Intervenendo con un video di saluti alle iniziative dell'Accademia dei Georgofili, alla quale farà visita sabato 18 settembre prossimo per incontrare il presidente Massimo Vincenzini e il direttore generale della Fao Qu Dongyu, Martina ritiene l'imminente G20 dell'Agricoltura di Firenze "una tappa fondamentale, subito dopo il prevertice alimentare voluto dal segretario delle Nazioni Unite ospitato a Roma dalla Fao a fine luglio, grazie al quale è stato tracciato il percorso di impegni che la comunità internazionale deve poter decidere in maniera più convinta".
Nelle parole di Martina si legge l'urgenza dettata appunto dai nuovi equilibri - o sarebbe meglio dire disequilibri - innescati dalla pandemia. Un terremoto che ha innanzitutto investito la salute e l'urgenza di reperire sistemi di contrasto di natura medicale, ma che ha anche compromesso alcune situazioni alimentari, per quanto l'agricoltura non si sia mai fermata.
"La pandemia - spiega il vicedirettore Fao Martina - ha aggravato le aree di fame nel mondo. In poco più di 12 mesi contiamo 130 milioni di persone che si aggiungono ai 700 milioni che già si trovano in condizioni di profonda insicurezza alimentare".
A questo si aggiunge il cambiamento climatico. "Per fronteggiare questa situazione abbiamo bisogno di concretizzare un avanzamento sul versante tecnologico utile e il G20 può indirizzare gli sforzi che la comunità internazionale dovrà fare nel prossimo periodo".
La produzione alimentare è strettamente connessa alla food security, quel diritto al cibo che deve essere garantito secondo Martina anche nelle regioni più povere del mondo. "Servono politiche concrete per produrre meglio, consumando meno" prosegue. "In tal senso l'Europa ha compiuto passi importanti, di indirizzo, ma bisogna proseguire e riusciremo tanto meglio in questa missione quanto più riusciremo a coordinare le politiche pubbliche continentali".
In ottica di politiche del futuro, per Martina "la transizione ambientale richiede una trasformazione di carattere agricolo e alimentare, che dobbiamo attuare con una capacità di innovazione concreta, investendo sulla diversità, sulla specificità di ogni sistema agricolo e alimentare e analizzando i contesti territoriali".
"Si sono aperte grandi opportunità" riconosce. "Le innovazioni al servizio di un salto di qualità organizzativo, tecnologico, di gestione necessari, oggi sono più evidenti che in passato. Il G20 di Firenze può indirizzare gli sforzi che la comunità internazionale dovrà fare nel prossimo periodo, cercando soluzioni all'incremento demografico, al cambiamento delle diete, alle proiezioni di minor incremento della produzione agricola e alla sfida della massima sostenibilità possibile dal punto di vista ambientale e climatico. E i Georgofili sono senza ombra di dubbio una delle realtà più importanti e credibili che l'Italia può offrire al dibattito internazionale".