"E’ importante che anche la politica abbia raccolto l’allarme lanciato dalla Confagricoltura sul rischio che corrono le castagne italiane". Lo ha sottolineato l’Organizzazione degli imprenditori agricoli, in Commissione Agricoltura alla Camera, durante l’Audizione sulla situazione del comparto castanicolo. "Positivo che si stia affrontando il problema che, però, non è di facile soluzione". 

L’infestazione del 'Cinipide galligeno', questo il nome del parassita che viene dall’Oriente, ha creato danni gravissimi, con la perdita di gran parte della produzione nazionale. La diffusione è stata favorita dall’andamento climatico.

Le abbondanti piogge hanno complicato la fase iniziale dello sviluppo dei frutti (allegazione). L’insetto rende quasi sterili le piante più giovani e procura un forte deperimento a quelle più adulte. Si annida nelle chiome dell’albero più diffuso in Italia, lo attacca e deposita le sue uova nelle galle.

L’immissione di un altro parassita 'dagli occhi a mandorla', il 'Torymus sinensis' è, finora, il metodo di lotta che si ritiene più efficace, perché distrugge le larve di Cinipide. "Ma i risultati potranno essere valutati solo nei prossimi anni ora – sottolinea Confagricoltura - è assolutamente indispensabile intervenire con misure di sostegno per i produttori e campagne informative sulla prevenzione".

"E’ necessario poi intensificare i controlli sulle produzioni e sulle importazioni delle piantine di castagno dall’estero, ripristinare la defiscalizzazione degli oneri sociali per le zone montane e – sollecita Confagricoltura - favorire la formazione di associazioni produttori per facilitare l’aggregazione tra i castanicoltori".