In generale nelle aree colpite dal terremoto la produzione del latte è calata anche del 20% per stress, decessi degli animali e chiusura delle stalle, e nette sono le perdite nel settore dell'agritusrimo.
Crolla del 15% anche il raccolto di grano per effetto congiunto del maltempo e della riduzione dei terreni seminati dopo le scosse.
Una situazione drammatica, come ha evidenziato Coldiretti, che non ha però scoraggiato agricoltori e allevatori, che tra difficoltà e sacrifici, sono riusciti a garantire la produzione della maggior parte delle tipicità delle zone terremotate della regione, come il pecorino di Farindola e Amatriciano, la mortadella di Campotosto, i salumi teramani ma anche dei legumi e dei cereali antichi si stavano riscoprendo negli ultimi anni.
In Abruzzo sono infatti migliaia i terreni agricoli a seminativi, prati e pascoli coltivati e tenuti da imprese per la quasi totalità a gestione familiare: gran parte del terreno agricolo è coltivato a seminativi, dal grano duro per la pasta all’orzo per la birra artigianale, dal farro all’avena, fino alle lenticchie e agli altri legumi.
Significativa è inoltre la presenza di allevamenti bovini, ovini e suini dai quali scaturisce anche un fiorente indotto agroindustriale con caseifici e salumifici che garantiscono specialità di pregio conosciute anche all’estero.
Gli ingenti danni a stalle, fienili, laboratori di trasformazione e la strage di animali hanno limitato l’attività produttiva nelle campagne per l’effetto congiunto delle scosse e del maltempo, che soprattutto in Abruzzo a gennaio è stato particolarmente duro, con crollo di stalle, anche provvisorie, morte di animali, diffusi casi di aborto e si sistemi di mungitura bloccati per mancanza di acqua e corrente elettrica.
E ora, come sottolinea l'associazione di categoria, negli allevamenti bisogna fare i conti con siccità e caldo che aumenta lo stress a cui sono sottoposte da mesi le vacche e che sta portando a una forte diminuzione nella produzione di latte.
Ma per le alte temperature soffrono anche le pecore e i maiali e il pollame con un calo nella deposizione delle uova.
"Occorre accelerare nel completamento delle strutture provvisorie necessarie alla sopravvivenza delle aziende e alla ripresa del lavoro e dell’economia del territorio – ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo – Nell’immediato occorre un impegno a livello di promozione per riportare i turisti italiani e stranieri in queste aree".
Un’annata decisamente da dimenticare, come ha detto Giulio Federici, direttore Coldiretti Abruzzo, segnata da problematiche quali anche la siccità, i cui effetti si stanno sentendo e si sentiranno anche sulle colture orticole in campo.
“Oggi più che mai – ha concluso Federici – è necessario che la ricostruzione delle regioni che hanno subito il sisma vada di pari passo con la ripresa dell’economia che in Abruzzo significa soprattutto agricoltura, cibo e turismo”.