Contributi azzerati
Zero contributi a chi si iscriverà entro quest'anno per la prima volta alla gestione previdenziale agricola dell'Inps.
Un vantaggio riservato però a chi non ha ancora compiuto 40 anni di età.
Lo scrive Danieli Cirioli sulle pagine di Italia Oggi del 23 maggio.
Attenzione però ai termini entro i quali presentare la domanda, che sono 120 giorni dalla data di comunicazione di inizio attività, che a sua volta prevede 90 giorni di tempo per essere inoltrata.
L'incentivo è previsto dalla Legge di Bilancio 2020, la cui efficacia è stata prorogata a tutto il 2022.
L'esonero dal versamento dei contributi si estende ai 24 mesi successivi e non ha ripercussioni sul futuro trattamento pensionistico e, come intuibile, non è cumulabile con altri esoneri o riduzioni dei contributi.
La domanda va inoltrata per via telematica dal "Cassetto previdenziale per autonomi agricoli" e l'Inps provvederà a verificare l'esistenza dei requisiti necessari fornendo a sua volta la risposta sempre per via telematica.
La guerra del cibo
Continua a destare preoccupazione il blocco delle materie prime e in particolare del grano dalle zone del conflitto.
Tema che è stato anche al centro del recente incontro a Davos del World Economic Forum, come riferisce Annamaria Capparelli dalle pagine del Quotidiano del Sud in edicola il 24 maggio.
Prendendo spunto da alcune analisi di Coldiretti, il costo di questi tre mesi di conflitto è di circa 90 miliardi di euro solo a causa dell'aumento del prezzo del grano, cresciuto del 36%.
A complicare il quadro, le conseguenze dei cambiamenti climatici che secondo l'International Grains Council porteranno a una flessione del 2% dei raccolti di cereali, in particolare grano, mais e sorgo.
La concentrazione della disponibilità di cibo nelle mani di alcuni, si legge ancora nell'articolo, potrebbe mettere in discussione la democrazia alimentare.
In modo subdolo si va promuovendo una dieta unica che spinge verso alimenti iperprocessati.
Con il dilagare della povertà, conclude l'articolo, potrebbe essere facile far passare la tesi che per sfamare un maggior numero di persone sia necessario fare scelte che si rivelerebbero devastanti per le economie agricole europee e italiana in particolare.
Contratto, c'è l'accordo
Intesa raggiunta per il rinnovo del contratto collettivo di lavoro in campo agricolo, che porta ad un aumento del 4,7%, insieme a una maggiore flessibilità soprattutto per gli agriturismi.
È quanto scrive Cristina Casadei su Il sole 24 Ore del 25 maggio, ricordando che l'accordo riguarda un milione e centomila lavoratori.
Gli aumenti previsti saranno corrisposti in tre passaggi, il primo dei quali del 3% e sarà corrisposto a giugno.
Il successivo, pari all'1,2%, giungerà a gennaio 2023 e infine l'ultimo a giugno 2023 per il conclusivo 0,5%.
A settembre del 2023 è prevista una verifica fra le parti per eventuali adeguamenti retributivi in funzione dell'inflazione.
Per gli operai a tempo indeterminato, si legge in conclusione, è previsto inoltre il riconoscimento di un assegno di solidarietà per casi particolari.
Dagli Ogm alle Tea
Su Repubblica del 26 maggio si parla delle Tea, le Tecniche di Evoluzione Assistita, o Ngt, dal loro nome inglese di New Genomic Techniques.
L'autore dell'articolo, Eugenio Occorso, prende spunto dalla recente decisione dell'Unione Europea di promuovere gli studi sull'applicazione delle Tea per migliorare la produttività delle colture cerealicole.
L'articolo prosegue ricordando che queste nuove tecnologie hanno differenze sostanziali rispetto agli Ogm, in quanto vengono azzerate variazioni imprevedibili.
Le sperimentazioni sono in uno stadio avanzato e da tempo vengono condotte nei laboratori del Crea e del Cnr, ricerche che con l'emergenza approvvigionamenti hanno ora subìto un'accelerazione.
