Le Tea, Tecnologie di Evoluzione Assistita, sono delle biotecnologie che permettono di ottenere piante assolutamente sicure e maggiormente resistenti agli stress abiotici, nonché a patogeni quali funghi e batteri. Sono tecnologie che permetterebbero di rendere l'agricoltura più produttiva e sostenibile e consentirebbero di rendere più competitivo il made In Italy agroalimentare.

 

Tuttavia queste biotecnologie, nonostante non diano vita a organismi transgenici, di fatto ricadono nella normativa europea sugli Ogm. Come conseguenza, il loro studio e le prove in campo sono fortemente regolamentati e, di fatto, rendono il loro sviluppo impossibile all'interno dell'Unione Europea.

Una situazione che ha spinto la maggior parte delle associazioni di agricoltori, nonché le aziende del settore e gli enti di ricerca, a chiedere una modifica alla legislazione. La situazione tuttavia non sembra rosea.

 

Le Tea in balìa delle elezioni politiche

La Corte di Giustizia Ue nel 2018 ha sottolineato come le Tea debbano essere assoggettate alla legislazione europea sugli Ogm. Lo scorso anno la Commissione Ue ha presentato la propria posizione aprendo successivamente una consultazione pubblica che ha raccolto una valanga di commenti, a favore e contro queste tecniche di miglioramento genetico.

 

Durante il World Agri-Tech Innovation Summit 2022, l'evento che ogni anno prova a fare il punto sullo sviluppo scientifico e tecnologico dell'agricoltura (di cui AgroNotizie® è mediapartner), si è tenuto un panel dedicato proprio alle Tea. Sul palco era presente Claire Bury, deputy director-general della Dg Health and Food Safety della Commissione Europea, che ha spiegato come verosimilmente la Commissione Ue presenterà una propria proposta legislativa nel secondo quadrimestre del prossimo anno. Proposta che, viste le premesse, dovrebbe aprire ad una regolamentazione molto più soft per quanto riguarda le Tea.

 

In particolare Bruxelles intende proporre una valutazione del rischio differente da quella degli Ogm, molto più light. Inoltre arriverà la richiesta che queste tecnologie non siano appannaggio di pochi grandi gruppi, ma che siano accessibili anche ai piccoli breeder, in modo da "democratizzare" la ricerca.

 

Il problema arriva dopo, perché nel 2024 sono previste le elezioni europee e gli eurodeputati che siedono all'interno del Parlamento Europeo, e che dovranno votare la legge, saranno alquanto avversi ad esprimersi su un argomento così scivoloso. Il rischio concreto è dunque che il tutto venga posticipato ad inizio 2025. Ma l'agricoltura europea può davvero permettersi di aspettare così a lungo?

 

La Gran Bretagna apre alle Tecnologie di Evoluzione Assistita

"Dopo la Brexit la Gran Bretagna ha deciso di varare una legislazione molto più favorevole al genome editing e alle Tecnologie di Evoluzione Assistita", spiega Johnathan Napier, flagship leader presso l'Ente di ricerca britannico Rothamsted Research.

 

"Subito dopo l'uscita del Paese dall'Ue i ministeri competenti hanno varato dei provvedimenti per consentire i test in campo delle varietà ottenute con queste tecnologie. Questo ci ha permesso di portare avanti il lavoro di ricerca in attesa che il Governo e il Parlamento approvino una legislazione complessiva, che oggi è al vaglio di Westminster".

 

E così, mentre in Italia le piante modificate con il genome editing non possono uscire dai laboratori, in Uk si stanno studiando grani che non contraggono malattie fungine, varietà di colza che resistono meglio agli stress idrici e patate che utilizzano al meglio gli input produttivi, come i fertilizzanti. In particolare, questo è il paradosso, le nuove varietà di colza sono state sviluppate in Francia e testate in campo in Inghilterra.

 

Le necessità dell'agricoltura non possono aspettare

Oggi le Tea sono usate in Paesi come gli Usa, il Giappone o la Corea per selezionare e produrre nuove varietà che possono essere usate in campo. In tutto si stima che siano circa settanta le specie oggetto di miglioramento genetico. Il rischio concreto è che l'agricoltura europea rimanga indietro e non sia più competitiva. Anche perché, come sottolineato dagli scienziati, le varietà ottenute con il genome editing, ricalcando processi naturali, non sono identificabili alle frontiere come oggi avviene con gli Ogm transgenici.

 

Non solo competitività però, perché le Tea permetterebbero di rendere l'agricoltura più sostenibile. Le stime si sprecano, ma c'è chi parla di una riduzione del 40% dell'acqua necessaria, un 40% in meno di fertilizzanti azotati e un 10-20% di aumento di produzione complessiva. Numeri che permetterebbero all'umanità di affrontare la sfida di sfamare un mondo in crescita in maniera sostenibile.

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