Il degrado ambientale è ormai un’emergenza a livello planetario. I maggiori aspetti di tale degrado sono riconducibili al suolo: il 21% del suolo nazionale è a rischio desertificazione. Negli ultimi quaranta anni la degradazione ha ridotto del 30% la capacità di ritenzione idrica del suolo. Il suolo è costantemente sottoposto ad erosione idrica ed eolica, a salinizzazione; si impoverisce di sostanze organiche, perde biodiversità, viene consumato dalla cementificazione. Questi elementi, in aggiunta ai cambiamenti climatici che si manifestano con piogge intense ed aggressive alternate a periodi di prolungata siccità, sono poi causa di frane e smottamenti, vere catastrofi ambientali che hanno pesanti conseguenze economiche oltre che ambientali e talvolta umane. 

L’Unione europea ha dimostrato di aver recepito nella Pac le indicazioni per attuare una politica di prevenzione del degrado e di protezione e conservazione del suolo. Il suolo infatti è una risorsa essenzialmente non rinnovabile che svolge numerose ed importanti funzioni: produzione di biomassa, stoccaggio di carbonio, fonte di materie prime, riserva di biodiversità, patrimonio geologico ed archeologico. Poiché i redditi degli agricoltori oggi non sono sufficienti affinché essi provvedano autonomamente a fare interventi di sistemazione del suolo, è necessario diffondere tra tutti gli operatori (forestali, agricoltori, politici, tecnici ed amministratori) la coscienza e la cultura di tutti gli aspetti inerenti il suolo, per orientare le scelte verso una gestione del territorio e del suolo realmente sostenibile.

Questo è, in sintesi, quanto emerso nel corso della giornata di studio su: “I dissesti idrogeologici e il degrado del sistema agrosilvopastorale”, che si è svolta oggi presso l’Accademia dei Georgofili.