Sul tema delle ricerche per migliorare la produttività delle coltivazioni Bruxelles non ha brillato per coerenza, si legge ancora nell'articolo, vietando gli Ogm e al contempo lasciando campo aperto ai singoli Paesi.
Critico il giudizio di Lugi Scordamaglia di Filiera Italia, che ricorda le contraddizioni della Commissione Europea, che da una parte promuove la riduzione delle produzioni e dall'altro accetta di importare prodotti trattati con sostanze non ammesse in Europa.
I soldi per le emergenze
La Legge di Bilancio 2022, a valere sulla Pac (politica agricola comune) del 2023-2027, ha istituito un Fondo Mutualistico nazionale a copertura degli eventi catastrofali ai danni delle produzione agricole.
Lo si legge su Libero del 27 maggio, specificando che si tratta di un'iniziativa del Ministero per le Politiche Agricole e che sarà operativo a partire del 2023.
La dotazione finanziaria per il quadriennio è di 645 milioni di euro, destinati a coprire i danni da eventuali alluvioni ed eventi climatici avversi, come gelo o siccità.
A queste risorse si aggiungono 250 milioni di euro previsti per le assicurazioni agevolate.
Le compagnie di assicurazione, per voce della loro associazione Ania, fanno sapere che avrebbero preferito un'offerta meno vincolata per modulare le proposte in base alle esigenze dei produttori.
Il contributo del settore assicurativo, si legge a conclusione dell'articolo, sarà essenziale nella gestione operativa dei sinistri.
A tutto gas, purché bio
Il metano è tornato al centro della strategia energetica europea con lo stanziamento di importanti risorse economiche destinate di preferenza al biometano.
A disposizione ci sono 37 miliardi di euro da utilizzare entro il 2030 per la produzione complessiva di 35 miliardi di metri cubi all'anno, mentre oggi se ne producono solo 3.
È quanto si apprende dall'articolo a firma Laura Serafini, pubblicato su Il Sole 24 Ore del 28 maggio.
Viene così superata la stretta agli incentivi prevista in una prima fase e che aveva frenato, anche per motivi burocratici, la nascita di nuovi impianti.
Ilaria Fontana, sottosegretario al Mite, ha infatti annunciato una parziale correzione delle strategie passate e ora si sta negoziando con Bruxelles per una proroga del regime di aiuti.
Il 40% degli aiuti dovrebbe essere destinato al Sud, quota che Bruxelles vorrebbe innalzare.
Entro la fine di giugno il Mite dovrebbe varare il nuovo Decreto e con esso anche le regole applicative.
Molte sono le condizioni ancora da definire sebbene, conclude l'articolo, importanti gruppi siano già al lavoro per la realizzazione di impianti di biometano anche da scarto agricolo.
Il grano da liberare
L'obiettivo è quello di portare fuori dai silos 3-4 milioni di tonnellate di grano ogni mese, utilizzando tutte le vie percorribili, via mare, via fiume, via terra e via ferro.
Questa la strategia che si sta mettendo a punto a Bruxelles, sempre che ne esistano le condizioni, come parrebbe almeno per il momento.
Ne dà notizia Marco Bresolin dalle pagine de La Stampa del 29 maggio, anticipando il contenuto dell'ultima bozza di conclusioni del Consiglio Europeo in discussione.
Fra le ipotesi allo studio, quella di una missione navale europea per scortare le navi cariche di grano ucraino, ipotesi che incontra tuttavia molti ostacoli di natura militare.
Più probabile la possibilità di utilizzare le linee ferroviarie che passano dalla Bielorussia e che hanno lo stesso scartamento di quelle ucraine, per poi arrivare in Lettonia e Lituania e da lì raggiungere i porti del Baltico.
Più rapido il percorso verso la Romania, utilizzando le vie fluviali.
Nei depositi ucraini sono fermi 25 milioni di tonnellate di grano ed è urgente liberarli per fare spazio al nuovo raccolto, che si prevede di circa 50 milioni di tonnellate.
Se il piano europeo potrà diventare operativo, è presumibile possa esserci un abbassamento del prezzo del grano, alleggerendo così le tensioni sociali che già stanno agitando i Paesi più poveri, in particolare del Continente Africano.
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