Si chiamano Mercogliana, Paccuta, Lucente, Marzatica, Olefarella, Tempestiva, San Pietro e Napoletana: e sono le cultivar di castagno (Castanea sativa) che normalmente vengono utilizzate nei castagneti da frutto della Campania settentrionale, in particolare nell'areale di Roccamonfina, in provincia di Caserta.
E che sarà possibile riconoscere facilmente - unitamente all'ibrido euro-giapponese Bouche de Bétizac - con l'utilizzo da parte dei castanicoltori e dei vivaisti di un test rapido messo a punto grazie al progetto di ricerca denominato "Castarray", condotto dal Centro di ricerca per l'olivicoltura, frutticoltura e agrumicoltura di Caserta del Crea e dall'Istituto di ricerca sugli ecosistemi terrestri di Napoli del Cnr, con la collaborazione dell'azienda castanicola Di Pippo Franco di Roccamonfina.

Il progetto "Castarray" - il cui nome fonde quello del frutto e del vetrino microarray di Dna, normalmente utilizzato per esaminare simultaneamente la presenza di moltissimi geni all'interno di un campione di Dna - è stato cofinanziato dall'azione 1 della misura 16.1.1 "Sostegno per costituzione e funzionamento dei Gruppi operativi del Partenariato europeo per l'innovazione in materia di produttività e sostenibilità dell'agricoltura"del Programma di sviluppo rurale della Campania 2014-2020, e ha consentito di definire con un buon margine di precisione cosa è possibile trasferire alla filiera castanicola mediante uno studio di fattibilità.

I risultati - illustrati lo scorso 10 luglio durante il workshop "Trasferimento d'innovazione alla filiera del castagno: i risultati del progetto Castarray" tenutosi nella sede del Crea di Caserta - hanno consentito innanzitutto di fare chiarezza sui rapporti genetici esistenti tra le cultivar campane analizzate.
Interessanti i possibili sviluppi futuri che si profilano, che vanno dalla possibilità di certificare le cultivar attualmente esistenti e portare chiarezza nei rapporti commerciali tra vivaisti e castanicoltori, fino ad attuare strategie di miglioramento varietale per selezionarne fenotipi sempre più resistenti alle avversità: dagli agenti fungini al flagello del momento, il Cinipide del castagno.

"In una prima fase i marcatori genetico-molecolari tradizionali sono stati utilizzati con successo per distinguere varietà e ibridi di castagno (Castanea sativa) e determinare il loro livello di diversità genetica - ha spiegato Luigi De Masi dell'Iret - Cnr di Napoli - L'analisi dei cluster ha identificato quattro raggruppamenti principali sulla base della diversità genetica e ha confermato la classificazione morfologica tradizionale".

"Con lo studio di fattibilità è stato evidenziato che, nel genere Castanea, la resa di un trasferimento del vetrino microarray disponibile per castagno giapponese (Castanea crenata) può essere stimata intorno al 17%. Ciò significa che, utilizzando il vetrino disponibile, soltanto 132 dei 768 spot luminosi darebbero risultati informativi. A fronte di una efficienza così bassa, grazie alle strategie messe in opera, è stato possibile valutare con successo anche una tecnica alternativa nota come Kompetitive Allelle Specific Pcr (Kasp), che può essere utilizzata in maniera molto più flessibile e scalabile (anche su un solo campione alla volta), con costi molto competitivi" ha affermato Angelina Nunziata, ricercatrice presso il Crea Ofa di Caserta.

Grazie agli studi condotti, è stata chiarita con esattezza la tecnica da trasferire alla filiera castanicola e la banca dati da costruire per un accesso aperto all'identificazione genetica delle varietà di castagno.
"Il kit per l'analisi Kasp può essere usato su Dna purificato (si faranno in futuro delle prove anche su estratti grezzi) con una ordinaria reazione Pcr. Presso i laboratori che forniranno il servizio, saranno resi disponibili gli inneschi per ciascun punto di polimorfismo a cui vanno aggiunti il Dna e la miscela di reazione pronta all'uso già ora in commercio. Dopo una reazione di polimerizzazione che richiede poco più di un'ora, si procede alla lettura della piastra in end point con uno strumento in grado di leggere almeno due diversi colori in fluorescenza (Fam ed Hex)" ha spiegato la ricercatrice.

"La lettura del test consente di capire se il campione, in quel punto, è omozigote per il primo allele, omozigote per il secondo allele o eterozigote. I risultati di più saggi, che possono essere condotti in parallelo, consentiranno di attribuire un preciso codice alfabetico al campione analizzato che sarà confrontato con i codici delle varietà note depositati in una banca dati a libero accesso e consentirà l'identificazione varietale" ha concluso Angelina Nunziata.

Il test rapido con tecnologia Kasp Pcr, in sintesi, potrà essere facilmente realizzato da un qualsiasi laboratorio dotato di apparecchio per la real time Pcr con lettura a 4 colori e con i saggi specie specifici, con costi oscillanti tra i 40 e gli 80 euro a campione.

Dalla tavola rotonda di discussione che ne è scaturita, è emerso con chiarezza che la disponibilità tanto della banca dati genetica, quanto del test rapido, possono avere immediati effetti sulla filiera, come la certificazione delle cultivar e la certezza della qualità futura dei frutti.
E non meno interessanti appaiono le per ora solo futuribili prospettive di miglioramento varietale, che però diventano, grazie al progetto Castarray, decisamente più a portata di mano.