"La base della sostenibilità è il diritto alla terra, alla sua proprietà – dichiara Nguleka – come questione preliminare per la lotta alla fame e anche agli sprechi alimentari. Accanto, riteniamo che anche la meccanizzazione sostenibile sia uno strumento fondamentale per produrre di più, meglio e con minori sforzi”.
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Nei quattro giorni di summit, viene sottoscritto un documento con le priorità dell’Organizzazione mondiale degli agricoltori, riconoscendo il ruolo cruciale del settore per la sostenibilità e la sicurezza delle produzioni, nella lotta al cambiamento climatico, nella sfida di dover sfamare una popolazione in crescita. L’acqua e il suolo, allineandosi a quello che è il pensiero espresso nell’Enciclica Laudato Si’ pubblicata nei giorni scorsi da Papa Francesco, diventano così strumenti fondamentali per la vita e il futuro del pianeta. Lo stesso Pontefice ha voluto inviare i suoi auguri ai delegati della Wfo, dicendosi “lieto di sapere che l’Organizzazione mondiale degli agricoltori sta incentrando il suo evento principale su discussioni tematiche incentrate sullo sviluppo agricolo”, così come l’impegno associativo nei vari contesti sociali.
Il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, in un videomessaggio sottolinea che “gli agricoltori, sia donne sia uomini, svolgono un ruolo fondamentale nel contribuire a realizzare l’obiettivo della sicurezza alimentare per tutti”. E l’Organizzazione mondiale degli agricoltori, prosegue il segretario generale delle Nazioni Unite, riveste un ruolo centrale nel contribuire a invertire gli effetti di decenni di abbandono del settore agricolo, assicurandosi che “le voci dei piccoli agricoltori e degli agricoltori familiari possano essere sentite forti e chiare”.
“Mentre ci dirigiamo verso l'era post-2015, legata allo sviluppo e alle azioni per la salvaguardia del clima”, afferma Ban Ki-Moon, “il ruolo degli agricoltori in tutto il mondo continuerà ad essere fondamentale nella costruzione di resilienze, nel sostenere l’agro-ecologia e nel fronteggiare l’aumento della richiesta di cibo in modo sostenibile”.
Temi cruciali, che si intersecano con il “Nutrire il pianeta” che è il filo rosso di Expo Milano 2015, come sottolinea il ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina, presente in una sessione dell’assemblea della Wfo.
“È molto importante il lavoro della Wfo qui a Milano in occasione di Expo - afferma il ministro Martina - poiché ci troviamo in un momento cruciale per l’Italia e per il mondo. L’Italia sta cercando di proporre, anche grazie alla Carta di Milano, punti di vista fondamentali in tema di sostenibilità, sviluppo, sostegno ai piccoli agricoltori, salvaguardia dell’acqua e della terra”.
Il calendario del 2015 sembra essere uno stimolo per affrontare i temi caldi legati all’agricoltura e alla nutrizione (“L’Expo, ciò che accadrà alla Nazioni Unite, l’Enciclica di Papa Francesco che tratta del rapporto tra l’uomo e l’ambiente, il giubileo di Roma, sono tutti eventi che possono essere fondamentali per sviluppare l’obiettivo che abbiamo davanti, ovvero quello di azzerare la fame nel mondo entro il 2030”, rimarca il ministro), ma anche sull’altra grande sfida, legata ai cambiamenti climatici e alla Conferenza di Parigi (Cop21), in programma per la fine dell’anno nella capitale francese.
La tendenza alla lotta alla fame ha preso la direzione giusta. Lo spiega Marcela Villareal della Fao: “Nel 1992 avevamo 260 milioni di persone che soffrivano la fame in più rispetto a oggi e siamo al di sotto dei volumi di inizio secolo – ricorda -. E vi sono stati negli ultimi anni ben 71 paesi che hanno centrato l’obiettivo di uscire dal ranking dei paesi che soffrono la fame, come il Brasile, ad esempio”.
Il ruolo dell’agricoltura, per Marcela Villareal, sarà determinante per “far uscire le persone dalla soglia al di sotto della sussistenza. Una missione non facile e che va affrontata in sinergia con i governi, i portatori di interesse, gli agricoltori, le Ong. Non possiamo dimenticare che l’84% delle fattorie nel mondo ha meno di due ettari di terra e il 71% ha meno di un ettaro”.
L’innovazione e le nuove tecnologie giocheranno un ruolo insostituibile per quella che sarà la terza rivoluzione agricola.
“Questa è l’alba di un cambiamento epocale – esordisce Xavier Beulin, presidente della Fnsea, sindacato agricolo francese -. Una terza rivoluzione agricola che, attraverso l’informatica, il web, i big data, ci porteranno ad avere una migliore conoscenza del sistema, con enormi vantaggi per l’agricoltura. Grazie a satelliti, droni, la riduzione in scala e la miniaturizzazione di nuove tecnologie avremo miglioramenti dell’agricoltura di precisione, con benefici in chiave di minore impatto ambientale e minore energia impiegata”.
Un’attenzione alle terra, all’impatto ambientale e al suolo che Carlo Lambro, presidente di New Holland Agriculture, riassume con alcuni dati globali di Cnh: “La nostra azienda investe 1,1 miliardi di euro nei progetti di ricerca e sviluppo, vale a dire circa il 3,4-4% del proprio fatturato. Abbiamo un prototipo che è un trattore che funziona a metano e che è la nostra bandiera a Expo, perché siamo consapevoli che lavorando sull’energia pulita e sull’energia derivata dagli scarti dell’agricoltura è fondamentale per gli effetti che si avranno in tema di responsabilità sociale. Il nostro obiettivo è frenare l’esodo dalle campagne, aumentare la produttività, ridurre i costi al minimo e dare attenzione a questioni ecologiche”.
Anche l’industria dei fertilizzanti e degli agrofarmaci è chiamata a contribuire al salto di qualità che l’agricoltura deve necessariamente compiere. Due, in particolare, gli obiettivi che durante l’assemblea della Wfo rimarca Charlotte Hebebrand, direttore generale dell’Ifa, l’associazione internazionale dell’industria dei fertilizzanti, con sede a Parigi. “L’utilizzo dei fertilizzanti dovrà sempre di più migliorare le produzioni in termini di quantità e contribuire alla riduzione dei gas serra”, ribadisce Hebebrand.
Ricerca e sviluppo, oltre alla richiesta di un maggiore coinvolgimento dei piccoli agricoltori nel processo decisionale e nelle politiche adottate dalla Wfo, sono alla base di una sfida che – ricorda il presidente di Confagricoltura, Mario Guidi – impone di aumentare la produzione agricola del 60% da qui al 2050. In concreti significa un miliardo di tonnellate di cereali in più e 200 milioni di tonnellate in più di carne che devono essere a disposizione degli abitanti del pianeta da qui a 35 anni.