E’ in dirittura d’arrivo il decreto legislativo noto come 'pacchetto-clima'. Provvedimento che recepisce la direttiva 2009/28/CE sulla promozione dell’uso di energia da fonti rinnovabili, molto atteso dal mondo agricolo perché farà chiarezza sul quadro di incentivazione delle agro-energie.

Una definizione ombrello che comprende fotovoltaico in agricoltura, biogas, biomasse legnose, cogenerazione, e tutte le energie ecorispettose che possono essere prodotte a integrazione dell'attività agricola primaria.

Si tratta di un settore che ha forti potenzialità di sviluppo e che rappresenta un’opportunità di risparmio sulla bolletta energetica nazionale e di supplemento al reddito per gli agricoltori.
Oltre alla semplificazione delle procedure autorizzative, a nuovi obiettivi per la produzione di biocarburanti, allo sviluppo di infrastrutture per il pieno sfruttamento delle energie rinnovabili, tra le novità principali dell'atto normativo ci sono elementi di chiarificazione per quanto riguarda la produzione di energia da biomasse agroforestali.

 

Lo spiega Roberto Murano, esperto Inea per le agroenergie: “Il decreto legislativo provvede a garantire che facendo richiesta di incentivo per un impianto a biomasse oggi, l’incentivo resterà della stessa entità per quindici anni”.
Ovvero 0.28 euro al KWh per impianti di taglia inferiore a 1 MW, con coefficiente moltiplicativo dei certificati verdi fissato a 1,8 per tutte le altre tipologie di impianto. L’incertezza sulla durata della tariffazione per la vendita di energia al gestore ha fino ad oggi frenato lo sviluppo di un settore che, tuttavia, dal 2008 ha visto nascere “più di 200 impianti, per una potenza installata superiore a 100 MW – continua Murano – senza contare i 450 che, stando ai dati del Gse, stanno per essere attivati”.

Un settore destinato a crescere ancora, se è vero che, sottolinea Murano, ”nell’ambito dell’obiettivo europeo del 20-20-20, in cui l’Italia si è impegnata ad aumentare del 17% il consumo energetico da fonti rinnovabili, il Piano di azione nazionale conferisce alla produzione di energia da biomasse un ruolo centrale”.

 

Il decreto legislativo prevede inoltre importanti novità a partire dal 2013.
“Da quella data verranno di fatto aboliti i certificati verdi e si andrà verso una tariffa unica per tutte le biomasse, differenziata a seconda della grandezza dell’impianto. Nel cambiare il sistema di incentivazione si darà grande attenzione alla coesistenza tra produzione di energia e produzione agricola in senso stretto”.

Per evitare che gli imprenditori agricoli preferiscano produrre energia invece che derrate, con effetti negativi sulla produzione agricola in senso stretto. Anche se l’atteggiamento in Europa finora è stato molto prudente.

“A oggi – racconta Muranoalmeno nel vecchio continente l’impiego di terreni per coltivare materie prime destinate alla produzione di energia non ha causato scompensi sui mercati alimentari. E per il futuro ci sarà ancora più attenzione perché l’incentivazione non metta a rischio l’offerta di prodotti 'food', in special modo di quelli di qualità”.

Il principale imputato da questo punto di vista è il fotovoltaico. I pannelli che potrebbero coprire larghe estensioni di superfici arabili hanno già destato preoccupazioni. “Per il fotovoltaico agricolo – risponde Murano – il decreto introduce limiti ben precisi, in termini di taglia degli impianti a terra e di coesistenza tra produzione energetica e agricola”. In questo modo, si disincentiva l’installazione dei pannelli fotovoltaici su grandi aree coltivabili, ma non sulle coperture delle cascine o delle stalle, con il risultato auspicato di promuoverne la ristrutturazione, eliminando anche i residui di ethernit e amianto da tetti e sottotetti.

Si tenderà, inoltre, a valorizzare l’impiego dei 'sottoprodotti agricoli', ovvero gli scarti di produzione.
Il caso esemplare è quello delle deiezioni animali, e degli impianti a biogas che li impiegano, con altre materie prime, per produrre energia.

“Usare gli scarti per produrre elettricità e calore, magari da riutilizzare direttamente nel ciclo di produzione agricolo: questo è il comportamento che il decreto punta a favorire”, conferma Murano. Che ricorda: “Dei 200 impianti nati dal 2008, circa un terzo sono a biogas da reflui zootecnici, e stanno diventando sempre più una vera occasione di integrazione del reddito per l’agricoltore. Dal 2013 si valorizzerà di più anche la cogenerazione, la produzione di calore e la sua distribuzione attraverso reti di teleriscaldamento integrate con le realtà locali”.

 

Il decreto è atteso dall’esame della Conferenza Stato regioni il 13 gennaio, quindi passerà alle Commissioni parlamentari e tornerà al Consiglio dei ministri per l’approvazione definitiva, che non potrà arrivare oltre il 5 marzo, data fissata per la scadenza della delega.