Da un lato ci sono sfide epocali per il settore agricolo: cambiamenti climatici, aumento della popolazione mondiale, esaurimento delle risorse; dall'altro l'Unione Europea chiede sempre maggiore sostenibilità nelle produzioni, introducendo regole sempre più stringenti, ma al contempo fornendo supporto agli agricoltori tramite la Pac e investendo in innovazione.
Le aziende agricole si trovano così strette in una morsa e a stento riescono a portare a casa produzioni economicamente sostenibili (oltre che sane e accessibili per il consumatore). "Gli agricoltori sono oggi sotto una grande pressione e non possono essere lasciati soli, i rischi legati ad un cambiamento del modello produttivo, verso il paradigma rigenerativo, dovrebbero essere condivisi lungo tutta la filiera agroalimentare".
A parlare è Richard Zaltzman, ceo di EIT Food, che incontriamo durante Next Bite 2024, il grande evento che per la prima volta ha portato a Roma, gli scorsi 15 e 16 ottobre, tutto l'ecosistema EIT Food, fatto di aziende, fondi d'investimento, startup, atenei, Ong e chiunque sia interessato a promuovere un sistema produttivo più equo e sostenibile, sia sotto il profilo economico che ambientale.
Richard Zaltzman, ceo di EIT Food
(Fonte foto: Tommaso Cinquemani - AgroNotizie®)
EIT Food, l'ecosistema dell'innovazione agroalimentare
EIT Food è la più grande community dell'innovazione in campo agroalimentare, dal campo alla tavola. L'obiettivo di questa organizzazione è accelerare l'innovazione per creare un futuro in cui il cibo sia buono, salutare e sostenibile. Per tutti.
Un'organizzazione senza scopo di lucro che è emanazione dell'European Institute of Innovation and Technology (EIT) ed è una delle nove community create a partire dal 2008 per supportare l'innovazione e l'imprenditorialità in Europa.
"EIT Food investe in startup, ma è attiva anche nel mondo della formazione e supportiamo le aziende che vogliono innovarsi", ci racconta Zaltzman. "Abbiamo scelto Roma come città in cui lanciare la prima edizione di Next Bite perché è una città iconica, che rappresenta la cultura del cibo, ma simboleggia anche il continuo processo di trasformazione".
EIT Food: obiettivo startup
Durante l'evento di Roma erano previsti diversi stage, in cui si sono affrontate tematiche quali la produzione di cibo salutare, lo sviluppo di un'economia circolare ad impatto zero e la creazione di un nuovo modello di sviluppo, maggiormente equo e sostenibile.
Ma il cuore di EIT Food sono state le startup. Durante la due giorni romana cinquanta startup hanno presentato le proprie idee innovative, ma molte altre hanno fatto networking cercando investitori e partner. Sul palco AgriFoodTech Ventures, moderato da Peter Kruger, managing partner di AgFood Ventures, sono salite startup come l'israeliana Meala, che ha messo a punto degli ingredienti innovativi per il settore plant based.
Erano oltre cinquanta le startup presenti a Next Bite 2024
(Fonte foto: Tommaso Cinquemani - AgroNotizie®)
PAgro, invece, ha messo a punto un sistema per estrarre il fosforo dalle acque reflue, sia cittadine che provenienti da impianti industriali. Smart Farm Robotix è una startup bulgara che ha costruito un rover per il diserbo meccanico dei campi. Alimentato ad energia solare, il sistema è in grado di operare ventiquattro ore su ventiquattro, rendendo superfluo l'uso di erbicidi. Mentre la brasiliana Vaca Roxa ha messo a punto un device portatile per la conta delle cellule somatiche nel latte vaccino, un metodo smart e poco costoso per individuare mastiti precocemente.
Presenti anche molte realtà italiane. Come Evja, che ha sviluppato una piattaforma per l'agricoltura digitale pensata soprattutto per il settore ortofrutticolo. C'è poi Agrobit, che sviluppa soluzioni digitali avanzate e lavora anche con i digital twin. E poi Foreverland, startup pugliese che ha creato un delizioso cioccolato partendo dalle carrube. Un modo per valorizzare una coltura italiana, offrire un prodotto sano e una alternativa alle fave di cacao, un bene sempre più prezioso.
"Come EIT Food noi investiamo direttamente nelle startup e offriamo percorsi di accelerazione a seconda della fase di crescita: dal seed fino all'espansione del business", sottolinea Richard Zaltzman. "Ogni anno riceviamo circa un migliaio di candidature, ma solo un centinaio di queste vengono accelerate nei nostri programmi".
Il sistema di early detection di mastiti sviluppato da Vaca Roxa
(Fonte foto: Tommaso Cinquemani - AgroNotizie®)
Ma quali sono gli ingredienti che rendono una startup vincente? Secondo Zaltzman sono tre: avere una conoscenza approfondita del mercato in cui si vuole entrare e di chi è il proprio cliente. Non aver paura di promuovere il proprio prodotto per venderlo. E infine essere capaci di raccogliere i fondi e di saperli spendere bene, una caratteristica sempre più cruciale visto che gli investitori hanno ridotto drasticamente gli investimenti.
Ma durante i panel sono emerse altre caratteristiche vincenti. Come ad esempio comporre un team affiatato e multidisciplinare, avere un prodotto difendibile sotto il profilo della proprietà intellettuale. Una soluzione che sia semplice da utilizzare e che non abbia dei profili di rischio sotto l'aspetto regolatorio.
Chi paga per avere un cibo sostenibile?
Posto che lo sviluppo tecnologico è l'unico strumento per coniugare produzione alimentare, sostenibilità economica e ambientale, uno dei temi centrali durante Next Bite 2024 è stato l'identificazione di modelli di business vincenti per accompagnare gli agricoltori verso questo nuovo paradigma.
Diversi relatori hanno concordato sul fatto che i costi e i rischi dovrebbero essere distribuiti lungo l'intera filiera e le grandi aziende agroalimentari dovrebbero promuovere questo cambio di paradigma. L'Unione Europea dovrebbe poi fare la sua parte, promuovendo queste pratiche tramite la Pac.
C'è poi il mercato, che potrebbe aiutare nella transizione. I consumatori e le aziende, non solo nel settore agroalimentare, dovrebbero infatti ricompensare gli agricoltori per il ruolo che svolgono a supporto delle comunità. L'idea è quella di valorizzare economicamente i servizi ecosistemici (sequestro del carbonio nei suoli agricoli, difesa delle biodiversità, gestione delle risorse idriche, eccetera) in modo da diversificare le fonti di reddito delle imprese agricole.