La molitura delle olive genera due sottoprodotti principali: la sansa, composta da polpa e noccioli esausti, e le acque di vegetazione. Queste ultime sono formate da acqua (circa il 70-80%), acidi grassi e fenoli in percentuali variabili tra loro. Lo smaltimento delle acque di vegetazione rappresenta un vero e proprio cruccio per i frantoi visto che sono considerate un sottoprodotto inquinante.

Ogni anno in Italia vengono prodotti circa 30 milioni di metri cubi di acque di vegetazione che devono essere smaltite a norma di legge. Nella maggior parte dei casi si procede allo spargimento controllato al suolo. Una pratica regolata da un decreto legge (6 luglio 2005) che pone limiti e condizioni e che ha comunque un costo non irrilevante per i frantoi, alcuni dei quali, in maniera illegale, riversano questo sottoprodotto inquinante nelle fognature o nei corpi idrici superficiali, come fiumi e canali.

Facendo il confronto con le acque reflue urbane si è stimato che il potere inquinante delle acque di vegetazione sia di duecento volte superiore. E quando vengono sversate in fognatura causano seri danni ai depuratori perché, a causa dei fenoli presenti, uccidono i microrganismi che servono alla degradazione della materia organica. Questo è il motivo per cui è impossibile smaltire questo sottoprodotto con un sistema di bio-degradazione (degradazione attraverso l'utilizzo di microrganismi).
 

Gas dalle acque di vegetazione

Per mettere i frantoi nelle condizioni di eliminare in maniera autonoma e sostenibile le acque di vegetazione Enea ha messo a punto una macchina che smaltisce questo sottoprodotto attraverso un processo di reforming. "La parte organica delle acque viene prima concentrata e poi portata ad alte temperature e grazie all'ausilio di un catalizzatore avviene il rilascio di gas come metano, idrogeno e anidride carbonica", spiega ad AgroNotizie Silvano Tosti, responsabile del laboratorio Enea di Tecnologie nucleari e autore della ricerca.

I gas che vengono prodotti servono poi ad alimentare l'impianto stesso che ha bisogno di grandi quantità di energia per raggiungere le temperature elevate utili ad avviare il processo di reforming e degradare i composti organici. I ricercatori dell'Enea hanno pensato di utilizzare delle membrane tangenziali (come quelle usate normalmente per la desalinizzazione) per estrarre acqua dalle acque di vegetazione e ridurre quindi l'energia necessaria alla vaporizzazione.
 

Sostenibilità economica e ambientale

"L'analisi economica effettuata grazie alla collaborazione con l'Università di Tor Vergata ha dimostrato che a fronte di un investimento di circa 100-150mila euro, una azienda che lavora 2-3 tonnellate di olive l'ora ha un ritorno sull'investimento in tre-cinque anni", spiega Tosti. "Di fatto, la realizzazione dell'impianto verrebbe ripagata dai costi evitati per lo smaltimento delle acque di vegetazione mediante spargimento sui terreni agricoli, che si aggirano fra i 5 e 15 euro la tonnellata".

Ma i ricercatori dell'Enea guardano anche ad altre possibilità. E' infatti possibile alimentare l'impianto con altre fonti di energia, come ad esempio la sansa oppure i residui di potatura. A quel punto il gas prodotto dallo smaltimento delle acque di vegetazione potrebbe essere venduto. Dalle prove di laboratorio è emerso come utilizzando un reattore a membrana è possibile ottenere idrogeno ultra puro: da un metro cubo di acqua di vegetazione sono stati prodotti circa 18 metri cubi di idrogeno.

Il brevetto per la valorizzazione energetica delle acque di frantoio è una delle sette tecnologie che Enea ha presentato a imprese e potenziali investitori all'evento InnovAgorà (6-8 maggio), promosso dal Miur, presso il Museo della Scienza e della Tecnologia di Milano, con l'obiettivo di valorizzare i risultati, le applicazioni e i benefici della ricerca pubblica per favorirne il trasferimento tecnologico presso il mondo produttivo.