Obiettivi mancati

Pur nella sua brevità, la nota firmata da Davide Gaeta per “QN” in edicola il 5 ottobre fotografa con realismo come l’agricoltura abbia saputo reagire con relativa prontezza alla crisi economica innescata dalla pandemia da coronavirus.
Non altrettanta puntualità si è riscontrata per le misure adottate per aiutare l’agricoltura. Il caso del vino ne è un esempio: vendemmia verde e distillazione, ricorda l’articolo, malgrado siano state messe in campo da subito, hanno fallito il loro obiettivo, almeno parzialmente.
Tanto che le risorse disponibili non sono state del tutto utilizzate e ora si corre il rischio di dover restituire a Bruxelles le somme non utilizzate.
Alla base di questo flop il sospetto che a dettare queste iniziative sia stato il protagonismo delle tante organizzazioni agricole e non le reali esigenze delle imprese.
 

Niente Imu per i pensionati

Ci sono novità per il pagamento dell’Imu da parte degli agricoltori pensionati. Sono contenute nell’articolo 78-bis del disegno di legge di conversione del “Decreto Agosto”.
Stando a questo articolo l’agricoltore pensionato non è tenuto a pagare l’Imu sui terreni.
La conferma arriva dall’articolo pubblicato il 6 ottobre su “Italia Oggi”, che entra nel dettaglio di questo argomento, puntualizzando che gli agricoltori pensionati mantengono lo status di coltivatori diretti e imprenditori agricoli professionali.
E’ poi da sottolineare che la norma ha efficacia retroattiva e consente al pensionato di chiedere la restituzione del tributo eventualmente versato nei cinque anni precedenti. E’ tuttavia necessario che continui a svolgere l’attività e ad essere iscritto nella previdenza agricola.
L’agevolazione Imu spetta inoltre ai familiari coadiuvanti del coltivatore diretto e appartenenti allo stesso nucleo familiare.
 

Latte, polemica sul prezzo

E’ polemica per il recente accordo sul prezzo del latte in Lombardia, siglato solo da Coldiretti e contestato dalle altre organizzazioni sindacali. Il tema è importante, ma a parlarne sono solo giornali locali.
Così il 7 ottobre la “Cronaca di Verona” dà la parola a Cia, Confagricoltura e Copagri, che si chiedono quale sia il senso di trattative parziali destinate a indebolire il settore. Poi si parla insistentemente di unità dei produttori e al contempo si imboccano strade che portano a divisioni.
Un giudizio fortemente critico che trova motivazione nell’aver accettato un limite mensile di produzione di latte, al quale è legata una forte penalizzazione che porta ad abbassare ulteriormente il prezzo.
Il dibattito rimbalza sulle pagine del quotidiano lodigiano “Il Cittadino”, che contrappone a queste stesse critiche la risposta di Coldiretti, che lamenta di essersi alla fine trovata sola nel gestire la trattativa.
 

La Favolosa sconfigge la Xylella

Le stime sulla produzione di olive per la campagna in corso concordano nell’indicare un calo, del quale ha responsabilità il clima a livello nazionale e la Xylella in Puglia. Nella sola provincia di Lecce la Xylella ha causato un crollo della produzione del 75% e nel complesso il patogeno ha provocato la strage di almeno 21 milioni di piante di olivo.
Ma dalla “Gazzetta del Mezzogiorno” dell’8 ottobre arriva la notizia che nel Salento, fra le zone più colpite, è iniziata la raccolta dai nuovi giovani oliveti di una varietà resistente alla Xylella: la “Favolosa”.
Si tratta, spiega il quotidiano, di una cultivar italiana brevettata dal Cnr, che fra le sue caratteristiche presenta anche quella della precocità, visto che dopo soli due anni riesce già a dare i suoi frutti. Le stime fatte dai produttori indicano che per ogni ettaro, con le piante in piena maturazione, si possano arrivare a produrre circa 100 quintali di olive, dalle quali ottenere un olio di oliva eccellente.
Anche alla luce di questi risultati ora si chiede chiarezza e semplificazione dell’iter dei reimpianti.
 

