Netafim da diversi anni propone i propri sistemi sulla coltura del carciofo, una delle poche colture ortive da reddito ancora interessanti per le aziende agricole.
Il carciofo in Italia riveste un ruolo importante con una superficie in produzione di circa 50.000 ha (41% superficie mondiale) e una produzione intorno a 390.000 tonnellate (33% produzione mondiale). Le aree a maggiore vocazione sono la Puglia, la Sicilia e la Sardegna con, rispettivamente, 17.000, 15.000, 14.000 ettari circa. E' quindi facile notare come le nostre regioni di punta rivestano un importante ruolo a livello globale rappresentando rispettivamente il 14, il 12 e l’11% della superficie mondiale.
Il lavoro svolto in questi anni ha dato modo e occasione di rimettere in discussione le tecniche normalmente applicate stimolando l’azienda a lavorare su innovazione di materiali, risparmio idrico, risparmio energetico e applicabilità reale in campo. Quindi un lavoro vocato a recepire le richieste delle aziende agricole, tradurle in tecnica irrigua e quindi in proposta applicativa capace di portare risultati produttivi positivi.
L’irrigazione a goccia con ala gocciolante poggiata in superficie è una delle applicazioni storicamente più utilizzate. La disposizione dell’impianto è molto semplice: l’ala gocciolante è stesa a lato della fila di ovoli o carducci messi a dimora, il passo (distanza tra i gocciolatori) e le portate (erogazione espressa in litri per ora) sono legate al sesto d’impianto ma soprattutto alle caratteristiche del terreno. Normalmente il passo è 40 cm per 1,6 litri/ora di portata. La testata è realizzata con il tubo flessibile PolyNet di esclusivo brevetto Netafim.
L’irrigazione per microaspersione si avvale di un sistema concepito per operare con una serie di elementi atti a lavorare insieme. La testata è realizzata con il tubo flessibile FlatNet di esclusivo brevetto Netafim che può essere fornito anche con raccordi premontati per facilitare l’installazione.
Sul raccordo si inserisce il microtubo di afflusso all’erogatore MegaNet, di solito il modello con girante blu da 450 litri/ora con angolo di 24°. Normalmente il sesto di installazione sul carciofo è 12x12 metri con un coefficiente di uniformità di copertura del 90%.
La subirrigazione è quella particolare tecnica d’irrigazione localizzata che consiste nell’interramento delle ali gocciolanti e dei relativi dispositivi accessori di distribuzione dell’acqua alla profondità utile per localizzare agli apparati radicali l’erogazione dell’acqua.
Questa tecnica si sta diffondendo in agricoltura specializzata grazie alla meccanizzazione per l’installazione, allo sviluppo di gocciolatori protetti dalla penetrazione delle radici, ai sistemi di filtraggio sempre più efficienti, alla possibilità di automatizzare la pulizia dell’impianto e di monitorare il sistema attraverso l’impiego di misuratori di flusso.
Il sistema presenta diversi vantaggi rispetto ad altri sistemi d’irrigazione localizzata. La subirrigazione consente un ulteriore risparmio di acqua (soprattutto in zone ventose o dove l’evaporazione è molto elevata) ed una notevole uniformità di distribuzione, e non crea alcun ingombro alle operazioni colturali sulla superficie del terreno.
La subirrigazione è concepita secondo due principi base: il primo è realizzare un volume bagnato sotto la linea di trapianto (la risalita capillare aiuta a segnare le file con notevoli facilitazioni al trapianto); la seconda è costruire un banco uniforme di umidità alla profondità voluta per la coltura in atto. La profondità più usata su carciofo varia da 30 a 40 cm a seconda della longevità della carciofaia. L’ala gocciolante usata ha specifici gocciolatori con membrana antisifone (per evitare di aspirare sporcizia all’interno durante lo svuotamento d’impianto) e barriera delle radici.
La subirrigazione consente un grande risparmio di acqua e una notevole uniformità di distribuzione
L’irrigazione in microaspersione con funzione antibrina unisce la tecnica della microaspersione, già descritta in precedenza, con la possibilità di attuare una copertura antibrina. Capita spesso che le gelate danneggino e talvolta distruggano la coltura declassando o ustionando i capolini per effetto dello sviluppo di ghiaccio nei tessuti vegetali. Utilizzando turnazioni a frequenza serrata, in altre parole bagnando a intermittenza i capolini e le foglie, si induce, tramite la microaspersione antibrina, la formazione di una velo di ghiaccio protettivo intorno agli 0°C, temperatura non dannosa per i tessuti, velo che viene costantemente rigenerato. Abbiamo così un impianto a duplice attitudine che permette di mantenere produttive le piante anche alla presenza di gelate purché queste non si spingano a valori troppo estremi sotto lo zero. Inoltre le portate più basse rispetto ai sistemi tradizionali antibrina riducono il rischio, seppur presente, di creare troppo peso sui capolini causandone la rottura.
Come abbiamo visto le soluzioni possibili sono molteplici e Netafim è presente per interpretare al meglio le diverse necessità in ottica di rendere redditizia la coltura per le aziende agricole.
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Fonte: Netafim