In quale colonna vanno incasellate le potenzialità per un mercato da 780 milioni di consumatori e che copre il 25% del Pil mondiale? Sarà un accordo vantaggioso o no per entrambi i poli?
Tempo addietro, nel luglio 2019, l'allora ministro delle Politiche agricole Gian Marco Centinaio (oggi sottosegretario in quello stesso dicastero), assecondando la posizione di Coldiretti, fu lapidario in materia: "Dire sì all'accordo col Mercosur è come puntarsi una pistola alla tempia". A distanza di quasi due anni, avrà cambiato idea o sarà rimasto arroccato sulle proprie idee? Sarebbe peraltro legittimo modificare le proprie opinioni, così come mantenerle immutate.
Pochi giorni prima dell'esternazione di Centinaio, venne siglata una prima intesa fra Ue e Mercosur (relativa al dialogo politico e alla cooperazione), che oggi è ancora da perfezionare per alcuni aspetti e da ratificare, ma che all'epoca venne immediatamente salutata come "un atto concreto contro la politica sovranista e nazionalista" del fu presidente Usa Donald Trump.
Nastro avanti fino ai giorni nostri, per scoprire che continua ad essere favorevole la Commissione europea - nuovo insediamento, rispetto a quello del 2019, allora c'era Jean-Claude Juncker alla guida, oggi Ursula von der Leyen - a siglare il Trattato di libero scambio con Brasile, Argentina, Paraguay e Uruguay, adducendo benefici di natura economica di particolare rilevanza (che non sono mai sottovalutabili, tanto più in una fase di pandemia), con proiezioni altamente positive.
Il mondo agricolo europeo, al contrario della politica comunitaria, non sembra affatto convinto della bontà degli effetti dell'accordo fra Ue e Mercosur, in allerta per eventuali concorrenze giocate magari su terreni se non proprio opachi quanto meno insidiosi come carne bovina, pollame, riso e zucchero di canna.
La Dbv, l'Associazione degli agricoltori tedeschi, respinge categoricamente l'accordo. Proprio nei giorni scorsi il presidente Joachim Rukwied ha sottolineato la necessità di un commercio internazionale regolamentato, che non favorisca la delocalizzazione della produzione alimentare nazionale.
Il numero uno della Dbv si chiede come sarà possibile impedire concretamente l'importazione di prodotti a basso costo, ottenuti secondo standard ambientali inferiori a quelli europei.
"L'accordo Ue-Mercosur è un esempio di politica commerciale sbagliata", insiste Rukwied, puntando a una revisione dell'intesa in tema di sostenibilità ambientale e climatica e di benessere degli animali, e per un suo adeguamento rispetto agli standard del Green deal.
Con questa visione, peraltro espressa anche in passato, si rinsalda l'asse agricolo franco-tedesco, dal momento che anche la Fnsea, la Federazione francese delle imprese agricole, ha chiesto in una dichiarazione congiunta dello scorso 17 febbraio - come ricorda la rivista Top Agrar - che venga "vietata l'importazione di prodotti agroalimentari ottenuti per mezzo di sostanze o procedimenti vietati nell'Unione europea".
Sul tema è intervenuto anche il Ceja, il Consiglio europeo dei giovani agricoltori, presieduto da qualche settimana da Samuel Masse. I timori sono legati a una perdita di competitività da parte delle imprese agricole giovani, alle prese sufficientemente con i problemi di ricambio generazionale.
"L'agricoltura dell'Ue è un settore altamente strategico, che deve già affrontare molte sfide" ha detto Masse. "Come giovani agricoltori, non percepiamo come l'accordo contribuirà all'autonomia strategica proposta nella nuova politica commerciale dell'Ue né come ci consentirà di aumentare la nostra competitività, ottenere un reddito equo e consentire così la nostra azione ambientale e per il clima". Un giudizio praticamente senza appello.
Il Ceja, si legge in una nota, "vede anche l'accordo Ue-Mercosur poco chiaro, quando si tratta dell'offerta di prodotti alimentari per i consumatori. Ogni giorno gli agricoltori europei si impegnano per produrre alimenti sicuri e sostenibili, rispettando standard elevati di qualità, anche sul piano ambientale, per rispondere al meglio alle nuove richieste dei cittadini".
Un'altra perplessità riguarda i risvolti climatici e ambientali. "Alla luce degli obiettivi proposti nel Green deal - scrive il Ceja - la nostra posizione vuole essere coerente all'impegno richiesto loro nelle azioni finalizzate a integrare il sequestro del carbonio e verso le altre pratiche agricole che riducono le emissioni nelle loro attività quotidiane". Ecco perché i giovani agricoltori europei son fermi nel chiedere che "i partner non Ue che commerciano con l'Unione europea contribuiscano seriamente contro la deforestazione, per l'efficienza energetica e che si sforzino per ridurre l'impatto ambientale".
Il lavoro di labor limae in campo diplomatico prosegue, con la Commissione europea impegnata per raggiungere il traguardo finale, che il commissario europeo per il Commercio Valdis Dombrovskis intravede. "Stiamo ricevendo reazioni positive dal Sud America", ha detto Dombrovskis, e nei prossimi negoziati la Commissione Ue chiederà al Brasile maggiori garanzie per la tutela della foresta pluviale.