Abbiamo chiesto ad Antonio De Luca, CRA - Unità di ricerca per la frutticoltura di Caserta, di rispondere ad alcune domande per conoscere meglio il susino di oggi e la sua evoluzione.
Qual è la situazione susinicola italiana e mondiale?
"Oggi la produzione mondiale di susine è di oltre 16 milioni di tonnellate su una superficie di 4,3 milioni di ettari. Il principale produttore è la Cina che, con oltre 6 milioni di tonnellate, copre una quota pari al 36% dell’intera produzione mondiale. Seguono Romania (2,5%), Serbia (2,3%), Cile (1,8%) e Turchia (1,8%).
Nei Paesi dell’Ue la produzione è di 1,5 milioni di tonnellate. La Romania rappresenta complessivamente il primo produttore dell’UE con circa 600 mila tonnellate (31,2%). E’ seguita da Francia con 209 mila tonnellate (15,4%), Spagna con 205 mila tonnellate (15,1%) e Italia con 172 mila tonnellate (12,7%) (Dati Faostat 2012).
In Italia la superficie coltivata a susino si aggira sui 14.200 ettari. La Regione con la maggiore superficie investita è l’Emilia-Romagna con oltre 5 mila ettari (38% del totale), seguita dalla Campania con poco meno di 3 mila ettari (22%), Lazio con oltre 1.000 ettari (9%), Piemonte con 800 ettari (5%), Basilicata e Sardegna con circa 750 ciascuno, Sicilia e Abruzzo con circa 500 ettari ciascuno, Veneto e Puglia con circa 400 ettari ciascuno e Toscana con circa 300 ettari.
In questi dati, è opportuno precisare, che sono incluse le due tipologie di susine: cinogiapponesi (Prunus triflora R. x Prunus salicina L.) maggiormente adatte al consumo fresco e le europee (Prunus domestica) idonee all’essiccazione e all’industria".
Come il comparto susinicolo guarda al futuro?
"Al momento il susino è tra le specie frutticole che in Italia non ha problemi di sovraproduzione. Questo elemento ha sicuramente indotto diversi agricoltori ad indirizzarsi su questa specie, anche in sostituzione del pesco. Per questo motivo si segnala un incremento delle superfici coltivate a susino, soprattutto negli areali particolarmente vocati".
Black Splendor*, susina cinogiapponese a maturazione precoce dalla polpa rossa, soda e con buon sapore dolce
Negli ultimi anni il susino appare aver acquisito maggiore interesse, visto anche il calo delle pesche. Quali sono gli elementi che permettono di fare reddito?
"Vari sono gli elementi che permettono di fare reddito con la coltivazione del susino, se opportunamente gestiti. In primo luogo è necessario avere una realizzazione razionale dell’impianto attraverso forme di allevamento più idonee, ad esempio il vaso basso (sesti di 5.5 x 3 mt) o palmetta irregolare (sesti 4.5 x 3) e la palmetta libera.
Altro aspetto importante è la giusta disponibilità di acqua attraverso l’irrigazione. Essa deve essere fornita soprattutto durante il periodo di fioritura, dell’allegagione e dell’accrescimento dei frutti. La quantità di acqua da somministare può variare secondo i vari ambienti da 200 a 1000 m3/ettaro.
Anche la concimazione è importante: per l’azoto è necessario apportare da 100 a 160 kg/ettaro, per il fosforo da 30 a 100 kg/ettaro e per il potassio da 120 a 160 kg/ettaro.
E’ di fondamentale importanza la giusta scelta varietale. Grazie alle accresciute disponibilità genetiche oggi è possibile puntare su valide cultivar che oltre ad una pezzatura molto grossa (oltre 100 gr) sono molto attraenti, intensamente colorate, di gusto molto serbevole, buona tenuta in pianta e buona conservabilità.
Dal punto di vista sanitario bisogna tenere conto che il susino è esposto a diverse gravi malattie: batteriche come Xanthomonas, virali come la Sharka, fitoplasmosi come i giallumi. Per questo motivo è necessario disporre di piante sane e di un efficace programma di difesa con l’utilizzo di prodotti consentiti dalle normative vigenti".
Innovazione varietale come protagonista di un’agricoltura moderna e sostenibile: qual è lo scenario? Quali sono i parametri su cui il miglioramento genetico sta puntando?
"Nell’ambito di un’agricoltura moderna e allo stesso tempo sostenibile, il miglioramento genetico ha puntato all’ottenimento di cultivar di susino, rustiche, con produttività elevata e costante, con pregevoli caratteri pomologici e organolettici dei frutti. Senza dimenticare i nuovi portinnesti utilizzabili in diverse condizioni pedo-climatiche.
Da segnalare come l’attenzione del miglioramento genetico sia rivolta principalmente verso le cultivar cino-giapponesi, considerate più interessanti per il mercato e maggiormente remunerative. All'interno di questo gruppo quindi il panorama varietale è più numeroso e soprattutto l’introduzione di nuove cultivar rispetto a quello europeo è molto più veloce.
I diversi programmi di miglioramento genetico del susino svolti da diversi enti di ricerca italiani tra cui il Cra hanno portato all’introduzione di nuove cultivar di susino cinogiapponese ed europeo adatti ai diversi ambienti di coltivazione italiani, consentendo di ampliare il calendario di maturazione, in modo da proporre al mercato un’offerta continua e di migliorare le rese ad ettaro".