Manca il prodotto e i prezzi salgono. La campagna del kiwi vede un calo nelle produzioni. "Questo si sapeva, le cause sono da ricercarsi nel fattore climatico, ovvero - spiega Gianluca Pasi, responsabile tecnico di Geoplant Vivai - le gelate in primavera e poi le grandinate nel corso dell'estate, oltre alla moria che ha colpito in Piemonte, Verona e soprattutto in Lazio, dove le piante morte raggiungono numeri molto alti". La prospettiva è che manchi prodotto anche l'anno prossimo, perché le piante morte non sono sostituibili in una singola annata "credo che il kiwi verde più del giallo patirà di una carenza di prodotto significativa anche nel 2022" aggiunge Gianluca.
Richieste elevate di piante
A livello vivaistico tutto questo si traduce in elevate richieste di piante: "è stata forse una delle annate più positive negli ultimi anni" dice Pasi. Perché se le piante muoiono gli impianti vanno sostituiti e forse anche le aspettative di prezzo alto, di cui già si parlava a fine agosto inizio settembre, hanno spinto la domanda di piante di actinidia.
"Siamo in soldout dalla fine dell'estate, non abbiamo più prodotto da vendere. Sapendolo prima ci si poteva organizzare meglio, purtroppo però nel nostro settore la pianificazione è veramente complicata perché sono poche le aziende che programmano per tempo gli investimenti, tutti aspettano di vedere come sarà il raccolto dell'anno".
Boerica, l'alternativa a Hayward
Da anni l'offerta di Geoplant Vivai per quanto riguarda l'actinidia si è concentrata su una varietà in particolare: Boerica. "La scelta va incontro alle richieste dei nostri clienti, che a livello pomologico preferiscono Boerica ad Hayward. Il frutto è più bello di forma e tendenzialmente fa meno scarto. La produzione lorda è praticamente uguale ad Hayward, ma a fare la differenza sono le rese nette di raccolta che mediamente sono superiori, viene scartato meno prodotto".
La forma più allungata rispetto a Hayward permette un diradamento più semplice, oltre a una migliore ormonatura, spiega Pasi. Questo consente di ottenere frutti più regolari e, di conseguenza, meno scarto, incidendo in modo positivo sia sulla resa netta che sulla gestione dell'impianto. "Boerica è una varietà che va bene, comincia ad essere conosciuta e piace; noi abbiamo scelto da ormai dieci anni di fare quasi solo quella e tutti gli anni più o meno terminiamo le piante".
Boerica, varietà di actinidia a polpa verde
(Fonte foto: Geoplant Vivai)
Bounty, è tollerante alla moria?
Da quest'anno Geoplant Vivai produce piante di actinidia anche sul portinnesto Bounty e prevede di farlo anche in futuro. "Il Bounty a livello vivaistico è complicato da gestire, ma è molto richiesto dal mercato. Si dovrà aspettare ancora qualche anno per poter affermare che sia tollerante o resistente alla moria e soprattutto per conoscere la qualità del frutto, oltre alla produttività naturalmente. Ad oggi, comunque, sembra che le risposte siano positive".
La prova portinnesti richiede più o meno dieci-dodici anni di sperimentazione, spiega Gianluca. Oggi gli impianti più vecchi hanno quattro-cinque anni, "quindi ci vorranno almeno altri quattro o cinque anni per poter affermare con sicurezza che il Bounty funziona. Ad oggi ci sono delle prime evidenze, ma andranno confermate. Per il momento però sembra comportarsi bene".
Kiwi: coltivarlo in ambiente protetto o fuorisuolo
Per coltivare il kiwi nel migliore dei modi, evitando per quanto possibile i rischi, c'è un messaggio che Pasi vorrebbe arrivasse ai produttori: sarebbe meglio coltivare le piante fuorisuolo e in ambiente protetto. "Noi coltivavamo in pieno campo e abbiamo smesso di farlo perché a livello sanitario la pianta dà meno garanzie. Spingiamo affinché la gente acquisti piante fatte in ambiente protetto e le pianti in vaso per avere un substrato sterile e condizioni di coltivazione più sicure".
Vi è quindi una migliore gestione a livello sanitario: "La Psa è molto più facile da gestire rispetto al pieno campo, i nematodi non ci sono così come tutta una serie di altri patogeni presenti nell'ambiente di coltivazione in piena campagna. Coltivando le piante in serra è possibile ridurre questo problema quasi del tutto".
Coltivando in terreni molto sfruttati è più facile che si sviluppino i nematodi, spiega Gianluca, e lo stesso discorso vale per la Psa: chi va in pieno campo è inevitabilmente più soggetto ad avere l'inoculo e di conseguenza a sviluppare infezioni.
In ambiente protetto la situazione è completamente diversa: la temperatura è controllata, così come lo è l'irrigazione, sotto serra è possibile quindi evitare le situazioni che favoriscono l'insorgenza del patogeno. "Le piante sono ovviamente di una dimensione inferiore, ma se è vero che una pianta grande ha una produzione un po' anticipata, è altrettanto vero che l'impianto deve durare trent'anni o anche di più, è un ingente investimento. Invece di basarsi solo su calibro e morfologia sarebbe più importante cercare di avere piante sane".