Il calo tendenziale è stato ancora determinato da una caduta dei listini delle coltivazioni, scesi del 6,4% rispetto a ottobre 2012. Anche l’aggregato zootecnico ha registrato una flessione su base annua seppure di minore entità (-1,3%).
Scendendo nel dettaglio, tra le colture vegetali si conferma il calo significativo delle quotazioni cerealicole (-18,9% sempre rispetto ad ottobre 2012), condizionate dall’ondata di ribassi sui mercati internazionali. Variazioni di segno negativo hanno riguardato anche le altre produzioni vegetali: si va dal -10,7% delle coltivazioni industriali al -1,8% della frutta. Solo i prezzi dei vini restano in territorio positivo con un +2% nei confronti di ottobre 2012.
Sui mercati zootecnici Ismea rileva cedimenti generalizzati per bestiame vivo e uova (-5,6% in media), con flessioni del 13,8% per i suini, del 6% per gli ovi-caprini e del 6,7% per le uova. Ancora negativo il dato tendenziale dei bovini che in un anno arretrano dell’1,2%. In controtendenza i lattiero-caseari (+4,7%), con punte del +38% per il burro. Tra i formaggi a pasta dura si rilevano andamenti contrapposti, con il Pecorino romano rincarato in un anno del 19,1%, a causa della minore offerta, e Parmigiano reggiano e Grana padano scesi in media del 2,7% e del 3,5%.
Passando all’analisi della dinamica congiunturale, l’incremento mensile dell’indice è la sintesi di andamenti opposti tra l’aggregato vegetale (+2,7% su settembre 2013) e quello zootecnico (-1,4%). Nel primo caso, il contributo positivo proviene unicamente dai prodotti ortofrutticoli, con ortaggi e frutta in crescita rispettivamente dell’11,4% e del 9,6%, grazie prevalentemente all’avvio della campagna di commercializzazione per diverse varietà autunno-vernine. Flettono invece i cereali (-2,9%), i vini (-0,7%) e le colture industriali (-0,2%). Pesante la caduta dei prezzi per gli oli di oliva (-7,3%), in un mercato influenzato dalle attese di una produzione spagnola in forte aumento.
Il comparto zootecnico evidenzia cali mensili anche di un certo peso tra gli animali vivi. In particolare i suini accusano una flessione delle quotazioni del 14,5%, da ricondurre esclusivamente ai capi da macello interessati nei mesi scorsi da aumenti piuttosto significativi. Più contenuti i cali per avicoli ( -4,4%), bovini (-0,5%) e ovi-caprini (-0,2%). In controtendenza i conigli (+16,6%) e le uova (+4%), mentre il comparto lattiero-caseario chiude con un aumento medio dei prezzi dello 0,8% su base mensile.
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Fonte: Ismea