La scienza incompresa

Il mondo plaude a Emmanuelle Charpentier e Jennifer Doudna, fresche di premio Nobel per la chimica, onorificenza che hanno meritato per l’aver messo a punto il metodo di editing genetico denominato Crispr.
In ambito medico il valore del Crispr è universalmente riconosciuto, ma la sua utilità si allarga all’agricoltura, dove queste “mutazioni” pilotate, ma del tutto simili a quelle che avvengono in natura, potrebbero dare opportunità di crescita un tempo insperabili.
Peccato che questa tecnica non sia applicabile in campo agricolo, perché la Corte di giustizia della Ue, con una sua sentenza del 2018, ha equiparato l’editing genetico agli Ogm, di fatto vietandolo.
Così, mentre in Usa o in Cina i vegetali migliorati con questa tecnica sono già coltivati, agli agricoltori europei queste innovazioni e le opportunità che ne derivano sono precluse. La denuncia viene dalle pagine de “Il Sole 24 Ore” del 9 ottobre, che su questo argomento ha chiesto il parere di alcuni fra i più importanti operatori del settore e fra questi Luigi Cattivelli, alla guida del Centro di genomica e bioinformatica del Crea.
Chi ha in mano la genetica delle piante - ha dichiarato Cattivelli - ha in mano l’agricoltura, e investire nel ‘genome editing’ significa investire nell’asset più strategico dell’agricoltura”. Non credo ci sia bisogno di aggiungere altro.
 

La crisi della carne

E’ uno scenario a tinte fosche quello disegnato da “Il Sole 24 Ore” del 10 ottobre per la filiera delle carni bovine.
La produzione nazionale nei primi sei mesi del 2019 è scesa più del 16% e nonostante il contemporaneo calo delle importazioni di oltre l’8%, le quotazioni sono in calo per tutte le tipologie, dai vitelloni ai vitelli. A pesare sul settore è stata la trascorsa chiusura di ristoranti e mense, che incidono sul consumo delle carni bovine in modo importante.
Sono i dati messi in evidenza dalle analisi di Ismea, che alla radice di queste difficoltà indica non solo il calo dei consumi, ma anche il blocco delle esportazioni comunitarie verso i paesi del Maghreb, il Libano e soprattutto la Turchia.
Il sistema produttivo europeo, che fisiologicamente ha un picco produttivo a fine primavera, è andato così in sovrapproduzione, con conseguente crollo dei prezzi.
La caduta delle esportazioni verso i paesi extra Ue ha poi indotto a una maggiore pressione dei flussi di carni bovine verso l’Italia, strutturalmente dipendente dall’estero per queste carni.
Quale sarà l’evoluzione di questo scenario? Se prevarrà il salutismo e la territorialità che favoriscono il prodotto nazionale, il mercato interno potrà riprendersi, purché al contempo si realizzino azioni che consentano al consumatore di percepire le differenze e premiare la qualità.
 

L’olio che verrà

La campagna olearia si presenta a macchia di leopardo, con alcune regioni che si preparano a una crescita della produzione e altre che lamentano cali vistosi. Ma nel complesso la produzione nazionale si preannuncia con un calo di circa 130mila tonnellate. In compenso la qualità si preannuncia ottima.
E’ il quadro tratteggiato da “Il Messaggero” l’11 ottobre, ricordando che sono in particolare le regioni del Sud a lamentare i cali produttivi più importanti, con al primo posto la Puglia con il suo meno 51%, al quale segue la Calabria con meno 45%.
Per contro, beneficiando dell’andamento climatico più favorevole, sono le aree del Nord e del Centro che potranno chiudere la raccolta delle olive con produzioni in netta crescita. Al primo posto l’Emilia Romagna con un più 52%, seguita dalle Marche (+48%) e dall’Umbria (+40%).
Questo andamento difforme dà l’occasione al presidente di Italia Olivicola, Fabrizio Pini, di invocare ancora una volta la predisposizione di un “Piano olivicolo” nazionale che spinga a impiantare nuovi oliveti e recuperare quelli abbandonati.
"Di cosa parlano i giornali quando scrivono di agricoltura?"
Ogni lunedì uno sguardo agli argomenti affrontati da quotidiani e periodici sui temi dell'agroalimentare e dell’agricoltura, letti e commentati nell'Edicola di AgroNotizie.

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