Ogni anno in Italia vengono prodotti circa 30 milioni di metri cubi di acque di vegetazione che devono essere smaltite a norma di legge. Nella maggior parte dei casi si procede allo spargimento controllato al suolo. Una pratica regolata da un decreto legge (6 luglio 2005) che pone limiti e condizioni e che ha comunque un costo non irrilevante per i frantoi, alcuni dei quali, in maniera illegale, riversano questo sottoprodotto inquinante nelle fognature o nei corpi idrici superficiali, come fiumi e canali.
Facendo il confronto con le acque reflue urbane si è stimato che il potere inquinante delle acque di vegetazione sia di duecento volte superiore. E quando vengono sversate in fognatura causano seri danni ai depuratori perché, a causa dei fenoli presenti, uccidono i microrganismi che servono alla degradazione della materia organica. Questo è il motivo per cui è impossibile smaltire questo sottoprodotto con un sistema di bio-degradazione (degradazione attraverso l'utilizzo di microrganismi).
Gas dalle acque di vegetazione
Per mettere i frantoi nelle condizioni di eliminare in maniera autonoma e sostenibile le acque di vegetazione Enea ha messo a punto una macchina che smaltisce questo sottoprodotto attraverso un processo di reforming. "La parte organica delle acque viene prima concentrata e poi portata ad alte temperature e grazie all'ausilio di un catalizzatore avviene il rilascio di gas come metano, idrogeno e anidride carbonica", spiega ad AgroNotizie Silvano Tosti, responsabile del laboratorio Enea di Tecnologie nucleari e autore della ricerca.I gas che vengono prodotti servono poi ad alimentare l'impianto stesso che ha bisogno di grandi quantità di energia per raggiungere le temperature elevate utili ad avviare il processo di reforming e degradare i composti organici. I ricercatori dell'Enea hanno pensato di utilizzare delle membrane tangenziali (come quelle usate normalmente per la desalinizzazione) per estrarre acqua dalle acque di vegetazione e ridurre quindi l'energia necessaria alla vaporizzazione.
Sostenibilità economica e ambientale
"L'analisi economica effettuata grazie alla collaborazione con l'Università di Tor Vergata ha dimostrato che a fronte di un investimento di circa 100-150mila euro, una azienda che lavora 2-3 tonnellate di olive l'ora ha un ritorno sull'investimento in tre-cinque anni", spiega Tosti. "Di fatto, la realizzazione dell'impianto verrebbe ripagata dai costi evitati per lo smaltimento delle acque di vegetazione mediante spargimento sui terreni agricoli, che si aggirano fra i 5 e 15 euro la tonnellata".Ma i ricercatori dell'Enea guardano anche ad altre possibilità. E' infatti possibile alimentare l'impianto con altre fonti di energia, come ad esempio la sansa oppure i residui di potatura. A quel punto il gas prodotto dallo smaltimento delle acque di vegetazione potrebbe essere venduto. Dalle prove di laboratorio è emerso come utilizzando un reattore a membrana è possibile ottenere idrogeno ultra puro: da un metro cubo di acqua di vegetazione sono stati prodotti circa 18 metri cubi di idrogeno.
Il brevetto per la valorizzazione energetica delle acque di frantoio è una delle sette tecnologie che Enea ha presentato a imprese e potenziali investitori all'evento InnovAgorà (6-8 maggio), promosso dal Miur, presso il Museo della Scienza e della Tecnologia di Milano, con l'obiettivo di valorizzare i risultati, le applicazioni e i benefici della ricerca pubblica per favorirne il trasferimento tecnologico presso il mondo produttivo.