Secondo uno studio del Crea sull'andamento del mercato fondiario in Italia in riferimento all'anno 2017, dopo cinque anni di svalutazioni continue, il prezzo medio della terra si attestato su 20mila euro circa a ettaro, un valore inferiore rispetto ai prezzi medi in Nord Europa, ma molto più elevati rispetto a quelli dell'area mediterranea.
Il valore medio nazionale, secondo lo studio del Crea, nasconde una forte spaccatura fra le compravendite del Nord e quello del Sud. Al Nord, in particolare nella parte est dell'Italia Settentrionale, i prezzi medi di acquisto sono stabilmente sopra i 40mila euro, mentre nel Mezzogiorno sono compresi fra gli 8 e i 13mila euro all'ettaro.
Il confronto con il tasso di inflazione rende meno positivo l'andamento, dal momento che il costo della vita ha eroso patrimonio fondiario, con un ulteriore calo dell'1% che va a sommarsi alle altre riduzioni di valore reale del bene fondiario.
Segnali positivi arrivano dal numero di compravendite, cresciuto del 2% rispetto al 2016, dato che rafforza il trend positivo già instradato da due anni dopo un decennio di continui cali.
Il secondo segno positivo è dato dalla crescita del credito (+2%), che porta così il valore delle erogazioni sopra i 500 milioni di euro all'anno. Secondo il Crea, "è ancora un po' presto per dire se il mercato fondiario si sta avviando verso un periodo di congiuntura favorevole, ma è chiaro che questi segnali fanno ben sperare per il futuro".
"E' probabile – continua il Crea – che la domanda sia orientata specialmente verso i terreni dotati di buona fertilità, con caratteristiche accessorie quali la presenza di infrastrutture irrigue e la vicinanza a reti stradali fra tutte, con prospettive commerciali interessanti relative a particolari produzioni agricole".
A livello statale, poi, non mancano le agevolazioni per tornare a investire nella terra.
Dopo il decreto del 2014 relativo alla messa a disposizione di terreni demaniali, in larga parte marginali, è stata avviata anche la Banca della terra nazionale, curata dall'Ismea, che ha messo in vendita all'asta 7.700 ettari, in molti casi aziende accorpate e situate in zone fertili.
Analizzando infine la situazione degli affitti, nel 2017 la superficie di terreno in affitto, comprensiva degli usi gratuiti, è ammontata a circa 5,7 milioni di ettari, per un totale del 46% rispetto alla Sau totale.
Il mercato degli affitti conferma così il trend positivo: dal 2010 l'incremento è stato di 860mila ettari (+18%), con Sud e Nord-Est a tirare la volata.