una Pubblica Amministrazione che invece è ancora molto legata alla carta, anche se negli anni ha fatto importanti passi avanti. L'auspicio, sottolinea Faregna, è che si arrivi presto ad una completa smaterializzazione delle etichette e in generale della burocrazia.
Digitale, più opportunità che minacce
Come emerso dalla discussione sul palco di Fieragricola 2024, il digitale è percepito da alcuni agricoltori come un fardello, come una complicazione della vita agricola. Eppure, l'utilizzo di strumenti digitali ha le potenzialità per rendere l'intero settore più produttivo e sostenibile. E, perché no, sarà anche più semplice districarsi tra le mille norme in continua evoluzione.
Certo, nessuno vuole degli agricoltori informatici, ma l'alfabetizzazione digitale, che deve andare di pari passo ad un abbattimento del digital divide, è la strada obbligata per il futuro del settore. E il consulente agronomo (e anche un po' informatico), giocherà un ruolo sempre più centrale.
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