Fra l'altro, come per le elezioni del 2011, è già stato stabilito un incontro tra la Fnsea e i candidati all'Eliseo.
Il sindacato degli agricoltori parte da un presupposto: in Francia un pomodoro su tre è importato, un prosciutto su tre, il 40% della carne di pollo. Numeri che denotano una debolezza che il mondo agricolo vuole respingere, senza per questo cedere a derive di autarchia fuori tempo massimo.
"La nostra agricoltura ha numerosi punti di forza e la nostra gastronomia è unanimemente riconosciuta in tutto il mondo, restituiamole il posto che merita - ha spiegato Xavier Beulin, presidente della Fnsea -: chiediamo ai candidati alle elezioni presidenziali di impegnarsi ad adottare, nel corso dei primi 200 giorni del loro mandato, tredici misure direttamente applicabili e offrendo un futuro agli agricoltori francesi".
Uno dei pilastri sui quali costruire la rinascita agricola è legato al varo di un importante Piano quinquennale di investimenti per il periodo 2017-2022. Con uno stanziamento di sei miliardi di euro, "dovrebbe garantire la competitività e la sostenibilità del settore agricolo", si legge nel documento di 24 pagine presentato alla stampa.
Il consumatore è uno dei pianeti attorno ai quali costruire il futuro del settore. Lo si evince leggendo la proposta legata al segmento degli avicoli. Se la richiesta è quella di non mangiare più uova allevate in maniera intensiva, si deve correre ai ripari. "E l'obiettivo di produrre il
50% di uova biologiche in Francia, con etichetta rossa o all'aperto, nel giro di cinque anni, richiede 500 milioni di euro di investimenti per i produttori", valuta la Fnsea.
Sul piano contabile, il principale sindacato agricolo di Francia propone di istituire l'Iva sociale, così da eliminare totalmente i contributi famiglia e malattia degli agricoltori, vale a dire 8,29 punti di contributi sociali. Si tratta, secondo la Fnsea, di una "misura equilibrata che non riduce il potere d'acquisto dei consumatori e conferisce maggiore competitività alle aziende agricole francesi".
Sulla stessa lunghezza d'onda è la proposta di diminuire il costo del lavoro dipendente delle aziende agricole attraverso un aumento del tasso del "Credito d'imposta, competitività e impiego", in modo da sostenere l'occupazione e "contrastare le distorsioni della concorrenza all'interno dell'Ue".
Anche la Francia fa i conti con i partner europei e il mondo agricolo si chiede come si può sviluppare la competitività quando in Francia il costo orario medio in agricoltura è di 12,40 euro e di 7,90 euro in Germania.
Sul versante fiscale il sindacato guidato da Xavier Beulin ha chiesto uno strumento moderno e flessibile, che consentirebbe all'agricoltore di fronteggiare tutti i tipi di rischi mettendo da parte fino all'equivalente di un anno di raccolto o di produzione lattiera nelle buone annate.
Una riserva che sarebbe utilizzata negli anni di crisi come il 2016. Anche perché, è convinto il movimento degli agricoltori francesi, "una prima tappa di una politica ambiziosa di gestione dei rischi deve passare attraverso l'assicurazione".
Sul piatto del futuro presidente della Repubblica francese anche la richiesta di semplificare le norme amministrative e ambientali, con la proposta di eliminare il principio di precauzione e la sua sostituzione con la nozione di "innovazione".
La Fnsea chiede inoltre un calcolo delle pensioni sulla base dei "Venticinque anni migliori e non più sull'intera carriera lavorativa". In effetti, affermano, diventa difficile giustificare una pensione da 831 euro al mese per un capo azienda che ha svolto un'intera carriera in agricoltura.
Il 2016 è stato un anno particolarmente duro per l'agricoltura e la Francia non è rimasta immune dall'ondata ribassista che ha colpito su scala mondiale. Secondo l'Insee, l'Istituto nazionale francese di statistica, il reddito agricolo medio di un agricoltore francese potrebbe crollare del 26% nel 2016. I calcoli, non ancora ufficiali, potrebbero essere rivisti, ma la tendenza rimane inequivocabilmente negativa rispetto al 2015, dove, a fronte di una previsione di aumento del reddito degli agricoltori dell'8,8% nel 2015, la crescita venne rivista al ribasso dell'1,2%.
Per Coop de France, realtà che raggruppa circa 2.700 cooperative agricole, che rappresentano il 40% dell'agroalimentare francese e oltre 80 miliardi di euro di fatturato, il presidente Pascal Vinè ha lanciato nei giorni scorsi un messaggio molto chiaro: "O si raggiunge una soluzione nella crisi con la Russia o si propongono risposte che permettano di compensare. Gli agricoltori sono stati messi con le spalle al muro".
"E' necessario - ha proseguito Coop de France - proseguire sulla strada della riduzione degli oneri e riteniamo necessaria l'adozione di una politica agricola europea che protegga di più dall'elevata volatilità dei prezzi e dei rischi climatici".
Secondo Vinè bisogna prima "agire in Europa e a livello nazionale e, successivamente, gli attori economici, cooperative e agricoltori si faranno carico delle loro responsabilità per creare valore e impiego sul territorio".