Per definizione un biodistretto è un'area (vasta) in cui le risorse sono gestite in maniera sostenibile, ovvero ove i vari stakeholders di un territorio (dai produttori alle amministrazioni pubbliche) stringono un accordo per la gestione sostenibile delle risorse locali. Ad oggi sono ben 27 i biodistretti operativi in Italia (dalla Val di Gresta in Trentino alla Valle del Simento in Sicilia) e ulteriori 30 sono in gestazione.
L’integrazione dei differenti protagonisti di un territorio secondo una politica comune può in effetti rappresentare una fantastica opportunità per molte aree del nostro paese – non solo dal punto di vista agricolo e agroalimentare ma anche da quello turistico.
La costruzione di una armonica politica territoriale vuole dire integrare tutte le componenti produttive in modo efficiente, utilizzare in maniera più efficace i fondi comunitari, avere una politica di marketing territoriale.
In altri termini significa avere una visione chiara e univoca dello sviluppo di un territorio incentrato sulla sostenibilità e sulla qualità dell’ambiente. Significa quindi puntare sulla qualità dell’ambiente per affermare un territorio e promuoverlo.
La qualità ambientale e dei prodotti è sicuramente una delle chiavi di marketing per lo sviluppo economico dell’Italia.
Il trend è chiaro: il mercato dei prodotti agroalimentari di alta gamma (fra cui i biologici) è in netta crescita sia all’interno sia in esportazione. In grande crescita è anche il turismo che, non dimentichiamolo, è divenuto negli ultimi venti anni di gran lunga la principale industria del pianeta. E il turismo di qualità è quello che può comportare per un territorio i maggiori vantaggi.
La crescita di un territorio non si misura infatti sulla crescita della ricchezza (monetaria) ma sulla crescita della qualità della vita dei suoi abitanti. Quello che si chiama sviluppo sostenibile.