I soldi della Pac
E' un'interessante sintesi sulle "storture" della politica agricola comune (Pac) quella che fa Davide Gaeta sulle pagine di QN in edicola il 31 gennaio.
Si parte dagli squilibri nella distribuzione delle risorse comunitarie attraverso il meccanismo dei "titoli" legati agli ettari di terreno coltivati.
In alcuni casi corrispondono a 119 euro per ettaro e in altri arrivano sino a cifre a quattro zeri.
In termini percentuali si ha che oltre la metà degli aiuti si ferma a valori inferiori ai 200 euro per ettaro, mentre un modesto 0,003% supera i duemila euro.
Storture che la riforma della Pac, che avrà inizio dal prossimo anno, vorrebbe risolvere e che in Italia potrebbe tradursi in una distribuzione più uniforme degli aiuti per ettaro.
Cambierà anche il nome, non più "titoli", ma pagamento di base, finalizzato a colmare il divario tra il reddito degli agricoltori e quello di altri settori.
Sempre che vengano rispettati alcuni prerequisiti, come quello ambientale.
Intanto dal prossimo anno il monte spesa per il pagamento di base sarà dimezzato e quindi sarà ridotto in uguale misura il valore dei titoli Pac.
Ciò che si risparmia andrà a sostegno di altre finalità, prevalentemente legate alla tutela ambientale.
La Pac, conclude l'articolo, intende raggiungere in questo modo l'obiettivo di una politica più uniforme, equa e "verde".
Energia a caro prezzo
Il "caro bollette" sta pesando su molti settori e fra questi c'è anche quello della produzione in serra di fiori.
Lo evidenzia Micaela Cappellini su Il Sole 24 Ore del primo febbraio, ricordando l'aumento di molte materie prime e fra queste l'urea, indispensabile per produrre fertilizzanti, aumentata del 143%.
Poi le torbe, con aumenti del 20% e della plastica per la produzione dei vasi, che registra incrementi del 72%.
A questi si aggiunge il rincaro dei costi energetici, difficili da comprimere nelle produzioni in serra, dove è necessario mantenere costante la temperatura.
Spegnere le serre significa cessare la produzione e potrebbe essere l'unica via per chi non riesce a far fronte a questi aumenti.
Il settore florovivaistico, ricorda l'articolo, ha un valore di 2,57 miliardi di euro e vede occupati 200mila addetti che lavorano nelle 27mila aziende presenti in questo settore.
La loro chiusura favorirebbe l'aumento delle importazioni, già aumentate del 20% in valore nel corso del 2021.
Promozioni addio
I fondi europei per la promozione di carne, vino e birra, sono a rischio.
Sul tavolo della Commissione europea è infatti giunta una proposta legislativa che vorrebbe limitare le risorse per la promozione di questi prodotti, considerati erroneamente dannosi per la salute.
Levata di scudi contro una simile proposta arriva da tutte le organizzazioni agricole, che invocano come la tutela della salute dei cittadini non possa tradursi in decisioni semplicistiche.
Interprete di questo appello è Il Tempo in edicola il 2 febbraio, dove si ricorda come sia errato criminalizzare singoli prodotti indipendentemente dalle quantità consumate.
I limiti che si vorrebbero imporre alla promozione rischiano di colpire produzioni dalle tradizioni secolari, con un impatto devastante sulla biodiversità dei territori.
In particolare l'Italia è uno dei paesi tra i più ricchi di piccole tipicità tradizionali, che hanno necessità di sostegni per imporsi e farsi conoscere sul mercato e che altrimenti rischiano la chiusura.
Siccità inconsueta
Tutto il Nord è colpito dalla siccità, ricorda Federica Cravero sulle pagine de La Repubblica del 3 febbraio, ma al momento è in particolare il Piemonte a segnare un record negativo.
Altrove non va meglio e tutti gli indicatori descrivono un quadro impietoso, con la portata del Fiume Po simile a quella che normalmente si registra in agosto.
Il quadro è poi aggravato dall'assenza di neve e la speranza ora è tutta rivolta alle piogge primaverili.
La scarsità di acqua preoccupa in particolare il mondo agricolo, vista la possibilità di un contingentamento della portata dei canali irrigui.
Al momento, conclude l'articolo, le centrali Idroelettriche non hanno problemi e questo rischio è ancora remoto.
Tuttavia se il clima secco dovesse continuare, le conseguenze si potrebbero registrare in particolare durante la stagione estiva.
Stop al sottocosto
È vietato applicare prezzi inferiori ai costi di produzione.
Lo prevede la norma in vigore dal 15 dicembre dello scorso anno, con la quale si intende contrastare le pratiche commerciali sleali.
