Le due linee sono state avviate alla registrazione dalla Sis (Società italiana sementi) e sono il risultato di un progetto di ricerca ('Neurice') iniziato quattro anni fa, grazie a fondi europei, assieme a Francia e Spagna. Si tratterebbe delle prime due linee in Italia in cui è stato inserito un gene noto di resistenza alla salinità.
Il cuneo salino sotto la lente
Il cuneo salino
L'Italia è il primo produttore europeo di riso, altri paesi che hanno un'importanza per la coltura sono Spagna, Francia, Grecia, Portogallo, Romania, Ungheria e Bulgaria. Negli ultimi anni si è aggravato, non solo nel delta del Po ma anche in diverse zone di Spagna e Francia, il problema della salinità troppo elevata di acqua e terreno a causa, quasi sempre, della risalita di acqua di mare, tramite fiumi e canali, fino all'entroterra, in conseguenza spesso di siccità.L'aumentata salinità dell'ambiente è fonte di grande stress per le piante e determina un calo produttivo: "La salinità - ha spiegato Riccardo Bovina, breeder riso della Società italiana sementi - riduce la vitalità della pianta e si riflette su una serie di fattori come aumento della sterilità, una diminuzione del numero di chicchi per pannocchia".
Per citare un recente dato che arriva dalla Spagna, nel 2019 il raccolto di riso della zona di Siviglia si è chiuso con un calo del 30% delle produzioni, 3mila chilogrammi in meno rispetto alle rese di una campagna classica. Il fattore che maggiormente ha determinato il pessimo risultato è stato proprio l'elevata salinità del fiume Guadalquivir con le acque del quale si alimentano le risaie.
Il progetto 'Neurice', presto varietà di riso tolleranti
Le due nuove linee di riso con tolleranza alla salinità sono in corso di registrazione, si tratta di una varietà per risotti e di una per parboiled.La branca italiana del progetto 'Neurice' ha coinvolto, oltre alla Sis, anche il Crea (Vercelli e Fiorenzuola) e l'Università di Milano. Ogni nazione (Italia, Francia e Spagna) ha sviluppato le proprie linee. Il Crea ha sviluppato le linee tolleranti tramite incrocio, l'ateneo milanese si è occupato della valutazione delle performance in condizioni controllate, la Sis si è occupata di test agronomici in campo.
Ora si è in attesa dei risultati della registrazione, ma "siamo molto fiduciosi che tutto andrà per il meglio", ha detto Bovina.
"Siamo partiti dal Pokkali, varietà che cresce in India e la cui tolleranza alla salinità è nota. E' stata identificata la regione responsabile della resistenza all'interno del genoma e poi si è proceduto a incroci con varietà del sottogruppo Japonica. Le prove in campo sono state fatte in due zone, una lagunare in zona Rovigo, la Sacca di Scardovari, e l'altra nel ferrarese, a Goro. I risultati sono molto interessanti. Le nuove varietà, paragonate a quelle di riferimento, senza il gene di tolleranza, hanno prodotto 6,5 tonnellate a ettaro (contro le 5 tonnellate a ettaro delle corrispondenti). Si tratta ancora solo di una prova di un anno ma fatta con il rigore scientifico necessario, vedremo come si comporteranno quest'anno. Per quanto riguarda il tenore di salinità, considerato che livelli di salinità normali si aggirano attorno a 1,2/2 deci-siemens per metro (dS/m), una misura della conducibilità, noi abbiamo testato le nuove linee con acqua attorno ai 4/5 dS/m. Per ora le due linee non hanno ancora un nome commerciale, solo un codice, si tratta di VN(25)24 e di O(11)22".