Fenomeni ambientali quali l’erosione dei suoli, la perdita di biodiversità, lo sconvolgimento degli equilibri trofici ed ecologici, oggi sempre più evidenti, sono iniziati con l'epoca moderna, proprio mentre il metodo sperimentale, segnando una svolta culturale, riconosceva nell'indagine conoscitiva l’importanza di anteporre la prudenza, il buon senso e la percezione del rischio alla fase applicativa.
Nell'era contemporanea questa 'attenzione', determinante per un corretto trasferimento tecnologico, si è ridotta a scapito dell’attendibilità della ricerca e dell’apprezzamento da parte dell'opinione pubblica. Oggi è necessario da un lato riscoprire un giusto approccio al metodo e, dall’altro, spingere la società ad una migliore cognizione degli effetti che le dinamiche scientifico-politiche producono sul benessere collettivo.
L'agricoltura può cogliere questa sfida erogando public goods, beni e servizi collettivi molteplici, quali biodiversità, spazi ricreativi, risorse idriche, tutela del paesaggio e occupazione negli ambienti agro-rurali. Tutti questi propositi sono all’attenzione delle istituzioni europee che lavorano alla nuova strategia politica post 2013.
In occasione della terza tavola rotonda sulla riforma della Pac, svoltasi il 14 luglio scorso a Bruxelles, Timothy Hall, capo dell’Unità per l'Agricoltura, Direzione generale della ricerca, ha affermato, infatti, che il nostro avvenire dipende dalla volontà di adottare strategie di lungo termine per le quali la scienza e i principi di precauzione-prevenzione abbiano una posizione di rilievo nelle decisioni politiche europee.
L'informazione dovrebbe comunicare ai consumatori le potenzialità, i rischi delle nuove tecnologie e innalzare il livello conoscitivo della società. L'obiettivo è ambizioso e ampiamente condiviso. La divulgazione e la formazione si stanno affermando nelle normative comunitarie in materia ambientale in quanto strategie basilari al raggiungimento di scopi differenti e complementari. L'innovazione, la conoscenza e il trasferimento tecnologico sono dunque tra le priorità della nuova Pac.
In realtà questi obiettivi sono stati già espressi con il Trattato di Lisbona e per essere applicati richiedono un sistema di coordinamento degli enti di ricerca su scala europea adatto a colmare l'attuale eterogeneità dimensionale, organizzativa e funzionale.
Durante l'incontro sono state affrontate queste criticità, infatti, la nuova comunicazione sulla 'Sustainable Bio-economy', preparata dalla Direzione generale della ricerca della Commissione europea e attesa per la metà del 2011, fornirà un piano d’azione per un’economia europea sostenibile ed innovativa entro il 2020; includerà il completamento dell’Era - European research area, riforme dei sistemi di Ricerca su scala nazionale, l’adozione di una Strategia europea per la ricerca e l'innovazione (probabilmente entro settembre 2010) e una partnership tra Europa e Stati membri per accelerare lo sviluppo e l'espressione delle nuove soluzioni tecnologiche in modo sistemico e coordinato sul territorio europeo.
Green economy e public goods
L'attuale stasi produttiva e la limitata disponibilità di terre coltivabili porterà probabilmente ad una nuova crisi dei prezzi e della disponibilità alimentare su scala globale. Considerando queste prospettive la Commissione ha proposto la conversione dell'Europa entro il 2020 alla 'bio-economy', un cambiamento tangibile a tutela dell’economia reale di mercato, un sistema sostenibile che impieghi in modo efficiente risorse biologiche e rinnovabili nell'industria, nei trasporti e in altri ambiti dell’economia.
Recenti stime prospettano per la bio-economy' un mercato potenziale superiore a 1500 miliardi di euro in Europa e un numero di posti di lavoro oltre i 22 milioni. Un'economia agricola 'verde' potrà contribuire allo sviluppo costiero e rurale e alla soluzione di problemi quali la sicurezza alimentare, i cambiamenti climatici e la riduzione delle risorse disponibili.
L'Europa ne gioverebbe, inoltre, uscendo dallo stato di importatore netto di derrate alimentari, migliorando la propria posizione nel campo delle scienze biologiche, delle tecnologie e nel contesto economico globale.
Nella relazione ufficiale del 14 luglio e in altri documenti sulla Pac disponibili al sito del Centro di Ricerca OPERA, è ribadita la necessità di incentivare l’adesione dei coltivatori a sistemi ecocompatibili di produzione, per questo il Direttore generale e quello della Ricerca stanno collaborando per condividere le risorse finanziarie disponibili, i fondi da destinare alla comunicazione sociale e verificare quali benefici deriveranno dall’applicazione delle nuove tecnologie.
Conclusioni
Produzione e sostenibilità sono i motori della futura agricoltura europea. Perché essa proceda nella direzione prospettata tutti i soggetti coinvolti nella Pac dovranno collaborare a creare un’appropriata strategia di comunicazione per rafforzare l’interazione con la società ancora poco informata sui servizi e i benefici che il mondo rurale può offrire.
A cura di Erica Màttera, corrispondente italiano per OPERA European Observatory on Pesticide and Risk Analysis Research Centre of Università Cattolica del Sacro Cuore
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Fonte: OPERA - European Observatory on Pesticide Risk Analysis