Ne parla Francesco Giuseppe Carucci sulle pagine de Il Sole 24 Ore del 3 febbraio, spiegando che la normativa ha circoscritto la possibilità di vendita sottocosto alle sole ipotesi in cui i prodotti siano rimasti invenduti.
Le eventuali violazioni sono punite con una sanzione amministrativa che può arrivare al 3% del fatturato dell'ultimo esercizio precedente l'accertamento.
Quello delle vendite sottocosto è solo uno degli aspetti presi in considerazione da questa normativa, il cui punto centrale è la stipula dei contratti di cessione.
Questi ultimi dovranno essere in forma scritta, anticipando e prevedendo i prezzi e gli elementi che nel tempo possano influirvi.
Tra questi la quantità e la qualità dei prodotti interessati, come pure il calendario delle consegne o la durata del contratto.
Fra gli elementi che il contratto dovrà prevedere vi sono anche le procedure di pagamento e persino le norme applicabili in caso di forza maggiore.
Per i contratti già in essere si dovrà procedere con il loro adeguamento, ma ci sarà tempo sino al prossimo 14 giugno.
Influenza aviaria
Le rapide e severe misure di contrasto alla diffusione dell'influenza aviaria hanno dato buoni esiti, tanto che già dal prossimo 8 febbraio sarà possibile in alcune aree riprendere le attività.
Ne dà notizia Il Mattino di Padova del 4 febbraio, specificando che sarà possibile il ripopolamento degli allevamenti a partire dalle aree più lontane dai focolai iniziali.
Per le zone a maggior rischio rimangono i divieti previsti dal ministero della Salute, dunque non è possibile l'accasamento di nuovi soggetti almeno sino alla fine di febbraio.
Nelle zone a medio rischio sarà la Regione ad esprimere eventuale parere favorevole al ripopolamento, mentre rimangono stringenti le norme per il movimento dei capi verso i macelli.
Ora si apre il delicato capitolo degli indennizzi per rimborsare gli allevatori sia dai danni diretti, per l'abbattimento dei capi, sia ai danni indiretti per il blocco delle attività, per valori complessivi valutabili in alcune decine di milioni di euro.
Zucchero 4.0
La meccatronica entra in campo e non solo in senso figurato.
Accade per la semina della barbabietola da zucchero, dove un robot alimentato ad energia solare è in grado di lavorare due ettari al giorno e memorizzare, a distanza di tempo, il punto preciso di semina per tornarci in seguito e provvedere alle operazioni di sarchiatura.
Lo racconta Emily Capozucca sulle pagine del Corriere della Sera del 5 febbraio, intervistando Massimiliano Cenacchi, direttore agricolo di Italia Zuccheri CoproB, cooperativa di 5mila soci e 7mila agricoltori, che quest'anno compie 60 anni di attività.
Oltre ai sistemi di mappatura satellitare che permettono di impostare la guida dei trattori per evitare sovrapposizioni dei trattamenti, Cenacchi pone l'accento sull'introduzione del sistema "decision support system", grazie al quale l'agricoltore ha la possibilità di individuare il momento giusto per intervenire nei trattamenti e nelle altre operazioni colturali.
Grazie a queste innovazioni, conclude l'articolo, la coltivazione della barbabietola si è trasformata in un'agricoltura al 100% sostenibile.
Al Nutriscore non piace il vino
E' di nuovo scontro sull'etichettatura degli alimenti.
Il francese Serge Hercherg, ideatore del Nutriscore, l'etichetta a semaforo, ora propone di aggiungere alle sue etichette un ulteriore colore dopo il rosso che indica pericolo.
L'idea è quella di aggiungere alle lettere da A a E (su sfondo dal verde al rosso) una grande F nera per indicare gli alimenti da evitare del tutto.
Questa F nera dovrebbe accompagnare tutte le bevande che contengono più di un grado di alcol. Vino e birre finirebbero sul banco degli imputati e ancora una volta dietro al paravento salutistico si celerebbe un attacco al vino, uno dei prodotti di punta della nostra dieta, come scrive Attilio Barbieri sulle pagine di Libero del 6 febbraio.
Per Luigi Scordamaglia, consigliere delegato di Filiera Italia, l'alleanza fra i produttori del made in Italy, chi fa queste proposte non conosce le differenze fra un consumo smodato di alcolici, più frequente nelle popolazioni dell'Europa Settentrionale, e un consumo consapevole e moderato di vino.
Siamo di fronte a un'ennesima follia, è il parere di Gian Marco Centinaio, sottosegretario alle Politiche Agricole, e si dimentica che il vino è parte della dieta mediterranea, riconosciuta patrimonio immateriale dell'umanità.
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