"il mio ragionamento è semplice: se scegliessimo la strada degli Ogm ci uniformeremmo alle scelte di molti Paesi morfologicamente più adatti dell'Italia a questo tipo di colture, ma il nostro peso in termini di produzione diverrebbe irrilevante. La nostra superficie agricola non ci consente questo tipo di soluzione".
Sulla questione Ogm la posizione (contraria) del ministro Romano è netta.
Ed è arrivata nel corso del convegno svoltosi al Mipaaf su 'Genomica e biotecnologie applicate all'agricoltura: quali prospettive?' organizzato dal Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura. Al convegno, voluto dal ministero per affrontare il tema in "maniera laica", sono stati trattati argomenti quali la coltivazione delle Piante geneticamente modificate (Pgm) e la diffusione della biotecnologia Mas (Marker assisted selection - Selezione assistita da marcatori).

"Dico no agli Ogm come coltivazione perché - ha ribadito Romano - se fossimo gli unici al mondo a soddisfare il consumatore che cerca il prodotto non Ogm i nostri spazi di mercato aumenterebbero. Sostenere la ricerca significa mettere a disposizione della produzione gli strumenti per raggiungere l'obiettivo. Guai a fermare la ricerca e la sperimentazione in laboratorio, ma dobbiamo aver chiaro dove vogliamo indirizzare gli studi per arrivare al nostro obiettivo".  "Come Governo il nostro compito è tutelare le produzioni italiane in ambito globale", ha concluso.

Nell'ambito del convegno, è inoltre emerso che il Mipaaf sta coordinando un gruppo di ricercatori che lavorano a un protocollo per avviare la sperimentazione di riso Ogm. Dopo il via libera di ministero della Salute e dell'Ambiente, il protocollo verrà inviato alla Conferenza Stato-Regioni per l'ok definitivo. In tal caso, sarà il Mipaaf ad autorizzarlo con un decreto.
Si tratterebbe di un riso con principi attivi per la cura di malattie rare, la cui sperimentazione è stata richiesta da una casa farmaceutica italiana in collaborazione con l'Università di Udine, difatti l'area di coltivazione è stata individuata in Friuli.

La Cia bolla l'iniziativa come un 'bluff': "Il riso biotech con il 'vaccino', per il momento, non verrà coltivato in Italia - ha ribadito la Confederazione -. Nel nostro paese le sperimentazioni in campo aperto sono bandite dal 2007".

 

Sul tema è intervenuta Assosementi, l'Associazione italiana sementi, presente al dibattito.
“La ricerca varietale e la sperimentazione sono i cardini su cui poggia l'attività sementiera, il cui compito è quello di studiare nuove varietà più idonee in funzione degli ambienti di coltivazione, dei cambiamenti climatici e delle esigenze dell’industria di trasformazione e dei consumatori.
Senza nuove varietà e sementi la produzione agricola perderebbe la capacità di rispondere alle esigenze del mondo agroalimentare. Il miglioramento genetico deve essere posto nella condizione di poter crescere senza condizionamenti ingiustificati”.

“Il nostro auspicio - ha ribadito il presidente di Assosementi, Paolo Marchesiniè che il dibattito sulle biotecnologie applicate all’agricoltura abbandoni i toni da barricata e che si riporti al centro dell’attenzione la forte domanda di innovazione che proviene dagli agricoltori e dal mondo agroalimentare, per difendere il made in Italy”.

A onclusione del convegno è intervenuto anche Ferruccio Fazio, ministro della Salute, che ha ribadito l'impegno del ministero nell'ambito della sicurezza alimentare, in particolare collegata con la ricerca sulle biotecnologie e l'uomo, e l'identità di posizione con il collega di Governo sul tema della coltivazione degli Ogm in Italia.